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È arrivato il giorno della partenza, la partita del ventuno gennaio è finita tre a zero con la nostra vittoria grazie a due goal di Dusan e uno di Bremer.
Ieri ho finito la valigia sotto lo sguardo attento e malinconico di Kenan che ieri non mi ha lasciato neanche per due secondi, siamo stati tutto il giorno a casa insieme mentre finivo di preparare la mia roba e poi ha deciso anche di rimanere a dormire qua ma la sveglia non ci ha fatto alzare insieme perché lui alle otto sarebbe dovuto stare ad allenamento per un'ora extra e avrebbe finito in tempo per accompagnarmi in aeroporto e salutarmi prima che io prenda l'aereo verso Roma.
Adesso sono a casa ma sono intenzionata ad andare al Centro Sportivo per riuscire a salutare anche gli altri.
Per evitare di spostare la mia macchina decido di prendere un taxi che per fortuna non ci mette molto ad arrivare.
Ovviamente porto con me il pass per poter entrare e anche le chiavi del mio ufficio che sono attaccate al mio cartellino che porto al collo.
Diciamo che in questi dieci minuti di macchina mi sono sentita molto a disagio perché l'autista dopo avergli detto dove doveva portarmi mi ha iniziato a guardare stupito perciò ho cercato in tutti i modi di non guardarlo a mia volta.
Per fortuna casa mia dista dieci minuti scarsi dalla Continassa infatti il tragitto è stato molto veloce, pago l'autista che poi sfreccia via ed io faccio vedere al controllore il mio pass che mi augura un buon viaggio dato che anche loro ormai sanno che andrò a Roma oggi stesso.
«Saretta mia, ti sono passata a salutare» dico andando dietro al bancone della segreteria e abbracciando la mia migliore amica che ricambia l'abbraccio stringendomi forte a se.
«Non pensavo che venissi» dice lei dopo essersi staccata e ricomposta.
«Infatti non dovevo venire, però alla fine ho deciso di venire a fare un saluto anche ai ragazzi» dico io e lei annuisce.
«Mi mancherai tanto in questa settimana»
«Non ti preoccupare che passa subito» gli dico io, la congedo e vado a lasciare la mia borsa nell'ufficio per essere più leggera e poi scendo giù ai campi di allenamento, dove i ragazzi sono intenti a fare dei passaggi uno-due per poi buttare la palla dentro la porta mentre i tre portieri a turno cercano di pararla.
«Buongiorno Mister» dico affiancandolo mentre si gira e mi guarda con aria sorpresa.
«Ciao Chiara non credevo che anche oggi saresti venuta» mi dice il Mister mentre mi fa sorridere.
«Sono venuta solo per fare un saluto alla squadra prima di partire» rispondo al mister.
«Ah bene, sei venuta in tempo per vedere la pausa e per fare le squadre per la partita degli ultimi trenta minuti» mi dice il Mister ed annuisco.
Nonostante sia Gennaio oggi è una mattinata abbastanza calda e il sole splende in alto con qualche nuvoletta bianca.
«Amore» mi dice Kenan prendendomi dai fianchi e stringendomi a lui mentre mi lascia qualche bacio sulla guancia.
«Cosa sei venuta a fare qua Chiaretta» mi domanda Locatelli mentre beve dalla sua borraccia.
«Sono venuta a vedere la fine dell'allenamento e poi a salutarvi prima che io parta» dico e loro annuiscono.
Rimaniamo per tutta la pausa a parlare e quando il mister li richiama vanno di fronte a lui.
«Adesso come al solito faremo la partita di fine allenamento, ma le squadre le farà la nostra Chiaretta» spiegò il mister mentre mi porse dieci casacche arancioni fluo.
Iniziai a suddividere i ragazzi per squadra e diedi a loro le casacche arancioni e una volta finito diedi anche il fischio d'inzio.
Guardai la partita mentre il mister di tanto in tanto dava delle indicazioni specifiche a qualcuno dei giocatori e dopo trenta minuti abbondanti avevano finalmente finito di giocare.
Tutti quanti una volta raccolta la loro roba andarono in spogliatoio a farsi la doccia ed io li aspettai a bordo campo mentre intanto scrollavo la home di Instagram.
Aspettai per più di mezz'ora che i ragazzi finissero di lavarsi, finché non sentii due braccia circondare le mie spalle, riconosco subito che è Kenan dal suo odore ormai inconfondibile.
Mi dà un bacio sulla tempia e poi si stacca da me, sedendosi al mio fianco e facendomi mettere sopra di lui, alchè poso la testa sulla sua spalla e lui con una mano mi accarezza i lunghi capelli marroni chiaro.
Dietro di lui arrivano anche gli altri ragazzi che ci guardano con occhi sognanti, orami abituati alle nostre scene da fidanzatini.
«Adessi basta fare gli innamorati» ci interrompe Dusan che mentre ci stavamo per baciare ci sposta i nostri visi facendoci ridere.
Passammo un'altro po' di tempo seduti sulle panchine a bordo campo mentre parlavamo tutti insieme.
Arrivo però il momento per me di andare a prendere le valigie e andare in aeroporto.
«Ragazzi, per quanto mi dispiaccia finire qui la nostra conversazione sono costretta perché devo andare a prendere l'aereo»
Quindi vi saluto e ci vediamo tra un settimana, mi raccomando fate i bravi e non prendete troppa confidenza con il fisioterapista che mi sostituirà» dico io mentre vado ad abbracciare tutti quelli che si sono fermati a parlare con noi.
«Mi mancherai tanto chicca» mi dice Dusan mentre mi stringe forte tra le sue braccia.
«Manchetai tanto anche a me» gli rispondo.
Dopodiché passo a Federico abbracciandolo ancora più forte di come ho abbracciato Dusan.
«Buona fortuna cucciola per tutto quanto e che questa esperienza possa formarti ancora di più, mi mancherai è vero ma posso sopportare una settimana senza vederti, quindi buona fortuna e goditi tutto quanto» mi dice Federico quasi facendomi venire le lacrime agli occhi, gli do un lungo bacio sulla guancia e lui fa lo stesso però me lo da sulla tempia.
Finisco di salutare anche gli altri e insieme a Kenan andiamo verso la sua macchina, arriviamo a casa mia dove mi aiuta a caricare le due valigia ed il beauty che ho deciso di portare e poi andiamo in aeroporto, in macchina c'è una silenzio tombale, si sente solo il flebile rumore delle mani di Kenan che mi accarezzano l'interno coscia.
Arriviamo in aeroporto e scendiamo le valigie dal portabagagli per poi andare con le nostre mani unite all'interno di Fiumicino che è veramente grande.
Faccio il check-in anche se l'aereo parte fra più di mezz'ora ma così sono tranquilla e posso passare questi ultimi minuti da sola con Kenan aspettando solo che chiamino il mio volo.
Ci accomodiamo ad un bar ed ordiniamo qualcosa da bere, io prendo un caffè mentre Kenan prende un succo.
«Sei stato silenzioso per tutto il tempo, fammi capire se qualcuno ti ha mangiato la lingua» gli dissi io cercando di sdrammatizzare, lui fa un'accenno di sorriso e poi apre la bocca per dire qualche cosa.

Kenan Yildiz
«Che cosa ti dovrei dire, la mia ragazza sta per partire e stare una settimana fuori città, probabilmente gli offrono un contratto per stare lì tutto il resto della stagione anche di più se necessario, ed io non posso fare niente per impedirlo» dico io mentre mi passo una mano nervosamente nei capelli, e bevendo un sorso del succo che ho preso.
«Ken, devi stare tranquillo una settimana passa velocemente, e poi non è detto che mi offrano un contratto e anche se fosse troveremo il modo di non accettarlo per quando difficile sia, ma non ti preoccupare non intendo andare via da Torino né tantomeno allontanarmi da te oppure dalla squadra, per quanto Roma sia stata la mia quotidianità per davvero troppi, da due anni a questa parte la mia quotidianità si trova a Torino e da otto mesi sei anche tu la mia quotidianità» mi dice mentre mi stringe la mano che avevo poggiata sul tavolo.
Guardo altrove per non guardarla negli occhi perché già so che se lo farei potrei inziare a piangere per le belle parole che mi ha detto.
«E non fingere di non guardarmi» dice lei mentre si alza dal suo posto e viene di fronte a me, poggia le due mani calde sulle mie guance fredde e fa incrociare i nostri sguardi, in quel momento sento gli occhi diventare leggermente lucidi ma il luccichio svanisce quando sento le sue labbra morbide sulle mie.
La faccio sedere sulle mie gambe per stare più comodi e continuiamo il nostro bacio.
Quando ci stacchiamo ci guardiamo per qualche istante negli occhi e poi lei poggia la testa nell'incavo del mio collo e perciò inizio a fargli dei grattini sulla testa per farla rilassare.
Il nostro momento viene interrotto dall'interfono dove annunciano che i passeggeri per l'aereo verso Roma devono dirigersi al gate indicato.
Allora lei si alza dalla nostra postazione alquanto comoda da non volermi mai più staccare, va a pagare ciò che abbiamo preso e poi andiamo davanti al suo gate che aspetta solo che lei si diriga verso di esso.
«Sta tranquillo, una settimana passa in fretta e ti chiamerò tutte le sere per sentirti» mi dice lei allacciando entrambe le braccia dietro il mio collo, io gli cingo i fianchi con le mie mani ed inizio ad accarezzarli.
Si avvicina sempre di più fino a posare le labbra sulle mie e facciamo nascere uno dei nostri soliti baci passionali e veramente poco casti e dolci.
Gli chiedo l'accesso con la lingua e lei non se lo fa ripetere due volte, restiamo attaccati l'uno all'altra finché lei non si stacca per mancanza di fiato.
«Ti amo» gli dico io e lei sorride posandomi entrambe le mani sulle guance.
«Ti amo anche io, e ricordati io per te e tu per me» dice poggiando la sua fronte contro la mia, mi lascia un'ultimissimo bacio a stampo molto più veloce e dolce, si gira per prendere le due valigia e si dirige verso l'entrata dell'aereo.
Io resto li a guardarla finché non sparisce dal mio campo visivo e poi con un peso in più al cuore vado verso l'uscita dell'aeroporto per poi andare in macchina e tornare a casa.

io per te, tu per me ; Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora