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Chiara Afilani
È sabato mattina e fortunatamente la sveglia non suona, sento comunque una presenza di fianco a me, subito collego al fatto che ieri sera Kenan ha dormito a casa e che adesso è sotto le coperte, nel mio letto, con solo qualche centimetro di distanza da me, e mi mantiene saldamente con una mano.
Con uno scatto cerco di prendere il telefono che fortunatamente riesco a raggiungere giusto per vedere l'orario, ma nel mentre che guardo l'orario vengo catturata da un sacco di messaggi che mi sono stati inviati da parte di Federico Chiesa il mio migliore amico e da Dusan, messaggi del tipo che cosa ci fa Kenan a casa tua e cose del genere ma tra questi ne spicca uno che mi fa scappare una risatina che mantengo giusto per non svegliare la persona di fianco a me, infatti il messaggio che mi ha mandato Diletta risale alle quattro e mezza di notte quando probabilmente si risvegliata per andare a bere e poi e affacciata nella mia stanza.

Diletta💜


-Mi potevi avvisare che sarebbe venuto Kenan Yildiz a casa nostra, brutta stronza, domani mattina che gli dico se si alza prima di te!!

-Diletta datti una calmata, ti spiegherò
il perché a casa nostra ci sta Kenan Yildiz ma
per ora non fare domande.
*visualizzato*

Riposo il telefono sul comodino e poi cerco di girarmi in tutti i modi verso il ragazzo al mio fianco che a quanto pare è ancora immerso nel mondo dei sogni, mi prendo qualche secondo che si trasforma in qualche minuto per osservare il volto di Kenan, del tutto rilassato, le labbra incurvate in una sorta di sorriso e la pelle liscia.
Ci misi un po' per distogliere lo sguardo da quel ragazzo che era veramente bello.
Notando però l'orario, era molto tardi considerando che alle due e mezza dovevamo essere tutti quanti alla centro sportivo poiché il treno ci avrebbe portato all'aereoporto per arrivare ad Udine dove domani sera ci sarebbe stata la prima partita del campionato e quindi la prima della stagione.
Accarezzai con una mano tremolante la fronte di Kenan per poi trasportare la mano verso i capelli dove rilascio qualche grattino e appena vedo qualche mossa ritiro la mano.
«Buongiorno bello addormentato» gli dico, mentre lo osservo svegliarsi con tutta la sua calma.
«Buongiorno anche a lei» mi dice utilizzando lo stesso tono che io avevo usato qualche minuto prima.
«Dobbiamo alzarci è davvero tardi visto che devi ancora preparare la valigia per dopo» gli dico cercando di non fermarmi nei suoi occhi verdi smeraldo.
«Mmh, altri due minuti, ti prego» mi dice ma io nego con la testa cercando di resistere.
Mi tolgo il lenzuolo e lo butto ai piedi del letto, mi alzo e poi mi giro verso Kenan porgendogli le mani.
«Forza campione alzati» dico e lui sbuffando mi prende le mani per poi alzarsi.
«Quindi altri due minuti non me li concedi» mi domanda ed io nego con la testa ridendo.
«Sei cattiva» mi dice per poi alzarsi e mettersi davanti a me.
«Non vale così, adesso sei tu più alto non io» gli dico incrociando le braccia al petto.
«Sono arrabbiato con te» mi dice mentre mi guarda attentamente negli occhi.
«E sentiamo come mi posso far perdonare» gli chiedo.
«Un'abbraccio mi basta, non sono così cattivo» mi dice ed acconsento.
«Mmh va bene dai solo perché sei tu» gli dico.
Mi avvicino verso la sua figura slanciata e lego le braccia intorno al suo busto lui si abbassa più o meno alla mia altezza e ciò mi permette di stringergli le mani attorno al collo e lui invece mi stringe dai fianchi, restiamo per qualche minuto attaccati in questo abbraccio e poi ci stacchiamo.
«Perdonata» mi dice lui ridendo e posandomi un leggero bacio sulla guancia, gli sorrido e poi vado giù nel salotto seguita ovviamente da lui.
Diletta come tutta la settimana è in università e finisce le lezioni molto dopo rispetto all'orario in cui io devo stare al centro sportivo, proprio per questo prima di andare via le farò trovare la cena pronta con un bigliettino come succede di solito quando per una notte a causa del lavoro sono fuori casa e lei si trova da sola.
«Cosa mi prepari per colazione» mi domanda Kenan mente è poggiato sulla penisola della cucina.
«Allora potrei farti un bel cappuccino e poi ci sono i cornetti» dico io e lui annuisce come un bimbo felice, apparecchio al volo la tavola e poi vado ai fornelli per prepare I due cappuccini.
Mentre aspetto che si riscalda il latte sento un paio di occhi bruciarmi addosso e considerando che in casa non c'è nessuno oltre a me e Kenan sono certa che gli sguardi siano di quest'ultimo ma non gli darò la soddisfazione di girarmi, infatti, passerò direttamente alle parole.
«Apprezzo che tu mi guardi, ma potresti consumarmi se mi stai un'altro po' con gli occhi su di me, Ken» gli dico ridendo per girarmi finalmente verso il ragazzo che ha abbassato la testa e si sta grattando la nuca.
«Dai stavo osservando per bene tutti i tuoi movimenti e mi hai dovuto interrompere, e poi non è mica colpa mia se sei bellissima» mi dice, a quelle parole drizzo la schiena per guardarlo ancora di più di come stavo facendo io, le guance stavano iniziando a bruciacchiare segno che forse ero un po' arrossita.
Fortunatamente a interrompere ciò che stava succedendo è il caffè e il latte finito, infatti, assemblo il tutto e poi lo porto a tavola insieme ai cornetti.
Mangiamo ridendo e scherzando e verso le dieci finiamo di fare la nostra colazione.
«Programmi per oggi» mi domanda Kenan mentre mi dà una mano a sistemare le cose utilizzate per la colazione.
«A dire il vero dovrei fare la valigia visto che dopo dobbiamo partire però oltre a quello nulla» dico io e lui annuisce.
«Allora te lo faccio io un programma per oggi» mi dice e immediatamente finisco di fare quello che stavo facendo prestando tutta la mia attenzione a Kenan.
«Sentiamo» dico mentre mi metto seduta sulla penisola con lui davanti che è poggiato sul piano della cucina.
«Adesso finiamo di sistemare questa roba, ci andiamo a cambiare, fai la tua valigia poi vieni a casa mia, pranziamo insieme e dopo andiamo al centro insieme, che ne dici» mi domanda ed io annuisco pensando che sarebbe stato un programma perfetto.
«Aggiudicato come programma della giornata» dico ridendo e trasportando anche lui.
Dopo aver sistemato tutto do i panni a Kenan che avevo piegato ieri sera e gli indico il bagno mentre io vado davanti l'armadio per cercare qualcosa da mettere di comodo sia per andare da Kenan sia per il viaggio che avremmo affrontato da lì a poco.
Alla fine decido per dei pantaloni della tuta estivi rosa e sopra un top bianco semplice, è agosto e il caldo si fa sentire molto perciò devo stare pur sempre fresca.
Nel frattempo che Kenan finisce di prepararsi faccio al volo il letto e poi prendo la valigia che apro sul letto ed inizio a metterci tutti i vestiti che mi servono.
Dopo dieci minuti Kenan esce dal bagno con la tuta della società, composta dal pantaloncino con lo stemma della Juve e la maglietta bianca con lo stesso stemma.
Prendo le cose e mi rinchiudo nel bagno cercando di essere il più veloce possibile, per questo motivo, mi lavo velocemente e poi mi vesto, sistemato un po' il viso con qualche goccia di correttore, un po' di blush e il mascara, pettino accuratamente i capelli che mi ricadono dolcemente sulle spalle e poi metto il mio profumo che porto con me insieme alla spazzola e alla pochette dei trucchi dato che tutte e tre queste cose finiranno nella mia valigia.
Controllo che ci sia tutto all'interno e una vota fatto indosso le scarpe.
«Bene io sono pronta» annuncio e Kenan annuisce mentre mi porta giù la valigia, raccolgo le chiavi di casa e alle undici e mezza precise usciamo di casa andando verso la macchina di Kenan parcheggiata al posto della mia.
Dopo non molto arriviamo davanti un grande cancello grigio chiaro che Kenan apre con un telecomando.
Entriamo, e parcheggia la macchina nel posto auto dove inizia il giardino che circonda tutta la casa, una casa davvero spaziosa per un ragazzo che vive da solo.
«La valigia la vuoi portare sopra» mi domanda.
«No, la possiamo lasciare anche qui, adesso andiamo che sono curiosa di vedere casa tua» gli dico e lui fa spuntare un perfetto sorriso sulle sue labbra.
Arriva davanti al portone dove inserisce le chiavi e apre la porta, ad accoglierlo è un cucciolo.
«Hai un cagnolino» gli dico andando verso di lui per vederlo più da vicino.
«Si, si chiama Luna» mi dice girandosi verso di me.
«È stupenda» gli dico e lui mi sorride, avrei voluto aggiungere come il padrone ma meglio che sono stata zitta.
«Vieni ti faccio vedere la mia casa» mi dice ed annusico seguendolo mentre entro dentro al salotto.
Mi fa vedere tutta casa, ed è davvero bella, anche l'arredamento mi piace molto.
«Vogliamo preparare il pranzo» mi domanda ed annuisco.
Andiamo verso la cucina e inizio a vedere che cosa ha il calciatore nel frigo.
«Cosa vuoi da mangiare dadı» mi domanda finendo la frase con una parola in turco.
«Che cosa significa l'ultima parola che hai detto» domando curiosa di sapere che cosa abbia detto poco fa.
«Oh nulla di speciale, lo usiamo per finire sempre le frasi» mi dice ed annusico.
«Comunque opterei per una cosa veloce da mangiare, che ne dici di un pasta al sugo» gli chiedo e lui annusice prendendo subito la pentola che riempie d'acqua.
Mentre lui mette la pentola sul fuoco io mi occupo di preparare il sugo e subito vengo affiancata dall'aiuto di Kenan.
«Io non sono capace a fare il sugo per questo mi devi insegnare» mi dice e rido annuendo divertita.
«Inziamo col mettere l'olio nella pentola» dico passandogli la bottiglia.
«Dimmi basta altrimenti rischio che ne metto troppo» faccio come mi dice quando la quantità di olio basta.
«Adesso dobbiamo mettere l'aglio che taglio io altrimenti tu lo sfracelli» dico ridendo e togliendo all'aglio la buccia per poi tagliarli a metà.
«Ehi non sono un macellaio sono un'attraente calciatore» mi dice e scoppio a ridere mentre metto l'aglio nella pentola.
«Come sei modesto Kenan» gli dico e faccio ridere anche lui, continuiamo a cucinare e accendo il fuoco delle pentola facendo soffriggere un po' l'aglio.
«Dovremmo toglierlo» mi dice Kenan e prendo un cucchiaio prendendo l'aglio e buttandolo nel secchio.
«Oddio perché schizza tutto qua» dice Kenan e mi giro di scatto per vedere che cosa stesse combinando, accorgendomi che aveva buttato il sugo che prima era nella bottiglia dentro la pentola dove c'era ancora l'olio caldo.
«Prendi un coperchio al volo» gli dico e lui subito lo fa per poi darmelo e lo metto sopra la pentola per evitare che schizzi e sporchi ancora di più la cucina.
«Forse non dovevo farlo» dice ridendo per la buffa scena appena vissuta.
«Ti stavo per dire prima che facessi danno che prima di versare la salsa devi aspettare altrimenti schizza» dico e rido anche io mentre controllo se la salsa abbia finito di schizzare dapertutto.
«Scusami dadı» mi dice e lo guardo intenerita.
«Non ti preoccupare la prima volta capita a tutti, ti servirà per non rifarlo un'altra volta» gli dico.
L'acqua della pasta bolle e dopo averla scelta la butto per poi girarla subito e mettere un po' di sale dentro l'acqua, nel frattempo anche il sugo aveva finto di cucinarsi e stavamo apparecchiando.
Dopo dieci minuti la pasta è finalmente pronta e la scolo direttamente nella pentola dove stava il sugo, la mescolo fino a farla diventare omogenea e poi la metto nei piatti, nel mentre Kenan si mette seduto al tavolo dopo avergli detto almeno dieci volte che avrei fatto tutta da sola, nel mentre però mi guarda come sei io fossi la cosa più bella di tutto l'universo.
Sono ormai le due quando finiamo di preparare la valigia per Kenan e finalmente scendiamo nel parcheggio del suo giardino per andare alla Continassa dove tutta la squadra ci aspetta.
Anche la casa del ragazzo non dista molto dal centro sportivo e in quindici minuti circa arriviamo.
«Non credo ai miei occhi Kenan Yildiz che è in orario, anzi in anticipo» dice Chiesa facendo ridere tutti quanti compresa me con il ragazzo.
«Tu, proprio tu, dopo dobbiamo parlare» mi dice Dusan vedendomi in contro.
Alle due e mezza precise il pullman si fece spazio nel grande cortile del centro dove tutti quanti lo stavamo aspettando con ansia, mettemmo le valigie nello scoperto inferiore, dopo che il mister aveva fatto una sorta di appello per vedere se ci fossero tutti quanti, salimmo e inziammo a prendere posto.
Come promesso io ero vicino a Dusan mentre davanti si era posizionato Chiesa affiancato da Gatti, Kenan era due sedili dietro di me seduto affianco a Cambiaso.
«Allora Chiaretta raccontaci un po' come mai sei stata un giorno e mezzo solo ed esclusivamente con Kenan» chiede Federico una volta che il bus è partito.
«Come già sapevate la sera della festa ero molto stanca e Federico ha ben deciso di chiamare Kenan per farmi portare a casa, una volta arrivati sotto casa mia si era fatto davvero tardi considerando che erano quasi le quattro di mattina perciò per la salute di Kenan l'ho fatto dormire da me e abbiamo passato la notte insieme, la mattina ci siamo svegliati in tarda mattinata e dopo aver fatto colazione ed esserci preparati siamo andati a casa sua dove abbiamo mangiato e poi siamo venuti qua» dico io facendo un riassunto per non entrare in tutti i dettagli.
«Quindi mi stai dicendo che non è successo nulla tra voi due, avete solo dormito insieme e poi siete andati a casa di Kenan» mi dice Dusan.
«Esattamente Dudù» gli dico.
«Secondo me stareste bene insieme» mi dice Gatti.
«No ragazzi lo sapete, non riesco ad avere una relazione, per giunta se il mio ragazzo lavora nel mio stesso posto, sarebbe una doppia distrazione per entrambi, io non me lo posso permettere altrimenti il presidente mi spedisce di nuovo a Roma, e Kenan non lo può fare perché potrebbe benissimo tornare in Germania e non vorrei che per colpa di una relazione i nostri sogni si debbano distruggere, preferisco amicizia stretta come ho con voi» dico mentre loro annusicono anche se poco convinti dalle mie parole.

io per te, tu per me ; Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora