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1 year later

Ebbene sì, è passato un'anno.
Un'anno da quando sono lontana dalla mia amata Torino e da tutte le persone a me più care.
Un'anno da quando ho rotto con Kenan perché non reggevamo più la nostra relazione e la distanza.
Un'anno da quando la mia stabilità adesso è completa stando qui a Roma con tutte le persone che amo di più.
Un'anno da quando sono tornata a vivere con la mia famiglia e vivermela, cosa che non ho fatto per tanto tempo.
Un'anno da quando la Juventus mi rivuole indietro perché tutti quelli che hanno cercato di prendere il mio posto hanno fallito.
Un'anno che il mio agente rifiuta offerte su offerte che mi vengono fatte perché la Roma mi vuole ancora con se e per un bel periodo.
Dopotutto però sento che c'è un qualcosa che manca e so anche bene cos'è ciò che mi manca.
Anche se a Roma ho tutti i miei amici d'infanzia e tutti quelli che hanno fatto scuola con me con cui sono rimasta in ottimi rapporti sento che quella squadra di Torino ma soprattutto della Juventus mi manca sempre di più, ma Roma è la mia città e sono così tanto legata a lei che non riesco a dirle addio.
Il quindici maggio la Juventus ha vinto la Coppa Italia, ed è stato il primo trofeo ufficiale di Kenan, non essere stata lì con lui mi ha fatto male e ho passato l'intera serata a piangere ma sapevo che era giusto così e non potevo farci nulla per evitarlo.
A fine stagione poi la squadra torinese si è classificata bene, ma spera anche in un nuovo anno pieno di sorprese.
Per altre vie so anche che Chiesa il mio ormai ex migliore amico non rientra nei programmi di Motta per la nuova rosa della stagione e con qualche offerta buona è propenso a lasciare la città, gli ho mandato qualche messaggio ogni tanto e lui rispondeva prontamente, quando saprò anche dove verrà trasferito gliene manderò sicuramente uno per augurargli buona fortuna nella sua nuova squadra.
L'estate è ormai a metà e tra poco sarà anche agosto il mio mese preferito dell'anno perché in questo mese oltre ad esserci il calciomercato è anche tempo di ferie e di relax per me.
«Ciao tesoro, allora come va anche oggi torni a casa stremata» mi domanda mia mamma non appena sente le chiavi posarsi sul mobile vicino la porta d'ingresso.
«Come al solito mamma, che cosa hai cucinato per cena» gli domando e lei viene in salotto con una cucchiarella di legno impregnata di sugo e di macinato, ho già capito che questa sera mangeremo le fantastiche polpette che sa fare solo la mia adorata mamma.
«Non vedo l'ora di mangiarle allora» dico io e lei si mette a ridere, vado nella mia cameretta e la metto in ordine essendoci abbastanza casino.
È ancora presto per andare a mangiare perciò decido di mettermi a scrivere sulle note del mio computer tutto ciò che mi passa per la testa.
Da quando ho deciso di restare alla Roma e da quando sto accusando la mancanza di Torino e del mio vecchio lavoro ho iniziato a scrivere perché fare ciò mi aiuta a scaricare la nostalgia e la malinconia.
Sento dei passetti avvicinarsi alla mia stanza e una peste entra nella mia camera distogliendo la mia attenzione dal computer.
«Ciao tia» mi dice la mia nipotina che ha appena un'anno e mezzo.
Infatti quando io ero qui a Roma per lo stage sapevo già che mia sorella ero incinta al nono mese e il giorno prima che io firmassi per un contratto definitivo per questa squadra Ginevra è nata.
Infatti ad oggi ha un'anno e mezzo e da quando sono qui a Roma la incontro tutti i giorni infatti anche oggi è venuta qui a pranzo e resterà anche nel pomeriggio.
«Ciao stupenda, anche la mamma è qui"»gli domando e lei annuisce con la sua testolina dai mille capelli biondi, d'altronde come la mamma.
«Tia, mi fai una bella coda come la tua» mi domanda la piccola e annuisco facendola sedere sulle mie gambe.
Prendo la spazzola che uso per pettinare i miei capelli e glieli inizio a pettinare e dopo aver raccolto tutti i suoi capelli glieli fermo con un laccetto nero semplice.
«Abbiamo fatto» gli dico e lei per ringraziarmi mi dà un bacio sulla guancia.
Dopo avergli sistemato per bene la coda, ci alziamo dalla mia scrivania e andiamo sul mio letto.
Sopra il letto ho una lavagnetta fatta in sughero dove ci sono attaccate tutte le foto a me più care tra cui una mia e di Kenan di quando stavamo ancora insieme.
La piccola Ginevra si mette a guardarla insistentemente finché non mi guarda con uno sguardo curioso.
«Tia, chi è questo ragazzo» domanda indicando Kenan rappresentato nella foto.
«Si chiama Kenan, è stato il mio ragazzo fino a prima che mi trasferissi qui a casa di nonna, stavamo insieme quasi da un'anno ma poi le cose non andavano più bene fra di noi e abbiamo deciso di prendere due strade differenti» spiego alla bambina che annuisce.
«Ed era bello» mi domanda.
Un piccolo sorriso mi esce spontaneo sul volto mentre le immagini di Kenan mi raffiorano nella mente.
«È stato il più bello tra tutti i ragazzi che ho conosciuto, i suoi occhi cerulei ogni volta che stavamo insieme e che li guardavo mi entravamo dentro l'anima, aveva quello sguardo da ragazzo forte ma allo stesso tempo fragile, gli bastava non essere andato bene ad allenamento che si buttava giù, ma gli bastava un goal in partita per farlo riprendere.
È un ragazzo che rimarrà per sempre nel mio cuore, ma forse il destino ha voluto che non andavamo più bene insieme anche se noi progettavamo la nostra vita del futuro, avremmo voluto sposarci qui a Roma e andare in viaggio di nozze in Messico, avremmo voluto due bambini uno maschio bello e bravo nel calcio come il papà, ed una femmina bella e intelligente come la mamma.
Il maschio lo voleva chiamare Gioele e la femmina Stella, come mi chiamava sempre perché diceva che io ero la sua stella che gli accendeva l'anima» dico alla piccola mentre sento le mie guance bagnarsi.
«Perché stai piangendo» mi domanda la bimba.
«Perché la zia vorrebbe che questi ricordi fossero la realtà» gli dico, Ginevra mi abbraccia forte con le due piccole braccia ed io la stringo a me.
«Tia, e perché non torni dove stavi prima» mi domanda con la sua vocina angelica.
«Non è così facile come tu credi, ma lo vorrei tanto» gli dico.
«Tutti i desideri si possono avverare, me lo ha insegnato la Disney» mi dice lei.
«Si, forse hai ragione» gli dico io.
Dopo aver concluso il discorso io e Ginevra rimaniamo sul letto fin quando mia mamma non ci ha richiamate per andare a pranzare.

@chiaraafilani's story

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io per te, tu per me ; Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora