Sono stati mesi difficili per Serkan. Dopo la rottura con Falena è stata dura per lui andare avanti, nonostante non ammetta mai il dolore che prova dentro di sé. Mentre cerca di lottare contro la droga, in suo soccorso arriva Duncan, che lo rimette...
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Ｌｕｃｉａｎｏ
Sicilia ➳ Catania. Zona Nord.
Bevo l'ennesimo bicchiere di vodka come se fosse acqua. Sono al club di Saverio Giordano.
Il locale è aperto anche di giorno e sul palco lasciano esibire chiunque, basta che siano bravi a cantare e ballare.
C'è sempre il pienone. Anche alle dieci del mattino.
Sorseggio e poi lascio il drink sul bancone. Scivolo giù dallo sgabello e mi dirigo nella zona privè. Cammino lungo il corridoio dove a destra e a sinistra ci sono varie stanze. Mi attira quella in fondo. Forse è lì l'ufficio di Saverio. Mi avvicino e faccio per aprirla ma è chiusa a chiave.
«Mannaggia.»
«Che cosa fa di fronte la camera di Saverio?» esordisce uno alle mie spalle.
Saverio ha pure una camera nel suo nightclub? Hai capito il boss.
Mi giro e guardo lo scagnozzo di Giordano.
Do un colpo allo stipite della porta. «Controllavo se il legno fosse resistente.» inizio a dirgli cercando di essere credibile, «ciliegio. Il ciliegio è un materiale molto pregiato. È un legno duro ma facilmente lavorabile. Resiste bene alla trazione, alla compressione e torsione. Il colore del ciliegio oscilla tra il dorato e il rossastro. Trattandosi di un materiale dalla scarsa porosità, è molto compatto, difficile da spaccare, indeformabile e non assorbe l'umidità», gli spiego brevemente.
«Ma cosa c'entra?»
«Non lo so.» rido come se fossi sbronzo, «ho bevuto così tanto che sparo cazzate...»
«Ha pagato almeno?»
«No, non ho una lira per piangere.» sorrido ironico e lui mi afferra il braccio.
«Andiamo. Il signor Giordano non ne sarà contento.» mi dice e mi accompagna fuori dal privè. Andiamo in ascensore e mi spinge dentro.
«Piano che sta camicia è di Renato Balestra all'anima de li mortacci tua.» me la sistemo visto che è aperta.
Ho addosso soltanto questa e gli jeans leggermente strappati. Sono a piedi nudi come un selvaggio e le unghie sono tinte di nero, come anche quelle delle mani. Il tizio mi lancia un'occhiata torva e preme il bottone del decimo piano.
Osservo in alto i numeri dei livelli e fischietto la canzone che sta cantando un ragazzo, si sente anche da qui.
Arriviamo e le due porte si aprono. L'uomo si fa da parte e mi indica di procedere dritto. Mi incammino e barcollo, sto per cadere, ma il tipo mi afferra dal braccio destro e mi aiuta.
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