Capitolo 22🔴

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Evelyn

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Evelyn

Sicilia ➳ Palermo.
Zona Centro.

Sono uscita di nascosto per venire qui. Prima sono passata a casa di Duncan, ma Gamze mi ha detto che è in azienda, così mi sono fatta accompagnare dal taxi fin qui. Scendo dopo averlo pagato e chiudo la portiera.

Non appena mi avvicino all'entrata, la guardia mi ferma.

«Ha un appuntamento per caso?»

«No. Non ne ho bisogno, Duncan mi conosce. Necessito di parlare con lui, immediatamente. È urgente. Mi faccia passare.» insisto, ma lui non mi fa passare e sbatto il piede buono a terra, «ma che cavolo!»

«Non essere nervosa, non posso farti passare.» smette di darmi del lei e qualcuno che entra senza appuntamento è appena passato al mio fianco spostando il portiere. Non riesco a guardarlo in faccia, ha un copricapo che gli copre perfino il viso, «dove crede di andare?!» grida il ragazzo, ma gli dò una spallata e mi metto a seguire l'incappucciato che è entrato in ascensore.

Pensandoci questa è la prima volta che lo prenderò e ho già l'ansia. Aumento la velocità e prima che la guardia mi fermi il braccio, lo sconosciuto mi afferra l'avambraccio e mi attira dentro l'ascensore.

Sbatto contro i suoi addominali e giro il viso. Le due porte si chiudono all'istante, non dando modo alla sentinella di entrare e dò un'occhiata al tipo che mi ha aiutata. Neanche ora riesco a vedere il suo viso. Ha una mezza maschera in volto ed è bianca.

«Grazie per avermi aiutata.»

«Figurati.»

Mi stacco da lui per non essere troppo appiccicosa e mi metto al suo fianco, aspettando che l'ascensore si fermi al decimo piano.

«Devi incontrare anche tu Duncan?»

«Già.» si limita a rispondere e gli guardo le mani. Sono guantate di nero. Come se fosse sempre in lutto e attento a non lasciare tracce. Questo colore lo indossano spesso Duncan e Serkan.

«Come mai indossi una mezza maschera?» chiedo curiosa.

«Non penso che la cosa ti riguarda.» sembra innervosito dalla domanda che gli ho posto e non appena le due porte si aprono esce fuori. Gli vado dietro e guardo i dipendenti che si sono messi a fissarlo.

Cammina al centro della sala comune per raggiungere l'ufficio e ad ogni passo che fa riesce ad attirare l'attenzione di tutti, perfino della tigre di Duncan la quale fa perfino un mezzo inchino col capo.

Entra in studio e mi blocco a metà percorso. Vengo affiancata da un maschio e una femmina.

«Quello è Ibis...» mormora la ragazza che mi circonda il braccio destro. Il tipo alla mia sinistra fa la stessa cosa.

«Ibis? Che cos'è?» chiedo.

«In verità è un soprannome.» ammette il moro.

«L'Ibis è chiamato Sacro perchè venerato dagli antichi Egizi che lo consideravano l'uccello del dio Toth simbolo della saggezza. Il centro del suo culto fu a Ermopoli, dove T. era considerato il dio supremo che aveva creato con la parola un gruppo di otto dei paredri, l'Ogdoade. È dio lunare, rappresentato talvolta come ibis o uomo ibiocefalo, talvolta anche come babbuino.» mi spiega la giovane al mio fianco, «nessuno sa il vero nome di Ibis, lo chiamano così perché è un portatore di ordine...»

𝐓𝐡𝐞 𝐌𝐞𝐝𝐣𝐚𝐲𝐬 ➳ ᴀɴɪᴍᴇ sᴏғғᴇʀᴇɴᴛɪ [Secondo Volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora