Capitolo 28

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Killian

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Killian

La festa sta proseguendo senza intoppi, ma meglio non mettere la mano sul fuoco, non si sa mai capita qualche tragedia o rissa. Ci sono troppi sguardi in cagneschi. Come Duncan e Julide. Fiammetta e Julide. Lucinda e Julide. Evelyn e Julide. Sirin e Julide. James e Julide. Praticamente Julide è sul mirino di tutti. Mentre Oranius fissa sua madre, la donna che lo ha abbandonato alle Isole delle Femmine.

Mi concentro su Margherita che sta mangiando. Lo fa rapidamente e poi beve anche l'acqua.

«Vacci piano, sennò ti strozzi.»

«Devo andare a spiare papà che si è appena assentato con Ezio.» ammette. La solita che non riesce a farsi i fatti suoi.

Falena e Georgiana sono già in piedi ad attenderla.

Appena finisce di degustare la pasta si alza. Mi dà un bacio sulla guancia e corre come una pazza dalle sue sorelle. Queste tre si possono prendere la mano, sono delle spione, delle psicopatiche che non riescono a tenere il culo sulla sedia nemmeno sotto tortura.

Quanto vorrei che mamma fosse qui. Tra pochi giorni mi sposo e lei non sarà presente. Non mi sistemerà la cravatta e non mi dirà "fammi tanti nipotini, mi raccomando, Killy". Quanto mi manca. Ho un macigno nel petto da quando l'ho persa.

I miei fratelli non sanno com'era fatta, ma io sì. Ho vissuto con lei, perfino dentro al carcere da bambino. Era riuscita a convincere la direttrice cosicché potessi crescere con mia madre, visto che ero molto piccolo.

Io e lei ci accontentavamo di dormire su un letto singolo pur di stare insieme. Sono sempre stato affezionato ad Eloisa, a tal punto che tutti mi davano del mammone. Il fatto è che io sapevo cosa stava passando, sapevo quante lacrime versava la notte e quante lettere scriveva per gli altri tre figli che non è mai riuscita a consegnare.

Diceva "e se non mi vogliono conoscere?" Si faceva tante paranoie. Quelle lettere le ho io. Una per Serkan, una per Romero e l'altra per Petar. Oggi le ho portate e vorrei dargliele. Così capiranno perché aveva scelto questi nomi per ognuno di noi.

Il mio ha due significati particolari. Secondo alcune fonti, si tratta di una variante di Ceallach che significa "testa brillante" o "guerra". Un'altra ipotesi è che derivi dal gaelico ceall col significato di "chiesa". Infatti io e mamma ci vedevamo sempre in chiesa quando ero infiltrato nella villa di mio padre.

Mi sbarazzo di questi pensieri e mi alzo, raggiungendo i miei fratelli fuori. Serkan e Petar fumano appoggiati ad una delle tante macchine che ci stanno qui fuori, Romero chiacchiera.

«Avete capito? Vuole fare la mamma single. Mi chiedo quanto durerà. È passata mezza giornata e io non resisto più.» ammette Rom, «ma non parliamo di me. Serkan, dopo la grande Falena ti stai dedicando a Fiammetta. Ci sei già stato a letto?» chiede curioso e mi affianco.

𝐓𝐡𝐞 𝐌𝐞𝐝𝐣𝐚𝐲𝐬 ➳ ᴀɴɪᴍᴇ sᴏғғᴇʀᴇɴᴛɪ [Secondo Volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora