Cap 30: Burattini

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Scesero la collina mentre le guardie se ne andavano, probabilmente a godersi la pausa fuori orario ad un bar nelle vicinanze.
L'ansia iniziava a salire nella gola di Mal come mai prima.
"Eppure non è niente di che insomma si è qualcosa ma, glielo devi far vedere e basta perché ti agiti così tanto? Lo sanno tutti no? Si...ma magari mi preoccupo di come potrebbe rimanerci? Questo ha senso. Calma Mal, ti devi distrarre allora..."
<Non ti avevo mai sentito cantare, come mai? Sei bravo>
<Non sempre ho qualcosa da cantare> rispose solo
Ingioiò la saliva prima di spingerlo più velocemente verso il palzzo "prima è meglio è"
Entrarono dal portone principale e piuttosto che salire le scale percorsero il corridoio tutto, fino in fondo, poi salirono le scale che portavano ad un ponte di marmo bianco, da sei mesi a quella parte, ricoperto di fiori.
Il ponte collegava il castello ad una torre immensa separata dal castello che fu il luogo dove giovani apprendisti alchimisti si dilettavano nelle loro lezioni private.
Appena misero piedi sul ponte di marmo ciò che Mal gli aveva tenuto nascosto si mostrò in tutta la sua grandezza e ancora di più mentre si avvicinavano.
<All'inizio dormivi in questa torre> gli spiegò Mal fermando la carrozzina davanti al balcone che era stato creato a metà del ponte bianco, l'altra parte distrutta.
Ade guardava ad occhi spalancati e bocca serrata.
La torre smembrata quasi per intero mostrava le sue nude viscere.
All'interno, il tempo sembrava essersi fermato.
Le mura esterne, una volta imponenti e solide, erano ora spezzate, ogni pietra sembrava sussurrare di dolore.
Una polvere nera, sottile e inquietante, fluttuava nell'aria come un sudario funereo, avvolgendo tutto in un silenzio eterno. Particelle nere la rinchudevano in una sfera dagli aculei appuntiti che si diramavano in ogni direzione. Questa polvere era come un'entità viva, in costante movimento, bloccando l'entrata e l'uscita, creando una barriera impenetrabile. Qualsiasi cosa avesse tentato di attraversarla veniva immediatamente respinta.
Le scale, un tempo magnifiche, erano ora una serie di frammenti spezzati e sospesi a mezz'aria, bloccati, come se un gigante invisibile le avesse calpestate. I gradini si interrompevano bruscamente, lasciando pericolosi vuoti che conducevano nel nulla. Le stanze erano un caos di mobili distrutti e detriti, ogni angolo sembrava intriso di disperazione.
Nelle camere divise a metà, i corpi di giovani vittime giacevano immobili, pietrificati in pose di terrore e dolore. Congelati nel tempo e sospesi nell'etere. I loro volti, fermi in un'agonia eterna, erano pallidi e senza vita. La polvere nera copriva tutto come una seconda pelle, rendendo la scena ancora più macabra.
Lungo le pareti, gli arazzi e i dipinti erano laceri, le immagini un tempo vivide ora sbiadite e distorte. Ogni dettaglio della torre parlava di una magia oscura che l'aveva smembrata dall'interno, lasciando un segno indelebile del suo passaggio. La sensazione di oppressione era palpabile, come se la torre stessa fosse consapevole della sua tragica condizione e gridasse silenziosamente per la sua liberazione.
La divisione della torre offriva una visione spettrale dell'interno, mostrando chiaramente come la magia avesse strappato via ogni speranza e gioia, sostituendole con una perenne notte senza fine.
Le particelle, per quanto si muovessero, ritornavano sempre nello stesso punto. In cima alla torre, una piccola camera da letto, un letto ormai distrutto.
<Eri lì che fluttuavi, solo a te era concesso uscire> gli disse Mal guardando la scena
<Sono stato io> non era una domanda retorica o una qualche richiesta di certezza, era certezza. Lo sapeva e non riusciva a distogliere lo sguardo dalla torre.
I suoi occhi sbarrati guardavano la scena senza commentare, guardava i corpi, le macerie, pezzi di vita strappati.
Mentre gli occhi verdi sembravano persi tra quelle mura , Mal si accorse delle persone agli angoli del balcone. Avevano in mano dei fiori, familiari, amici, venuti lì come una routine ora guardavano Ade con terrore e odio, un odio che Mal non poteva non comprendere.
Uno di loro si fece corraggio, in quello era da ammirare <come pensi di poter stare qui dopo quello che hai fatto? Lasciaci in pace>
Gli occhi verdi si spostarono su di lui, privi di ogni tipo di arroganza e superbia e pieni quasi di compassione.
Prese le ruote della sedia girandosi verso di loro, lì squadrò tutti dal primo all'ultimo. Più che guardarli sembrava volergli cambiare i connotati con lo sguardo.
Appoggiò una mano sul balcone tirandosi in piedi <non fare sforzi> gli disse Mal avvicinandosi a lui e prendedogli un braccio, lui le fece segno di non preoccuparsi.
Si avvicinò al ragazzo, gli piantò gli occhi in faccia, l'altro non si mosse anche se le mani tremavano come se fossero state congelate.
Un ginocchio al suolo, una mano. Ade si chinò a terra. Mal non era sicura di aver compresso appieno ciò che stava accadendo fin quando non lo vide con la fronte poggiata al suolo.
Un gesti di scuse, di perdono? No, non aveva altro modo per mostrare il rispetto che aveva per loro e il rimpianto di cui si era appena fatto carico.
Le persone indietreggiarono di qualche minuscolo millimetro.
<Non ci sono e non ci saranno mai parole abbastanza forti e giuste per anche solo mostrarvi il mio pentimento> l'uomo indietreggiò ancora un po' <e io non ho nè l'onore nè sono degno per chiedere questo ma non desidero che siano solo parole quelle che cercano di alleviare il vostro dolore. Desidero agire>
<Qualsiasi cosa tu ci doni non mi riporterà mio figlio> disse una donna con un fiore blu in mano.
<Vi riporterò i vostri cari> mancò poco ad un infarto per Mal <vi giuro che creerò un modo per riportarli da voi, farò il necessarrio e di più se occorre>
La gente lì riunita rimase bloccata sul posto, il cuore di Mal aveva perso si e no una decina di battiti. E ne perse ancora quando sul balcone si formò un bocciolo.
Fili leggeri fatti quasi di etere, che rispecchiava la luce del mondo, formarono una crisalide. Da lì uscirono tre donne e non farfalle, al suono dei fili rotti in due.
Una giovane, una donna e un anziana, in mano tenevano tanti fili che si poteva perderne il conto, tutti stesi dritti e fermi come il fato e la morte.
<Ade non dovresti promettere ciò che non puoi dare> a parlare fu la donna
<Lachesi> un tono rispettoso uscì dalle labbra di Ade che alzò il volto verso le donne, la gente non poteva scappare ma avrebbe voluto farlo anche a costo della vita. L'anziana dava i brividi.
<Sono io che decido quando uno deve morire e per quelli ho già deciso> disse la vecchia indicando la torre dietro la sua gobba
Ade chinò il capo <è stata una decisione sbagliata Atropo> ecco in arrivo il secondo infarto. Non sembrava che quelle donne fossero amichevoli e di sicuro che fossero sottoposte di Ade anzi pareva l'opposto.
<Chi sei per mettere in discussione le mie decisioni?> chiese Atropo
<L'unico che ha visto ogni trapasso di ogni creatura vivente> era un verità innegabile che Mal sapeva ma sentirlo dire era un'altra storia.
<Sei deciso a riportarli in vita?> a parlare fu una flebile voce, quella della piu giovane
<Con tutto me stesso Cloto> rispose Ade <e so che non sarà gratis>
<Mi pare il minimo > commentò la donna, Lachesi
<Quando sarò in forze li riporterò nel mondo di sopra. Cosa volete in cambio di quelle vite?>
Lachesi scese dal balcone accovacciandosi davanti a lui, gli prese il viso tra due dita <ogni Dio che baratta con noi deve pagarne il prezzo. Tu sai già il tuo non è vero Ade?> lui la guardò senza rispondere <cosa mai potremmo volerle da te. Facci divertire. Per ora ci stiamo divertendo un sacco>
<Buttarti nel baratro e guardarti risalire afferrando tutti i sassi sporgenti che ti abbiamo creato per poi sapere che, alla fine, l'ultimo sasso a cui ti aggrapperai, ti farà cadere di sotto. Se solo con i tuoi fratelli fosse così divertente> disse Atropo
La più giovane si sedette sul balcone <il sorteggiato sei stato tu d'altronde>
<E chi ha tessuto quel destino?> Ade guardò la giovane con un sorriso
<Tutto ha un piano> disse la giovane facendo dondolare le gambe <se ai tuoi fratelli fossero capitati gli Inferi sarebbe regnato solo il caos e non ci può essere disordine nella morte> disse scrollarsi le spalle <caso vuole che il più giusto combaciasse con quello più sfortunato>
<Come sempre> rispose chinando il capo
<Se farai il bravo burattino, al contrario dei tuoi fratelli, allora faremo quello che ci chiedi> disse Lachesi
Un sorriso si dipinse sul volto di Ade <sono sempre stato un burattino> disse prima che Lachesi si allontanasse da lui
<Vero ma adesso con la libera scelta è difficile per noi farti fare quello che vogliamo, ogni volta cambiare la storia diventa pesante quindi scegli con accortezza. D'accordo?>
<Tenterò>
Lachesi annuì prima di unirsi alle altre due. Le loro figure divennero un groviglio unico di fili prima di scogliersi e sparire. Sul balcone qualche filo rimase, traspirante come acqua solida.
Ade li prese in mano mentre si alzava <è una promessa> disse rivolto alle persone che dopo ciò non ne vollero più sapere di stare ferme lì.
Scapparono a gambe levate in men che non si dica.
Quando rimasero soli Ade si lasciò cadere sulla sedia mettendosi quei fili in tasca <chi erano?> chiese Mal guardando il balcone
<Le Moire. Tessitrici del destino> disse solo prima di guardare verso la torre <faccio solo casini eh> le chiese con un amaro sorriso
<A volte>
Gli occhi verdi si spostarono, illuminati quasi, addolciti.
Rimasero li ancora un po' prima di tornare in camera. Lo fece accomdare sul letto portandoli poi il pranzo <non ho fame> le disse con un sorriso.
Mal annuì ma gli lasciò il vassoio sul comodino prima di uscire nei giardini a schiarirsi le idee. Aveva bisogno di tempo da sola.
Passeggiava nervosamente per i giardini, le mani che tormentavano il bordo del suo mantello viola, gli occhi sempre in movimento come se cercassero risposte tra i fiori e le fontane. La rivelazione era stata un peso enorme che si era sollevato dalle sue spalle, ma ora le domande senza risposta la tormentavano.
Come intendeva Ade riportare in vita quei giovani? La sua promessa di risolvere il problema era rassicurante, ma Mal conosceva il potere della morte e i limiti della magia. Non poteva fare a meno di chiedersi quali oscuri incantesimi o antichi rituali avrebbe dovuto evocare per riuscirci. Magari tutti, magari nessuno. Era il signore degli Inferi in fondo.
E poi c'erano le Moire. Quelle misteriose e onniscienti custodi del destino che avevano già giocato un ruolo cruciale nella sua vita. Che piani avevano ora? In che modo volevano che Ade le divertisse? Il loro coinvolgimento era un'ombra costante che incombeva su tutto. Mentre camminava, si ritrovò a osservare le altre persone alla corte. Le risate dei bambini che giocavano vicino alla fontana, i servitori che svolgevano i loro compiti con efficienza e i nobili che discutevano tra di loro. Tutto sembrava così normale, così ordinato. Ma dentro di sé, Mal sentiva un tumulto che non riusciva a placare.
Si fermò davanti a una statua di marmo, rappresentante uno degli antichi eroi di Auradon. Guardò il volto scolpito e cercò di trarre forza dalla sua calma espressione. "Cosa farebbe un eroe in questa situazione?" si chiese. Ma sapeva che nessuna risposta sarebbe stata semplice. Ade era potente e determinato, ma anche imprevedibile. E le Moire, con i loro fili del destino, erano un'incognita troppo grande.
Ma la verità era che un eroe avrebbe potuto fare molte cose, ma un cattivo, uno come sua madre, uno come lei, non poteva, non doveva. Doveva chiedersi cosa avrebbe fatto un cattivo e la risposta era nulla, anzi avrebbe fatto qualcosa, far sprofondare il mondo un pezzo in più.
Mal si ritirò con Ben nella sala da pranzo privata per una cena intima. Le candele tremolavano dolcemente, gettando una luce calda sulle pareti ornate e sul tavolo apparecchiato con eleganza. Ben aveva preparato personalmente una selezione dei loro piatti preferiti, nel tentativo di creare un momento di tranquillità in mezzo al caos che li circondava.
Mentre stavano per iniziare a mangiare, la televisione appesa al muro della sala da pranzo si accese per il notiziario serale. Mal e Ben si scambiarono uno sguardo, sapendo che le notizie recenti non sarebbero state facili da digerire. La voce dell'annunciatrice riempì la stanza, riportando gli ultimi sviluppi con un tono grave e serio.
<Siamo qui oggi con immagini esclusive che mostrano Ade, il signore degli Inferi, fare una promessa alle famiglie delle vittime dell'incidente di sei mesi fa>
Le immagini mostravano Ade in ginocchio, il volto segnato dalla determinazione, mentre le famiglie lo guardavano con una combinazione di dubbio. Il cuore di Mal si strinse nel vedere quel momento riproposto in televisione. Era una scena privata e così doveva rimanere.
Ben sospirò e posò la forchetta, fissando lo schermo con un'espressione preoccupata. <Questo non ci aiuterà> mormorò, scuotendo leggermente la testa.
La voce del giornalista proseguì, ora con un tono più critico <Nonostante la promessa di Ade, molti critici rimangono scettici riguardo alla sua capacità di mantenere tale impegno. Inoltre, ci si chiede come Mal, fidanzata del re e figlia di Malefica, intenda affrontare questa delicata questione. La sua gestione degli impegni reali è stata spesso messa in discussione, con numerose critiche che puntano sul suo apparente evitamento delle responsabilità>
Mal si sentì colpita da quelle parole, come se ogni frase fosse un'accusa diretta. Cercò di non mostrare quanto la stessero ferendo, ma Ben poteva leggere la tensione nei suoi occhi. Lui si sporse in avanti, prendendole la mano con gentilezza.
<Mal, dobbiamo affrontare questa situazione insieme> disse con voce ferma <Non puoi fare tutto da sola, e non dovresti nemmeno provarci>
Mal annuì, stringendo la mano di Ben come se fosse l'unica cosa che la ancorasse alla realtà. <Lo so, Ben. Ma è difficile. La gente non si fida di me, e ora con questa promessa di Ade, c'è ancora più pressione.>
<Non devi affrontare tutto questo da sola> disse Ben con voce ferma <Siamo insieme in questa. Troveremo una soluzione, anche se ora sembra impossibile>
Mal lo guardò negli occhi, trovando in essi un rifugio dalla tempesta di dubbi e preoccupazioni <Grazie, Ben. Ma è così difficile... Non so nemmeno da dove cominciare. E Ade... se fallisse? E se le Moire avessero altri piani?>
Ben fece un respiro profondo, cercando le parole giuste <Abbiamo sempre superato le avversità insieme, Mal. Affronteremo anche questa. Per ora, concentrati su ciò che puoi fare. Parla con le famiglie, rassicurale. Mostra loro che sei coinvolta e che stai facendo tutto il possibile>
Mal annuì, sentendo un po' di forza ritornare. <Hai ragione. Devo fare un passo alla volta. E tu, cosa ne pensi di Ade? Pensi che possa riuscirci?>
Ben rifletté per un momento <Non lo so. Ma so che ci crede davvero. E a volte, la fede in qualcosa può fare la differenza. Mi ha già stupito più di una volta, se quello che mi hai detto è vero beh direi che se le Moire gli danno il permesso c'è la farà. Dobbiamo solo rimanere uniti e mostrare che possiamo fare la differenza>
Il notiziario continuava in sottofondo, ma Mal cercò di non ascoltarlo più. Si concentrò su Ben, sul loro legame, e su ciò che avevano già superato insieme. La strada davanti a loro era piena di ostacoli, ma sapeva che con Ben al suo fianco, poteva affrontare qualsiasi cosa. Anche da cattiva.

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