nove.

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nei giorni a venire jimin non si era più fatto vivo, non aveva più rivolto parola al maggiore.
si incrociavano, un sorriso, un saluto con la mano e via.

yoongi si sentiva un po' stupido, un po' illuso.
perché nel suo piccolo, nel suo cuore, pensava davvero che le cose sarebbero cambiate almeno un po'.
per carità, il saluto di jimin era una carezza dal cielo, un miracolo divino, per quanto lui ne fosse contento.
ma sperava che quel “becchiamoci avesse un significato un po' più reale.
e invece jimin con yoongi non ci si era beccato mai.

aveva notato, però, che con jungkook le cose stavano precipitando un po'.
e non sapeva bene perchè, visto che erano tanto innamorati.

non lo davano tanto a vedere ma yoongi, che osservava in maniera quasi ossessiva jimin, aveva notato come il minore allontanasse le mani di jungkook dalle spalle, come si distaccava da un bacio o da un abbraccio velocemente, come scherzavano di meno, come, a volte, si sorridevano forzatamente.

non poté non sentirsi tremendamente contento internamente.
come se diecimila farfalle colorate gli fossero esplose nella pancia ed ora stessero colpendo ogni angolo delle sue viscere.
era così egoista da parte sua vedere il suo amato lasciarsi con il ragazzo ed esserne contento?
avrebbe voluto poter compatirlo, esserne triste, ma non ci riusciva.
jimin doveva lasciarsi, doveva beccarsi con lui, doveva essere suo.

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