due.

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ogni giorno a scuola era una tortura: yoongi camminava per il corridoio, per il giardino, verso il bagno; ovunque andasse jimin era lì.
ed ogni volta che i suoi occhi si fermavano, anche solo ad ammirarlo per qualche secondo, il suo cuore perdeva un battito.

jimin se ne stava sempre lì, inconsapevole di essere il più bel dipinto d'arte che il maggior avesse mai visto.
il modo in cui parlava, in cui sorrideva, in cui si vestiva, le sue risate, i suoi capelli biondi; per yoongi, erano inarrivabili, irripetibili.
come poteva una creatura tanto angelica, tanto bella, essersi posata su questo mondo sporco?
essersi posata così vicino al suo mondo.

yoongi, nella testa, si figurava proprio due belle ali d'angelo sulla schiena di jimin, pronte a farlo volare via dallo sporco attorno a lui.
quando lo guardava, non c'era spazio per nessun'altro.
jimin aveva attorno a sé questa luce candida, raggiante.
era come se avesse l'odore delle caramelle, dello zucchero filato e dei fiori; di quei fiori che trovi in montagna, lontano dallo smog delle città.

yoongi lo guardava con gli occhi con cui un bambino guarda il suo regalo di natale, quello che ha aspettato per tutto l'anno.
jimin guardava yoongi come un qualsiasi essere umano che passava per la scuola.
e questo gli faceva tanto male.

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