ventisette.

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finì il dipinto e lo passò a jimin.
questa volta yoongi lo aveva disegnato con le ali, ali d'angelo.
« yoongi sei bravissimo, perché non vai a fare una scuola d'arte? »
« forse, nel futuro.
grazie comunque, disegnare te mi viene più facile che qualsiasi altra cosa, forse perché sei già bello di tuo. » sussurrò yoongi, ma sapeva che jimin aveva sentito.
il minore arrossì « p-perché le ali? »
« perché sembri un angelo. » sputò fuori il maggiore, senza pensarci.
non riusciva più a trattenersi.
voleva baciarlo.
e in quei metri che li dividevano sentiva tutta la tensione del mondo.
c'era un filo che legava le labbra di jimin a quelle di yoongi, lo sentiva.

« yoongi, perché sei così carino con me?
perché mi dipingi?
perché mi guardi con quegli occhi?
perché mi riempi di complimenti?
ed ora? sarei un angelo? »
« jimin si, sei un angelo.
quando ti guardo ti vedo così.
sei lucente, hai una luce attorno a te.
quando mi sei vicino mi sento purificato.
non te lo so spiegare. »
jimin scese dal letto, si avvicinò a yoongi e quel filo che li collegava si unì.

yoongi stava baciando jimin e non ci poteva credere, non gli sembrava vero.
stava baciando il suo angelo.
lo baciò con più foga, iniziò a toccarlo, ovunque potesse.
non resisteva più, avrebbe voluto spogliarlo.

jimin si staccò velocemente, si allontanò da yoongi.
« scusa, non ci riesco. » disse con un sussurro.
« che succede, chim? 
che hai? » domandò il maggiore preoccupato.
sembrava quasi un cerbiatto impaurito, un animale indifeso.
« ho fatto qualcosa che non va? » domandò yoongi.
« non toccarmi.
non toccarmi così.
sono un angelo o no?
toccami piano, sfiorami, coccolami.
non essere come tutti gli altri. » scoppiò a piangere il minore.
yoongi si sentì morire, si sentì il cuore in frantumi.
aveva fatto piangere l'amore della sua vita.
perché era così?
perchè si era lasciato andare?
perché cazzo? perché?

« scusami, chim.
scusami tanto, scusami.
non volevo, non so che mi è preso.
ovvio che sei un angelo, scusami. » aveva gli occhi lucidi.
« non importa, ci vediamo domani.
grazie per il disegno, ciao yoongi. » ed il minore sparì, correndo giù per le scale ed uscendo dalla casa del maggiore.

yoongi rimase steso per terra, fissò il soffitto, pianse ogni lacrima che aveva nel corpo.
picchiò il  muro, così forte che sanguinò dalle nocche.
« sono inutile, sono un cretino.
rovino tutto.
rovino ogni cosa. » e lo ripetè a se stesso, come un mantra.
se lo voleva marchiare a fuoco sulla pelle, perché aveva fatto piangere jimin.

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