La vita proseguiva per Veronica come prima: andava a lavoro e tornava subito a casa per il riposo notturno e tutto da capo per ogni giorno.
Dopo due settimane si trovò con il suocero alla porta, che le disse di prendere la sua roba e andare a vivere insieme a suo marito, nella loro casa, come una normale coppia di sposi.
Volle spiegargli che lei non accetta affatto vivere insieme a suo figlio, contro la sua volontà, però venne fermata subito, aggiungendo che era stato lui a mandarlo e che la sta aspettando a casa.
Non c'era tempo da riflettere e lei era già stufa di farlo e non trovare un senso a nulla, tanto meno a quel matrimonio, ma alla fin dei conti era il suo dovere che doveva compiere accanto al suo marito, una volta accettato il compromesso.
Quando entrò nella loro casa vide per primo Sebastiano e volle leggere nei suoi occhi quello che stava pensando sulla decisione, ma ancora una volta, non ebbe tempo di farlo, lui prendendole la mano e dicendole che non aveva avuto il coraggio di andare a prenderla, ma che vuole vivere accanto a lei, non riuscendo fare a meno e che quello che gli ha fatto prendere tale decisione fosse il fatto che è buona come sua madre, ciò che apprezza molto.
Non ebbe una risposta, Veronica, non seppe cosa avrebbe potuto dire a tale constatazione e desiderio. Si limitò accennare con la testa, mentre fu accompagnata nel salotto, dove le dissero che dormiranno, almeno momentaneamente.
Non le spiaceva affatto la convivenza, anzi, iniziava apprezzare l'avvicinamento con la suocera, che ci provava farla sentire a suo aggio. Che mancava l'intimità con suo marito, era molto vero, ma anche comprensibile visto che c'erano in sei a convivere nello stesso alloggio.
Nella prima mattinata la suocera entrò nella loro camera, prima che si alzassero e li prese in giro per molto tempo dopo per il fatto che non dormivano abbracciati, ma staccati e con la schiena verso l'altro. Il figlio minore non perdeva l'occasione di sorprenderla mentre intendeva cambiarsi e altri momenti del genere che a Veronica non andavano a genio, ma era consapevole che non poteva fare a meno di tollerare gli accaduti.
Per puro caso e da chi non se l'aspettava, venne a sapere i guai in cui si trovava Sebastiano: già da minorenne aveva l'ossessione di guidare le macchine, prendendo di nascosto la macchina dei genitori. Veniva quasi sempre beccato dalla polizia, ma ogni volta il padre ci riusciva non farlo processare, spartendo denaro di qua e di là. Una volta maggiorenne le cose si complicavano e non sapendo più come gestire le situazioni e farlo ragionare, la madre lo maledisse di brutto se avesse mai messo le mani sulla loro macchina. Nonostante il suo carattere, Sebastiano aveva paura abbastanza dell'ira di Dio, così andò a prendere la macchina di un estraneo, tanto per non rinunciare alla sua mania.
Il problema era che si imbattette nella decisione insormontabile di un Pubblico Ministero che era deciso di farlo condannare una volta per tutte e i soldi e le conoscenze del padre non valevano più nulla. La loro speranza era che dimostrando di dover prendersi cura di una moglie e un figlio avrebbe addolcito il duro e ingiusto procuratore.
Un giorno il suocero venne a trovarla a lavoro, così, all'improvisto e senza una scusa plausibile. Quando la vide bianca in viso per il freddo e con gli stivali lunghi di gomma le disse che non dovrebbe più lavorare là e che ci penserà a trovare una soluzione. Dopo un paio di giorni le comunicò che aveva parlato con il direttore della società dove lavorava e aveva trovato un posto per lei, ma con la condizione che i suoi genitori dessero la somma per la sua bustarella. Era una somma più alta di due stipendi medi all'epoca e non sapeva proprio come i suoi poveri genitori avrebbero trovato tutti i soldi, ma li chiamò comunque, spiegandoli la situazione.
Per l'ennesima volta non lo saprà mai come erano riusciti farlo, ma venne suo padre a portaglieli dopo pochi giorni.
Non era un lavoro di ufficio, come Veronica avrebbe sognato, era esposta sempre al freddo e condizioni precarie, dovendo essere presente prima delle cinque di mattino, ma almeno non era in mezzo al ghiaccio, come nel mattatoio di pollame e tacchini. Cioè, doveva essere solo grata infinitamente al suocero che le aveva procurato un lavoro migliore.
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Un destino
General Fiction∞ STORIA VERA ∞ Benjamin Button disse: "Ho nulla da lasciare, se non la mia storia, che è al quanto singolare", come d'altronde singolare è la storia di ogni individuo, direi. C'è chi lascia delle proprietà, c'è chi lascia denaro in banca, però...