𝕊𝕖𝕔𝕣𝕖𝕥𝕤 [𝙱𝚘𝙺𝚞𝚛𝚘𝚘]

XIII.

𝐏𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢𝐦𝐢 𝐝𝐮𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐢 𝐬𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐭𝐢𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐨.

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«Quindi mi hai ignorato per tutto questo tempo -cioè meno di due giorni, che per me sono come anni- solo perché avevi paura che ero arrabbiato?».

Si trovavano seduti a terra. Non sapevano che ore erano e non sapevano quanto tempo era passato da quando erano stati "rinchiusi": ma, sicuramente, era meglio la compagnia del rispettivo amico che di un completo sconosciuto.

Erano vicini, ma non abbastanza vicini da potersi toccare con un dito.

In fondo, dopo quel bacio non ne era susseguito un altro, ma dei visi rossi e due corpi che si allontanavano per l'imbarazzo.

E poi più nulla. Solo il silenzio.

Finché Bokuto non si era buttato a terra e gli aveva fatto cenno di sedersi accanto a lui; Kuroo aveva accettato, ma si era messo a qualche centimetro di distanza, con le braccia a stringergli le gambe al petto.

«Beh, non puoi dire "solo"!» ribatté il corvino. «Io credevo davvero tu fossi arrabbiato e quindi...non volevo che tu mi dicessi che ero un cattivo amico.».

Il canuto fece un grande respiro. Poi si avvicinò un po' all'altro. «Mi hai fatto pensare che quel bacio...fosse solo una specie di scherzo...».

«Beh, non lo era.» rispose subito, arrossendo un pochino. «Dato che ho ricambiato quello di prima.» lasciò le braccia a sorreggere il busto, stavolta molto vicina a quella dell'altro.

Sembravano facessero dei piccoli passi, un poco alla volta, per arrivare a ciò che più volevano nelle loro menti perverse.

Ma ogni cosa aveva il suo tempo, e beh, loro ne avevano tanto a disposizione per fare ogni passo.

Kōtarō sorrise; con un gesto fulmineo, forse nemmeno capacitandosi più di tanto, poggiò la mano sulla sua. Poi la prese ed iniziò ad accarezzargli con il pollice il dorso.

E Tetsurō arrossiva, per qualsiasi piccolo tocco l'altro gli facesse. Ma non si ritraeva mai, anzi, voleva che quei piccoli passi si velocizzassero, ma non aveva il coraggio di fare la prima mossa.

Deglutì. «Bokuto...».

«Mh?».

«Ti va di frequentarci?» Kuroo sapeva che non era compito suo chiederlo, ma aveva bisogno di risposte immediate a quei tocchi delicati.