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𝐑𝐚𝐠𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐬𝐚𝐭𝐞 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐨 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞...

𝐑𝐚𝐠𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐬𝐚𝐭𝐞 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐨 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞

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«Devi curarti cazzo! La schizofrenia non è una semplice malattia!».

Kōtarō era semplicemente andato.

Aveva i suoi genitori davanti a lui, disperati come non mai.

Keji gli aveva detto che non era normale, il fatto di immaginarsi Kuroo davanti a sé in continuazione.

Ed infatti era stressato; stressato al tal punto di diventare schizofrenico.

«Ci stai ascoltando, Kōtarō?!».

No.

Le voci erano lontane, e lui aveva solo una cosa in mente: Tetsurō.

Era pazzo, eccome se lo era!

Come poteva star male per una semplice rottura di coppia?

Era pazzo, completamente pazzo!

Ma sapeva anche che, per star meglio, aveva bisogno di lui.

Anche solo come un amico.

Gli bastava quello.

Ma aveva bisogno del suo micetto nella sua vita.

Sennò non ce l'avrebbe fatta.

Gli occhi gli si riempirono di lacrime.

«Perché non ci vuoi spiegare quello che è successo?».

Perché non avrebbero capito, ecco perché.

Non lo avrebbero mai capito, nonostante fossero i suoi genitori.

E, dopo averlo quasi cacciato di casa, si permettevano pure di sapere perché era...così!

Una nullità, forse?

Si, forse si.

E cazzo, era un alpha, non poteva...!

Era contro natura!

Era? Davvero lo era?

Contro natura...ma non importava!

Anche se era uno stupido alpha, si sarebbe messo in ginocchio a supplicarlo pur di riavere nella sua vita il corvino.

A costo di qualsiasi cosa.

Doveva...

Doveva solo rivederlo!

Ma come?

Abitavano a chilometri di distanza, come...

E poi Kuroo non lo voleva vedere!

Era ancora troppo fresca la faccenda, per sperare che gli fosse passata.

Merda, ma lui lo voleva, ora.

Non poteva sopportare di aspettare ancora!

Voleva il suo micetto tra le braccia.

«Kōtarō! Parla almeno!» la madre era in lacrime.

Pazienza, ci sarebbe rimasta un altro po'.

Non gli importava granché, dato che non sapeva nemmeno farla, la madre.

«Per favore» lo pregò il padre, prendendogli le spalle e scuotendolo leggermente.

No, non avrebbe risposto.

Si fece ricadere sulla sedia, dopo essersi liberato dalla presa del padre.

Li guardò in faccia, e per un attimo vide due teste corvine a fargli la ramanzina.

Allora Kuroo era là.

Quindi, se avesse fatto la mossa giusta, forse avrebbero potuto far pace.

Ma lui era là?

Si, lo vedeva.

Ma no, non c'era.

Tetsurō era a più di due chilometri di distanza, magari a rifarsi una vita dopo la completa nullafacenza del suo primo ragazzo!

Bokuto si alzò, rimanendo in silenzio, ed uscì di casa.

Aveva bisogno...

Aveva bisogno di un po' d'aria.

Anzi, aveva bisogno di rimanere solo.

Da solo, completamente da solo.

Senza nessuno, cioè.

Chiamò Akaashi.

«Bokuto-san?».

«'kaashi sto venendo a casa tua» e chiuse.

No, aveva bisogno un po' di compagnia.

Sicuramente non era quella del suo micetto, ma non era da meno.

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𝕊𝕖𝕔𝕣𝕖𝕥𝕤 [𝙱𝚘𝙺𝚞𝚛𝚘𝚘]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora