Capitolo 6

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Rieccomi di nuovo qui, penso ormai di conoscere ogni venatura del legno di fronte a
me. Fisso la porta chiusa con meno determinazione di qualche minuto fa. Stamattina
mi sono alzata carica di buoni propositi e con un obiettivo ben preciso: parlare con il
capitano per farmi affidare le indagini in corso sui gargoyle, mi sono anche allenata
con il discorso di fronte allo specchio, non posso sbagliare. Ma adesso che sono qui
con lo sguardo fisso sulla maniglia non faccio che pensare a tutto quello che potrebbe
andare storto. Scuoto la testa come se questo bastasse e far scappare via tutti i pensieri
negativi e busso decisa. La voce del capitano mi dice che posso entrare, faccio un lungo
respiro prima di girare la maniglia ed aprire la porta <ah Davis sei tu, ti stavo proprio
per chiamare> mi dice con un tono che non mi piace affatto, mi impongo di restare
calma e mi avvicino alla sua scrivania, prendo posto sulla sedia vuota di fronte a lui
<mi è arrivato all’orecchio che vai in giro provocando alcuni prescelti, voglio che tu
sappia che questo atteggiamento non è assolutamente ben accetto nei nostri ranghi> lo
fisso a bocca aperta, sono letteralmente senza parole <per questa volta lascerò correre,
ma la prossima volta farò rapporto al capo dei dipartimenti> conto fino a tre prima di
risponde <capitano le posso garantire che ciò che le hanno detto è assolutamente falso,
sono stati loro a provocare me io…> il capitano mi blocca con un gesto della mano
<non mi interessa sapere chi ha iniziato cosa, queste cose non devono capitare, ci siamo
capiti?> annuisco mordendomi la lingua, non posso permettermi di innervosirlo ancora
di più, ho bisogno di lui in questo momento. Lui pare soddisfatto e sposta lo sguardo
su alcuni fogli che ha davanti <come puoi vedere sono impegnato, perché eri venuta
da me?> non era così che avevo immaginato di iniziare il mio discorso ma ormai sono
qui e devo provarci, mi schiarisco la voce <signore sono qui perché vorrei che lei mi
affidasse le indagini sui gargoyle, sono certa che alcuni dei miei colleghi già ci stanno
lavorando senza sosta ma vorrei poter essere d’aiuto> sono così nervosa che conficco
le unghie nelle cosce, il capitano sembra soppesare la mia proposta <apprezzo la tua
disponibilità ma ho già abbastanza agenti su questo caso, non ho bisogno del tuo aiuto
al momento ma se in futuro cambierà qualcosa terrò in considerazione la tua proposta,
adesso se non ti dispiace avrei da fare> così dicendo prende i fogli che ha davanti a lui
e comincia a leggerli come se io non ci fossi, lo fisso per qualche secondo sbattendo le
palpebre, non posso crederci che mi stia liquidando in questo modo, sento il sangue
ribollire nelle vene, vorrei prendere quei maledetti fogli e stracciarglieli sotto al naso,
sono certa che non c’entra niente quante persone stanno già lavorando su questo caso,
non vuole che ci lavori io punto e basta, ma se crede che può mettermi in un angolo in
questo modo si sbaglia di grosso. Senza aggiungere altro esco dal suo ufficio, perdere
altro tempo qui sarebbe inutile, vado alla ricerca di Oscar, quando lo trovo gli faccio
segno di seguirmi, una volta fuori mi giro verso di lui e lo guardo decisa <allora, da
dove vogliamo iniziare le indagini?>. Sono giorni che non facciamo che chiedere in giro informazioni ma per il momento
non abbiamo scoperto nulla di nuovo, adesso siamo seduti al tavolo di una locanda
consumando il nostro pranzo in silenzio e con dei musi lunghi a farci compagnia.
Sapevo che non sarebbe stato facile ma speravo di trovare almeno una minima pista,
invece ad oggi sembra che quello a cui abbiamo assistito io ed Oscar qualche giorno fa
sia stato l’unico attacco di gargoyle. Mi porto un boccone di stufato di manzo fumante
alla bocca quando sento un pezzo di un discorso di alcuni arcaici seduti ad un tavolo
vicino al nostro <hai sentito cosa è successo al figlio di Maggie?> sta dicendo una
donna <no, cosa?> <pare che sono settimane ormai che il figlio è scomparso e non si
hanno più notizie, la poverina va tutti i giorni in caserma dai prescelti ma a quelli come
sai non importa niente di noi> faccio cenno ad Oscar di ascoltare la conversazione <è
una donna disperata, non sa più che fare> <è molto curioso> le risponde la donna seduta
al tavolo con lei <cosa?> <anche la nipote di George è scomparsa da qualche giorno>
a quella notizia io ed Oscar ci scambiamo uno sguardo d’intesa, non resisto e mi alzo
per avvicinarmi al tavolo delle due signore, mi schiarisco la voce per annunciare la mia
presenza, le due donne sembrano sorprese di vedermi, il loro sguardo corre
immediatamente alla fascia che porto al braccio, dalle loro espressioni riesco a
percepire chiaramente che non sono ben accetta <scusate se vi interrompo ma non ho
potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione, vorrei avere qualche
informazione in più, potreste raccontarmi cosa è successo?> una delle due donne sbuffa
sprezzante <sono settimane che la povera Maggie vi corre dietro inutilmente e adesso
volete farmi credere che state indagando?> <certo signora, è il nostro dovere> le due
donne si scambiano uno sguardo scettico <bhè lo fate male, ultimamente tra sparizioni
e attacchi di esseri mostruosi il Regno d’Argento è diventato un posto pericoloso in cui
vivere> fa una pausa ad effetto prima di aggiungere <almeno per noi arcaici> vorrei
tanto ribattere e dire che non è così ma in realtà so perfettamente perché molti arcaici
hanno questa opinione di noi, molti prescelti odiano gli arcaici, li trattano come
cittadini di serie B e purtroppo per quanto possa difendere la mia posizione, la verità è
che non c’è nulla che possa dire per cambiare la loro idea, l’unica cosa che posso fare
è andare in fondo a questa storia e dimostrare che non siamo tutti uguali <signora le
prometto che farò tutto quello che è in mio potere per ritrovare le persone scomparse e
fermare questi attacchi brutali> le due donne non mi degnano neanche di un’occhiata
e continuano il loro pranzo. Sconfitta ritorno al mio tavolo, da quando si è creata questa
frattura così netta tra prescelti ed arcaici? Una volta non era così, ricordo perfettamente
che da bambina non c’era questa diffidenza tra di noi, eravamo un unico popolo, cosa
è successo? Termino in silenzio il mio pranzo, la situazione è più grave di quella che
credevo, le sparizioni stanno aumentando ed io mi sento perfettamente inutile, per di
più c’è una piccola parte di me che concorda con le parole delle due signore arcaiche,
io stessa per anni sono stata vittima di pregiudizi, so cosa vuol dire quando i prescelti
non ti prendono in considerazione, vorrei tanto fare qualcosa per migliorare le cose,
ma non mi viene in mente nulla. Ricordo che quando da bambina ero giù di morale per i miei insuccessi mia mamma mi ripeteva sempre la frase: le mura si costruiscono un
mattone alla volta. Le cose non si cambiano in un giorno ma un passo alla volta, ma io
non vedo un piccolo mattone neanche in lontananza. Esco dalla locanda di umore
peggiore di come ci sono entrata <dai, vedrai che prima o poi troveremo qualcosa> mi
dice Oscar provando a tirarmi su <o qualcuno disposto a collaborare> rispondo ad
Oscar con voce monotona, lui mi sorride incerto <noi non ci arrendiamo, ricordi?>
guardo gli occhi fiduciosi del ragazzo accanto a me, azzurri e limpidi come l’acqua del
mare che mi ricordano che a questo mondo non tutti i prescelti sono esseri arroganti e
presuntuosi ma che ci sono anche persone come lui e me, che prendono sul serio
l’importanza della divisa che indossano, gli sorrido fiduciosa <non ci arrendiamo>.

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