Capitolo 26

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Il mattino seguente siamo tutti pronti per partire, una nuova determinazione ci rende tutti ansiosi di iniziare questo nuovo viaggio <ancora con questa storia che lei deve venire con noi?> interviene Ian indicando Jessica <certo> dico superandolo e mettendomi in viaggio <non dirai mica sul serio?> sbraita alle mie spalle mentre continuo ad avanzare <perché no?> Ian mi segue <sai che c’è? Fai come vuoi non mi interessa> detto questo avanza il passo e mi supera mettendosi in capo alla fila senza mai voltarsi indietro, si ritorna ai vecchi tempi quindi, nonostante tutto io sorrido, sono contenta che sia tornato tutto come prima. Ci lasciamo alle spalle la vecchia casa della saggia e con essa la luce del sole, ci inoltriamo di nuovo nella foresta oscura, man mano che ci addentriamo il buio aumenta sempre di più ma questa volta, rispetto a quella precedente, il tratto di strada è davvero breve, contrariamente alle nostre aspettative all’uscita ritroviamo ancora il caldo sole del pomeriggio ad attenderci. Respiro la dolce brezza proveniente dal mare sotto di noi, da qui la vista è spettacolare, ci troviamo sulle pendici del promontorio proprio come aveva detto la saggia, intorno a noi c’è solo mare, non abbiamo alberi a oscurarci la vista e il confine dell’orizzonte si confonde con il cielo, non si capisce dove inizia uno e finisce l’altro, è come se finalmente si incontrassero e non c’è niente di più perfetto. Mi giro intorno in cerca una traccia, un segno, qualunque cosa ma l’unica cosa che riesco a vedere è solo una sconfinata vastità di mare, non si riesce a vedere un lembo di terra nemmeno a sforzarsi. Di fronte a tanto immenso mi sento così piccola ed è così rilassante trovarsi qui, con l’odore di salsedine nell’aria e il vento ad accarezzarmi il viso, sento la coda dei miei capelli danzare sulle mie spalle, per un attimo chiudo gli occhi e mi assaporo questo momento di assoluta libertà, mi godo questo piccolo istante di pace prima di tornare alla realtà <bene, ora non ci resta che trovare la scala> interviene Ian interrompendo la mia piccola estasi personale <da questa parte> ci avvisa Oscar indicando qualcosa oltre il dirupo da qui non riesco a scorgere nulla, mi avvicino a lui per guardare meglio, a un primo sguardo non ci fai caso ma se guardi attentamente le pareti rocciose formano qualcosa di molto simile a una scala di cui però non si vede la fine, provo ad affacciarmi e l’unica cosa che vedo è la schiuma bianca delle onde che si infrange sulle rocce <siamo sicuri che è questa?> chiedo anche se conosco già la risposta <non ci sono altre scale qui> do un’occhiata in giro per valutare la situazione, non c’è altra scelta, dobbiamo scendere da questa parte <sarà pericoloso> esclamo, Ian non perde tempo e fa comparire dal nulla delle imbracature e delle corde <infilate queste> ci dice lanciandocele dopodichè passa a legare le estremità delle corde a diverse rocce, una volta testata la loro resistenza ce ne consegna una ciascuna <legatela alla vostra imbracatura> efficiente prosegue a fare lo stesso con se stesso poi si volta a guardarci, ci passa in rassegna uno ad uno, si sofferma un po’ di più su Jessica, seguo il suo sguardo, non ha un bel colorito, continua a guardare verso il basso con aria preoccupata, non posso fare a meno di ripensare alle parole di Ian sulla pericolosità della missione, sto facendo davvero la scelta giusta portandola con me? Arrivata a questo punto non posso più tornare indietro, spero solo di non pentirmene <mettete anche questi> ci dice Ian consegnandoci dei ramponi <fissateli alle vostre scarpe, vi aiuterà a migliorare l’aderenza> gli rivolgo uno sguardo di gratitudine che lui prontamente ignora <non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo essere giù prima del tramonto, siete pronti?> Oscar mi guarda in attesa della mia risposta, io a mia volta lancio uno sguardo a Jessica che prova a sorridermi per rassicurarmi ma quello che le esce fuori è solo una smorfia, non è un buon segno ma come ha detto Ian non possiamo perdere altro tempo <si, siamo pronti> va lui per primo tenendosi in equilibrio poggiando una mano sulla parete rocciosa, scavalca il dirupo ed inizia la discesa, io lo seguo imitandolo, Jessica scende subito dopo di me mentre Oscar chiude la fila. Il vento ci ostacola la discesa soffia incessante contro di noi, e la vista poi non è affatto d’aiuto, è bellissima e terrificante allo stesso tempo, ci troviamo come sospesi nell’aria e sotto di noi ad accompagnarci c’è solo il rumore fragoroso delle onde, un promemoria non affatto rassicurante. Lancio uno sguardo dietro di me verso Jessica, la trovo a lanciare continue occhiate verso il basso, avanza lentamente e il suo volto ha colore verdastro <non guardare giù> le dico urlando per sovrastare il rumore del vento, lei mi guarda e annuisce, ho come il presentimento che questo è il massimo della risposta che possa darmi in questo momento, ritorno a guardare avanti a me verso Ian che sembra invece sicuro nella sua discesa continua imperterrito senza voltarsi, provo a lanciare uno sguardo oltre di lui per stabilire la distanza ma della spiaggia nemmeno l’ombra e la scalinata sembra ancora molto lunga. Data la pericolosità della discesa stiamo procedendo in maniera molto lenta, mi chiedo se riusciremo ad arrivare davvero alla spiaggia prima che faccia buio, spero tanto di si, se adesso è difficile non oso immaginare come potrebbe essere con il buio. Ogni tanto mi fermo per controllare le condizioni di Jessica, vedo che anche Oscar dietro di lei fa lo stesso, saperlo mi rincuora, spero non manchi ancora molto per la fine di questa scalinata, il percorso sta diventando sempre più impervio man mano che avanziamo la roccia sotto i nostri piedi sembra quasi instabile, improvvisamente un urlo alle mia spalle mi coglie alla sprovvista, sento un rumore di roccia che si sgretola, non penso ma agisco, mi giro di scatto e faccio giusto in tempo a vedere Jessica scivolare verso lo strapiombo, intervengo subito in suo aiuto afferrandola e mettendola in equilibro sul sentiero ma per aiutare lei metto un piede fuori dal gradino della roccia e mi ritrovo a precipitare rovinosamente nel vuoto, mi sento spacciata quando una mano ferma mi afferra all’ultimo secondo, è Ian che mi tiene in salvo tenendomi per mano mentre il resto del corpo penzola pericolosamente nel vuoto dal burrone, sento il cuore che rimbomba forte nel petto, supera anche il rumore delle onde sotto di me, non resisto e guardo giù, mi maledico da sola per averlo fatto, ora il mare sembra così vicino e minaccioso, pronto ad accogliermi nelle sue grinfie bianche e blu <Davis guardami> mi urla Ian dall’alto, obbedisco e mi giro a guardarlo <ti tengo, non ti lascio cadere> mi dice serio ed io gli credo, la determinazione dei suoi occhi mi dice che non mi farebbe cadere per niente al mondo, annuisco e ritrovo la forza, Ian è steso sulla roccia con la sua mano ben salda nella mia mentre io facendo leva su di lui mi do uno slancio e ancoro i miei ramponi alla roccia, la sento ferma sotto i miei piedi e lentamente comincio la scalata, Oscar si unisce a Ian e mi afferra per l’altra mano e mi dà lo slancio per saltare, mi ritrovo finalmente di nuovo sulle mie gambe sulla scalinata, appena i miei piedi toccano il suolo caccio un sospiro di sollievo <Elly perdonami è tutta colpa mia> mi dice Jessica con le lacrime agli occhi <no la colpa non è tua> interviene Ian furioso cogliendomi di sorpresa, mi si piazza di fronte <la colpa è tua> mi dice indicandomi minaccioso <te l’avevo detto che non avresti dovuto farla venire con noi, per poco non rischiavi di sfracellarti su quelle rocce> non credo di averlo mai visto così arrabbiato, o comunque mostrare qualsiasi tipo di emozione <è andata bene no?> gli faccio notare <gli incidenti di percorso possono sempre capitare, con o senza Jessica, la differenza sta nel saperli affrontare> penso di potergli riuscire a vedere il fumo uscire dal naso, apre la bocca per ribattere ma poi ci ripensa e la richiude, alla fine si volta, mi supera e riprende a scendere le scale scuotendo la testa. Riprendiamo i nostri posti e a poco a poco scendiamo sempre più giù, ora riusciamo a vedere anche la piccola spiaggia di cui parlava la saggia, la vista ci rincuora e ci dà coraggio infatti adesso stiamo scendendo con maggiore sicurezza e velocità, anche Jessica sembra aver acquistato maggiore fiducia in se stessa e il colorito del suo visto sembra quasi normale, quasi. Quando mettiamo i piedi sulla sabbia morbida non possiamo fare a meno di sospirare tutti, eravamo molto tesi, inutile negarlo. La spiaggia è davvero piccola, noi quattro occupiamo quasi l’intera superficie, è ricavata all’interno di una piccola insenatura della roccia, questa scala è l’unico modo per raggiungerla via terra. Ci guardiamo intorno in cerca della barca ma di essa nessuna traccia, l’unica cosa che vediamo è una grotta scavata nella roccia proprio di fronte a noi <penso che la barca di cui parlava la saggia si trovi lì dentro> dice Oscar indicando la grotta buia, non perdiamo tempo a decidere sul da farsi, ci tuffiamo subito in acqua e la raggiungiamo a nuoto. L’acqua fredda rigenera i muscoli provati dalla discesa. Dall’esterno non l’avrei mai detto ma la grotta si rivela abbastanza profonda e l’interno non è buio come mi aspettavo ma dalle profondità del mare soggiunge una strana luce azzurra che crea una bellissima atmosfera, sulle pareti rocciose il riflesso azzurro del movimento del mare crea dei bellissimi giochi di luce, sembra di essere in un dipinto. La grotta ci ripara da ogni rumore proveniente dall’esterno si sente solo il suono dei nostri respiri mentre nuotiamo nell’acqua fredda, la luce marina ci permette di orientarci, inizialmente della barca nessuna traccia ma dopo aver nuotato per qualche minuto finalmente nella penombra azzurra riusciamo a intravedere l’imbarcazione di cui ci aveva parlato la saggia, ci dirigiamo diritti verso di lei, è quasi interamente ricoperta da muschio verde, deve essere qui ferma da un bel po’ di tempo. Saliamo a bordo uno alla volta e ci sistemiamo, è abbastanza grande da trasportarci tutti e quattro senza problemi. L’impatto fuori dall’acqua si fa sentire, sto tremando dal freddo, mi faccio calore con le mani sulle braccia mentre getto uno sguardo verso l’esterno, fuori dalla grotta il sole sta calando <dobbiamo uscire subito da qui, non sappiamo cosa sia questo posto né se sia sicuro> interviene Oscar dando voce ai pensieri di tutti, prima ci allontaniamo da questo posto e meglio è. Troviamo dei remi e ne prendiamo uno a testa, iniziamo a remare navigando più veloci che possiamo verso l’uscita della grotta, appena ci spostiamo però sotto di noi la luce azzurra trema per un istante prima di spegnersi improvvisamente, ci blocchiamo tutti e quattro in guardia con i remi a mezz’aria, ci giriamo intorno per capire cosa mai possa essere successo ma veniamo distratti dal sobbalzare della barca, l’acqua ora non è più calma ma inizia a scuotersi, oscilliamo pericolosamente, ci teniamo fermi con le mani sui bordi della barca per evitare di cadere, ma così siamo bloccati qui e non va bene, dobbiamo uscire subito da qui <forza remate> esorto, non so cosa stia succedendo ma non sembra nulla di buono, sento un rumore alle mie spalle e mi giro giusto in tempo per vedere qualcosa uscire dall’acqua, sembra una testa verde <più veloce!> grido con tutto il fiato che ho in corpo, gli altri si girano a guardare cosa ha provocato il mio grido, adesso insieme alla testa sono usciti anche due paia di occhi gialli con una pupilla sottile e allungata al centro, i miei compagni hanno il terrore dipinto sul volto e stanno remando come se ne valesse della loro vita, per quel che ne sappiamo è davvero così. Una bocca mostruosa con delle enormi fauci e una lingua nera lunghissima emerge dalle profondità del mare, porto istintivamente la mano al pugnale al mio fianco, non ho idea di cosa sia ma non ho intenzione di farmi sopraffare dalla paura, lotterò con tutte le mie forze. Un movimento alla mia destra attira la mia attenzione, un enorme tentacolo si sta alzando silenziosamente dalle profondità delle acque, sta per avventarsi su Ian che è intento a remare e non si è accorto di nulla, non esito, tiro fuori il mio pugnale e mi avvento su di lui tranciandolo via, il pezzo di carne ormai inerme ricade in acqua con un tonfo sordo accompagnato dal grido di dolore del mostro, emette un feroce ruggito mostrandoci le sue fauci, Ian molla il remo sulla barca e si alza in piedi, congiunge le mani in avanti e la barca spinta dalla sua magia schizza fuori dalla grotta a gran velocità inseguita dal mostro verde, riusciamo ad uscire fuori dalla grotta giusto un attimo prima che il tentacolo del mostro si abbatta sulla barca, colpisce invece l’acqua generando un’onda. Appena fuori sentiamo un urlo lacerante, ci guardiamo tutti e quattro alle nostre spalle e vediamo il mostro costretto a indietreggiare, qualcosa lo tiene intrappolato nella grotta, e fortunatamente per noi, non può uscire fuori, siamo salvi. Tiriamo l’ennesimo respiro di sollievo, ricadiamo all’indietro sulla barca recuperando fiato <che diamine era quel coso?> chiedo a nessuno in particolare <non ne ho la più pallida idea> mi risponde Oscar anche lui con il fiatone come me, ci siamo presi un bello spavento. Di nuovo in mare aperto la barca adesso ha ripreso stabilità, c’è solo un leggero cullare delle onde a ricordarci che non ci troviamo sulla terra ferma. Il tramonto dipinge l’acqua intorno a noi di un bel rosso fuoco, mi perdo a guardarne le sfumature mentre il sole a poco a poco cala dietro il mare fino a scomparire completamente, seguo con lo sguardo il suo lento scomparire finché di lui non resta più nulla, ad accompagnarci nella navigazione ora è il manto stellato della notte mentre remiamo in direzione sud-ovest, verso la regione Perla.

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