Capitolo 24

22 16 2
                                    

Mi trovo in un corridoio bianco, lunghe pareti spoglie totalmente bianche senza neanche una porta, non riesco nemmeno a vedere la fine davanti a me. Mi giro e vedo che anche alle mie spalle è tutto completamente identico, quale direzione devo prendere?  Mi sento come se mi trovassi ad un bivio, da che parte andare? <Rifletti Elly, rifletti> dico a me stessa cercando di farmi venire un’idea, un’intuizione qualsiasi che mi faccia uscire da questo limbo. Cosa ha detto la saggia a proposito di quello che mi sta succedendo? Mi sembra abbia detto che si tratti di un viaggio dentro alla mia mente, e in effetti ho rivissuto ricordi di episodi davvero accaduti, per non parlare dell’incontro con mio padre, è tutto così intimo, così personale. Mi rendo conto che tutto quello che vedo è tutto nella mia testa e che quindi solo io posso trovare una via d’uscita, chiudo gli occhi e svuoto la mente, mi concentro non su di me, come ho fatto fino ad ora, ma su quello c’è intorno a me, su ciò che reale e ciò che non lo è <ho bisogno che mi indichi la strada> non so se l’ho detto a voce alta o solo nella mia mente ma avverto un movimento e spalanco gli occhi, ora non sono più sola, sul pavimento di fronte a me c’è il piccolo coniglietto con tre orecchie, mi fissa arricciando il naso e poi corre verso di me, passa attraverso le mie gambe e mi supera <ehy aspetta!> grido, mi giro e lo inseguo, corriamo attraverso il corridoio bianco infinito, non so quanto tempo impieghiamo prima di incrociare un bivio, non faccio nemmeno in tempo a registrare l’immagine avanti a me che il coniglietto subito imbocca la strada, non mi dà neanche la possibilità di scelta, devo seguirlo e basta, improvvisamente svoltiamo a destra, poi a sinistra poi ancora a sinistra, poi dal nulla compare una scala davanti a noi e saliamo, io salgo, lui salta scalando i gradini tre alla volta, provo a tenere il suo passo, non so dove stiamo andando ma lo inseguo, svoltiamo ancora a destra ed eccola lì, di fronte a me, alla fine di questo immenso corridoio vedo finalmente una porta. E’ un’immensa porta dorata con intagli al suo interno a disegnare una cornice floreale, è luminosa e imponente, occupa tutto il mio campo visivo, credo di non averne mai viste di così grandi. Abbasso lo sguardo a vedere la reazione del coniglietto ma è scomparso, di lui nessuna traccia ma ormai non ha alcuna importanza, non ho più bisogno di lui, questa volta non ho dubbi so dove devo andare, il richiamo verso la porta è potente, è come se tutta la mia vita mi abbia guidata fino a questo momento, sento il bisogno irrefrenabile di spalancare questa porta, le mie mani fremono, mi avvicino quasi venerandola, il bagliore che emana le dona un aspetto surreale, alzo lentamente la mano e la poso sul pomello rotondo, il contatto con l’oro è freddo e caldo allo stesso tempo, resto per un attimo ferma con la mano stretta sul pomello, faccio un profondo respiro e tiro, ma non succede nulla. Sbatto gli occhi confusa, tiro ancora più forte ma niente, forse occorre più forza? Do una spallata, un calcio, mi ci butto dentro più e più volte ma è tutto inutile, la porta non si smuove minimamente. Mi allontano di un passo e la fisso, ci deve essere un altro modo per aprirla, ripenso al discorso di mio padre, lui paragonava l’ingresso nelle menti altrui come a una piccola porta nascosta, e non penso che sia un caso che ora davanti a me ci sia proprio una porta, qualcosa mi dice che questa è la porta della mia mente. Non ho dubbi, ne sono convinta, dietro a questa porta c’è la soluzione ai miei problemi, se riesco ad aprire questa porta potrò finalmente sbloccare la mia mente e di conseguenza le mie abilità. Mi siedo a terra, questa volta non ho un cuscino ma pazienza, trovo comunque una posizione comoda e mi rilasso, chiudo gli occhi e controllo il mio respiro: inspiro ed espiro. Conto lentamente il numero dei miei respiri e man mano faccio trascorrere sempre più tempo tra un respiro e l’altro, lascio che la mia mente si svuoti, non apro gli occhi ma focalizzo comunque la porta di fronte a me, la tengo ben impressa nella mia mente, la guardo, la studio, la memorizzo e visualizzo nella mia mente l’immagine della porta che si apre, la tengo ben impressa, è cosi reale che sembra di toccarla ed è con questa immagine che riapro gli occhi. Sono rilassata e determinata, so che questa volta ce la posso fare, mi alzo e mi avvio lentamente verso la porta, nella mente la vedo chiaramente mentre si apre e nello stesso istante poggio la mano sul pomello dorato e giro, senza opporre la minima resistenza la porta si apre con un secco click, resto per un attimo senza fiato, ho quasi il timore di aprirla, fisso la luce che filtra attraverso la piccola fessura, stringo forte la mano sul pomello della porta prima di spalancarla completamente, una luce abbagliante mi invade, non riesco a vedere nulla, sono totalmente accecata, è così forte che sento la mia pelle bruciare, provo a farmi schermo con le mani ma è tutto inutile è troppo forte, in preda al terrore mi accascio a terra e stringo gli occhi, mi metto in posizione fetale e caccio un grido profondo quasi viscerale, non lo controllo, mi esce spontaneo e liberatorio, ma non lo blocco lo lascio sfogare, lascio uscire fuori tutto il dolore, la frustrazione, la rabbia e la vergogna che mi ha accompagnata per tutti questi anni, butto fuori tutto e quando ho finito mi sento libera, più leggera. Mi sento nuova. Lentamente ritorno in me, mi calmo, il mio respiro torna regolare, tendo le orecchie ad avvertire anche il minimo movimento ma intorno a me c’è l’assoluto silenzio. Non sono più stesa sul pavimento ma sono seduta, deve essere cambiato di nuovo qualcosa intorno a me e mi rendo conto che anche la luce attorno a me è scomparsa, apro lentamente gli occhi li sbatto più e più volte per riuscire a mettere a fuoco l’immagine intorno a me, poco alla volta mi rendo conto di trovarmi in una stanza completamente buia, non vedo nulla ma avverto chiaramente il cuscino su cui sono seduta. Allungo la mano e sfioro la tazza ormai fredda da cui ho bevuto la tisana. Sono tornata nella casa della saggia. Distendo lentamente le gambe che sento ormai intorpidite, un formicolio poco piacevole attraversa il mio corpo, sento tutti i muscoli come paralizzati. Muovo lentamente le dita dei piedi per riabituare il mio corpo al movimento poi passo alle dita delle mani per riprendere il contatto con lo spazio e l’aria intorno a me, lentamente i muscoli indolenziti si sciolgono, lascio al mio corpo il tempo che gli occorre per riprendere il pieno controllo delle proprie facoltà, quando mi sento pronta mi metto in piedi, barcollo leggermente perdendo l’equilibrio, mi mantengo contro il muro per non cadere, non mi fido ancora delle mie capacità motorie, sento tutto il sangue defluire verso le punte dei piedi, quasi mi fanno male al contatto con il pavimento, trattengo un verso di dolore e mi sforzo a muovere lentamente un piede avanti all’altro, poco alla volta riacquisisco la mobilità, cammino tenendomi con la mano sulla parete, mi chiedo per quanto tempo sono rimasta in questa posizione per ridurmi in questo stato. A tentoni lungo il muro raggiungo la porta che si apre al primo tentativo, come avevo immaginato non era chiusa a chiave. Mi ritrovo nel corridoio della casa della saggia, zoppicando mi dirigo verso la cucina, sento delle voci in sottofondo, le riconosco immediatamente, sono le voci dei miei compagni. Quando mi vedono comparire sull’uscio della porta si zittiscono e mi guardano sorpresi, Oscar è il primo ad alzarsi e a correre verso di me abbracciandomi, non trattengo una smorfia di dolore, deve rendersene conto perchè subito si allontana e mi squadra da capo a piedi <Elly! Finalmente ti sei svegliata, come ti senti? Tutto bene?> provo a parlare ma ho la gola secca mi esce solo un mugolo incomprensibile, annuisco ad Oscar per dirgli che va tutto bene, Jessica mi porge un bicchiere d’acqua la guardo con gratitudine, solo ora mi rendo conto dell’incredibile sete che ho in questo momento, sento la gola arida, butto tutto giù in un sorso, il contatto con l’acqua fresca è piacevole, appena finisco anche lei mi abbraccia con delicatezza <eravamo tanto in pensiero per te volevamo venire a controllare come stessi ma Ian e la saggia ce lo hanno impedito, dicevano che dovevamo darti tempo> lancio uno sguardo lungo la stanza fino a trovare lo sguardo penetrante di Ian, i suoi occhi profondi mi scrutano, ne sento il peso addosso, li sento leggermi l’anima, distolgo lo sguardo non riuscendo a sostenerlo, gli effetti che mi provoca saranno sempre un mistero per me. La saggia è sulla sua solita poltrona scolorita e mi fissa con aria curiosa ma anche soddisfatta <vieni a sederti con noi> mi invita Oscar guidandomi verso il divano, mi sostiene senza lasciarmi andare nemmeno per un secondo <sto bene, davvero> gli sorrido con fare rassicurante ma li vedo che sono entrambi preoccupati <quanto tempo è passato> chiedo curiosa <cinque giorni> mi risponde Jessica, non riesco a trattenere un sussulto, non immaginavo che fosse passato così tanto tempo, ora capisco perché sono così preoccupati <capisco> è l’unica cosa che riesco a dire <cos ‘è successo lì dentro?> mi chiede Oscar curioso lo vedo che è impaziente di sapere se ha funzionato <non saprei spiegartelo, è stato un…viaggio strano attraverso la mia mente e i miei ricordi e anche qualcosa di più> dico ripensando a mio padre, mi chiedo se sia stato solo frutto della mia fantasia o se sia stato qualcosa di più. Accarezzo distrattamente il medaglione con la mano mentre il mio sguardo è perso nel vuoto, sento un sorriso comparirmi sul viso, per quanto assurdo sono convinta che non sia stato solo un sogno ma che ho davvero avuto quella conversazione con lui. Custodirò questo ricordo per sempre dentro di me. Jessica e Oscar mi fissano confusi, e forse anche un po’ preoccupati, io lascio andare una risata liberatoria, accade qualcosa di magico quando si ride, è come una pozione ristoratrice, ti guarisce da dentro e ti illumina dall’esterno, tutto il mondo dovrebbe ridere di più, sono certa che si risolverebbero gran parte dei problemi. Non mi sono mai sentita così bene <davvero non so spiegarlo vi basti sapere però che adesso mi sento molto meglio> entrambi mi sorridono rilassandosi <bene> interviene la saggia alzandosi dalla poltrona <ora non ci resta che vedere se ha fatto effetto> un silenzio tombale cala nella stanza, l’attenzione di tutti è su di me ne sento gli sguardi addosso, sento il cuore prendere a battere più forte nel petto, è il momento della verità <sono certa che i tuoi compagni non hanno alcun problema a lasciare che tu usi le tue abilità su di loro> scuoto la testa <no, non potrei mai farlo su di loro> ribatto decisa <se sono davvero tuoi amici non dovrebbero avere alcun problema, sanno che tu non potresti mai fare loro del male> Oscar mi mette una mano sulla spalla <tranquilla Elly va tutto bene, prova pure su di me se vuoi> lo guardo con gratitudine, in effetti questo è l’unico modo per capire se il viaggio che ho appena fatto ha dato davvero i suoi frutti, essendo una mentalista, per mettere in pratica le mie abilità ho bisogno necessariamente di un’altra persona e forse con Oscar sarà semplice, con lui c’è tanta complicità, siamo amici da tanti anni, sono certa che non opporrà resistenza <fagli fare qualcosa che non farebbe mai e poi mai> mi istruisce la saggia <solo così potremmo capire quanto è profonda la tua abilità> mi spiega, rifletto sulle sue parole, è vero è l’unico modo ma non vorrei mai fare nulla che possa metterlo in difficoltà <certo, mi sembra giusto, forza Elly> mi esorta Oscar, ci alziamo e ci mettiamo al centro della stanza, lui si posiziona davanti a me in attesa mentre io lo guardo indecisa sul da farsi, cosa potrei mai fargli fare? Anche Ian si alza a guardare <dai fai questa cosa e facciamola finita, non ne posso più di stare in questo posto con questa compagnia> sbotta avvicinandosi a noi, con la mano si sposta distrattamente i capelli che gli ricadono ostinatamente ribelli sulla fronte, tutti lo guardano infastiditi ma Ian ignora i loro sguardi e guarda solo me <non dovrà volerci molto, il tuo cagnolino sono certo non opporrà alcuna resistenza, sarà un gioco da ragazzi fargli fare quello che vuoi, anzi scommetto che non hai nemmeno bisogno di usare le tue abilità da mentalista> lo guardano tutti in cagnesco, io invece mi ritrovo a fissarlo pensierosa, forse ha ragione dopotutto, mi trovo a riflettere sulle sue parole ed è vero ciò che ha detto, Oscar sicuramente non opporrà resistenza, farebbe di tutto pur di aiutarmi, sarà tutto fin troppo facile, invece devo provare con qualcuno di più ostile, qualcuno che mi renda il gioco più difficile, qualcuno tipo lui. Gli rivolgo un sorrisetto, ora impara a comportarsi sempre da stronzo, lui mi guarda inarcando un sopracciglio, devo fargli fare qualcosa che non farebbe mai. Svuoto la mente e mi concentro su di lui, mantengo il contatto visivo e cerco l’ingresso alla sua mente, è la prima volta che provo a farlo su un’altra persona, ci metto un po’, non è facile è ben nascosta e molto piccola eppure eccola lì, una piccola porticina nera, me la figuro nella mente mentre si apre e nell’esatto momento in cui lo faccio vedo il suo sguardo velarsi <Ian> lo chiamo, tutto il suo corpo risponde al mio richiamo, una sensazione di potenza mi pervade, qualcosa che non farebbe mai? <Sussurrami qualcosa di carino all’orecchio> gli ordino ridacchiando, uno come lui che non ha mai una parola carina per nessuno gli dovrebbe essere difficile trovare qualcosa da dire a me. Lo vedo avvicinarsi come in trance, supera Oscar senza nemmeno guardarlo, i suoi occhi sono puntati fissi nei miei,  si posiziona pericolosamente vicino al mio volto, mi rendo conto che non l’ho mai visto così da vicino, faccio l’errore di alzare la testa per guardarlo, mi perdo nella profonda oscurità dei suoi occhi, è come se fossi anche io a mia volta in trance, sento il suo alito caldo sulla guancia mentre si avvicina sempre di più, ho la pelle d’oca, si china pericolosamente su di me e le sue labbra sfiorano il mio orecchio, avverto una sensazione mai provata prima, un brivido mi percorre tutta, mi si blocca il respiro e si svuota la mente, perdo totalmente la cognizione della realtà, mi dimentico di Oscar, della saggia, di tutto, ci siamo solo io e lui e quelle dannate labbra sul mio orecchio <sei bellissima> mi dice in un sussurro che solo io posso sentire, la sua voce è come una carezza, mi scappa un sospiro <sei così dannatamente bella che ogni volta che ti guardo mi ricordo che in mezzo a tutto questo inferno, il paradiso esiste> non faccio in tempo a registrare le parole che mi ha appena sussurrato che l’effetto del mio comando si esaurisce ed Ian ritorna in sé, completamente padrone di se stesso e completamente infuriato con me per ciò che gli ho fatto fare, il suo sguardo cambia rispetto a quello che aveva fino ad un’istante fa, si indurisce, è furioso, credo che vorrebbe uccidermi in questo momento, il suo respiro si fa pesante, i nervi sono tesi, vedo la vena sul suo collo pulsare, non dice nulla, nemmeno una parola, ma si precipita impaziente fuori dalla casa sbattendo la porta alle sue spalle come a voler mettere più distanza possibile tra di noi mentre io mi accascio senza forze sul divano, qualcuno intorno a me dice qualcosa ma lo ignoro, non lo sento, sono così frastornata che faccio fatica a realizzare ciò che è appena accaduto e non so se è perché finalmente sono riuscita ad usare le mie abilità o per quello che mi ha detto Ian. Mi scopro a chiedermi se pensa davvero ciò che ha detto o è solo frutto del mio comando. Muoio dalla voglia di saperlo, sono tentata di seguirlo fuori e chiederglielo ma è ridicolo, cosa importa? Scuoto la testa confusa, seppur lo pensasse davvero, cosa cambierebbe?

La prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora