Capitolo 7

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I sassolini scricchiolano sotto al peso del mio passo, mi giro lentamente intorno alla
ricerca di quello giusto, mi accovaccio sulle gambe per guardare più da vicino, alla fine
ne trovo uno che fa al caso mio e lo raccolgo, mi avvicino alla sponda del lago con il
sassolino ben stretto nella mano, prendo la spinta giusta e lo lancio in acqua con tutte
le mie forze, porto il conto di quanti salti fa prima di affondare, la superficie dell’acqua
si increspa lì dove è passato il mio sassolino, resta traccia del suo passaggio solo per
qualche secondo prima che il lago ritorni alla sua naturale calma piatta, come se niente
fosse successo. Un po’ come il nostro passaggio su questa terra, per quanto ci possiamo
sforzare, al massimo possiamo creare qualche piccola increspatura, ma una volta
terminato il passaggio di noi non resta più nulla. Certo questo non vale per tutti, ci sono
quelli che scrivono la storia, quelli che verranno ricordati nel tempo, tutti noi ambiamo
ad essere qualcosa di più che un semplice sassolino, abbiamo il timore che una volta
completato il nostro cammino verremmo dimenticati, ma sono poche le cose che fanno
davvero la differenza. Mi siedo sulla riva del lago e guardo il sole accarezzarne la
superficie, adoro quel tenero luccichio che si forma sull’acqua, resto incantata a
guardarlo mentre la mia mente vaga alle indagini di questi giorni. Io ed Oscar abbiamo
chiesto in lungo e in largo, ci siamo spinti anche fuori di Città Eterna, abbiamo visitato
altri paesini della regione Bianca ma non abbiamo scoperto nulla di solido. Solo in
un’occasione abbiamo trovato un arcaico che ci stava raccontando di aver assistito ad
un attacco di un gargoyle, ma proprio mentre stava arrivando al punto, una coppia di
prescelti del dipartimento degli affari interni si è intromessa dicendo che non avevamo
alcun diritto di ficcare il naso, si proprio così, ficcare il naso! Prima d’ora questa divisa
è sempre stata per me un ottimo lasciapassare, nessuno ha mai ostacolato il mio lavoro,
paradossalmente ora è proprio il mio ruolo a impedirmi di muovermi liberalmente, c’è
una rigida gerarchia all’interno dei dipartimenti, e ora più che mai ne sto scoprendo il
peso. Sono stata rilegata fuori dalla loro cerchia ristretta, c’è una certa segretezza che
aleggia intorno a questa storia, e più vado avanti e più mi convinco che devo saperne
di più, Oscar naturalmente la pensa come me, secondo lui è un’ingiustizia la nostra
estromissione dalle indagini ma ritiene che dobbiamo agire con più cautela perché
potrebbero esserci delle conseguenze, stiamo disobbedendo a degli ordini ben precisi
del nostro capitano. Mi stendo sulla schiena e lascio vagare il mio sguardo tra gli alberi
che si muovono accarezzati dal vento in cerca di ispirazione. Cosa farebbe lui? E’ il
pensiero che mi tormenta in questi giorni, scuoto la testa e mi rimetto in piedi con un
balzo, è ora di iniziare il turno e devo tornare in caserma.
Ad attendermi alla mia scrivania trovo il capitano Thomas in persona <ah, eccoti
finalmente!> dall’espressione arcigna del suo volto non si prospetta nulla di buono <mi
cercava capitano?> gli chiedo in tono innocente <seguimi> tuona secco e senza
attendere oltre si avvia, lo seguo in silenzio perché non ho altra scelta. Una volta nel
suo ufficio, non attende nemmeno che io chiuda la porta dietro di me prima di iniziare la sua sfuriata <ma cosa vi salta in mente!> la vena sulla sua fronte pompa
pericolosamente, questa volta sono nei guai <mi sembra di essere stato chiaro quando
ti ho detto che dovevi restarne fuori e tu non solo hai disobbedito a un mio ordine
diretto ma hai addirittura coinvolto il tuo partner in questa ridicola storia> è inutile far
finta di non capire di cosa stia parlando <lei non mi ha dato altra scelta> la sua mascella
si irrigidisce, mi guarda in cagnesco, non l’ho mai visto così infuriato <io sono il tuo
capitano e ti ho dato un ordine! E quando lo faccio mi aspetto che questo venga eseguito
e invece non fanno che arrivarmi voci all’orecchio in cui tu e Martinez andate in giro
a fare domande> non mi lascio intimidire dal suo tono di voce alterato, resto ferma al
mio posto con lo sguardo diritto nel suo <lo capisci che così facendo rischi di mettere
in pericolo le indagini in corso. Ti ho detto di restarne fuori!> <ed è questo il problema>
ribatto senza preoccuparmi di mantenere la calma <sono anche io una prescelta che la
cosa vi piaccia o no e voglio essere aggiornata dei pericoli che incombono sulla mia
terra, devo poter proteggerne gli abitanti, questo è il mio lavoro> urlo indicandomi la
fascia che porto al braccio <non abbiamo bisogno di te per proteggerli> ahia! Questo
fa male, pensano tutti che io non sia abbastanza capace da poter difendere la mia gente,
per quanto io mi sforzi, per quanto io mi alleni è tutto inutile, non vengo mai presa sul
serio, sarò per sempre una prescelta di serie B <è tutto inutile vero?> le parole mi
escono da bocca in un piccolo soffio, il tono così basso e senza la mia solita grinta,
quasi non mi riconosco, il capitano resta sorpreso, è la prima volta che mi mostro così
vulnerabile di fronte a lui <qualunque cosa io faccia, per quanto io possa impegnarmi
lei non mi riterrà mai all’altezza del mio ruolo> non risponde, ma gli leggo la verità
sul volto, annuisco <capisco> il capitano prova ad aprire per bocca per dire non so cosa
ma non mi interessa neppure più, lo blocco all’istante <voglio parlare con il capo dei
dipartimenti> la frase mi esce da bocca da sola, non lo avevo preventivato, la sua
espressione è sorpresa, così tanto da essere quasi buffa <come hai detto scusa?> <mi
ha capito> ribatto seria, ormai quel che è fatto è fatto, non avrebbe senso rimangiarmi
le parole <come osi piccola…> alza le mani in aria e gira furioso per la stanza <non ne
hai alcun diritto!> se prima era furioso adesso è imbestialito <fuori dal mio ufficio!
subito!> mi giro senza aggiungere altro ma prima che possa uscire dalla stanza
aggiunge <Davis, sei sospesa dal servizio fino a data da destinarsi> non rispondo, non
gli do questa soddisfazione, ma sbatto la porta dietro di me e mi dirigo spedita verso
l’esterno della caserma, lungo la strada faccio segno ad Oscar di seguirmi <è assurdo!>
grido una volta fuori <cosa è successo!> <quel bastardo mi ha sospesa!> Oscar è
sorpreso quanto me <non può averlo fatto!> <e invece si!> apro e chiudo le mani a
pugno nervosa, cammino avanti e indietro in cerca della calma ma non ci riesco, non
mi aspettavo una decisione del genere dal capitano. Dopo qualche istante di silenzio
Oscar aggiunge <Elly, dimmi la verità, cosa gli hai detto?> distolgo lo sguardo dal suo
<ho chiesto di poter parlare con il capo dei dipartimenti> Oscar spalanca la bocca <tu
cosa?> tra i prescelti esiste una rigida gerarchia, siamo tutti divisi in squadre ed ogni
squadra ha un capitano ma in realtà tutti i dipartimenti rispondono ad un unico grande capo, il capitano stesso deve rispondere a lui. Noi prescelti però non abbiamo mai
contatti con lui, sono i capitani delle varie squadre a fare da tramite. Al di sopra del
capo c’è poi il consiglio ed infine il re. Ognuno nel nostro regno ha una posizione ben
precisa nella società ed io chiedendo di parlare con il capo ho apertamente sfidato il
capitano Thomas e la sua autorità scavalcandolo, ho praticamente messo in discussione
il suo operato chiedendo di poter parlare con qualcuno al di sopra di lui. Che io sappia
nessuno dei prescelti prima d’ora si è mai rivolto al capo dei dipartimenti, solo i
capitani gli fanno rapporto. È un affronto, lo so, ma in quel momento ero fuori di me,
sono stanca di subire queste ingiustizie, non può trattarmi in questo modo <vuoi far
rapporto al capo sull’operato di Thomas?> <si> rispondo senza esitazione <ti rendi
conto di quello che stai dicendo? Cavolo Elly, ci credo che ti abbia sospesa, ma cosa ti
passa per la testa> bene ho deluso anche il mio migliore amico, chi è il prossimo? <mi
dispiace Oscar, so perfettamente di essere troppo impulsiva a volte ma sono stanca di
essere vittima di questi pregiudizi nei miei confronti> <ti capisco, davvero, ma questo
non è il modo giusto di affrontare il problema> annuisco, so che Oscar ha ragione, così
facendo ho solo peggiorato la situazione <dai ora vai a casa a riposarti, cerca di avere
un comportamento tranquillo in questi giorni, fai calmare le acque e poi andrai da
Thomas a chiedere scusa, vedrai che ti rimetterà in servizio> lo guardo sbalordita <io
non chiedo scusa proprio a nessuno!> sbotto infastidita <Elly> mi rimprovera lui
<questo tuo orgoglio dove ti porterà?> <non lo so Oscar ma ho fatto una promessa,
fermerò questi attacchi, scoprirò chi si nasconde dietro a queste sparizioni, con o senza
questa divisa> e così dicendo me ne vado, ma questa volta Oscar non mi segue.

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