Il mattino seguente ci rimettiamo subito in viaggio, riposati e pieni di energie ci
mischiamo di nuovo tra la folla di viaggiatori, resto affascinata dai tanti venditori
ambulanti che troviamo lungo il tunnel, alla luce soffusa generata dalle torce si crea
un’atmosfera davvero unica, sembra di stare in un altro mondo, ci sono venditori di
spezie, tappeti e stoffe varie. L’aria è addolcita dal profumo di candele e oli profumati,
vorrei tanto avvicinarmi per acquistare qualcosa, alla mamma piacciono tanto le
candele profumate, ma ora non posso, le circostanze non me lo permettono ma mi
riprometto alla prima occasione di ritornarci e fare un giro con calma e di portare anche
la mamma e zia Linda con me.
E’ trascorso un altro giorno di cammino, quando arriviamo alla fine del tunnel è ormai
quasi buio, all’uscita ci accoglie una vasta landa deserta interamente ricoperta da
arbusti secchi, un paesaggio completamente diverso se penso alla vegetazione
rigogliosa della regione Bianca <qui siamo troppo esposti> afferma Oscar guardandosi
intorno <quanto dista la città più vicina?> chiede ad Ian <la più vicina è città Fredda e
si trova a circa un paio di ore di cammino> fisso il cielo calcolando quante ore di luce
ci restano ancora <Elly tu che dici di fare?> mi chiede Oscar <io direi di continuare,
fermarci qui per la notte non credo sia una buona idea, è meglio andare in città e cercare
un posto per dormire, nessuno ci conosce non faranno caso a noi> Ian ci indica <avete
pur sempre le vostre divise> annuisco <si, ci proteggeranno da domande indiscrete, la
divisa spesso incute timore> rifletto ad alta voce <quindi è deciso> conclude Oscar,
Ian non si esprime ma riprende a camminare in testa al gruppo, segno che è d’accordo
con noi, io ed Oscar ci scambiamo uno sguardo d’intesa prima di seguirlo ormai
rassegnati al suo atteggiamento.
Proprio come Ian aveva previsto arriviamo a città Fredda dopo due ore di cammino,
ormai la notte è scesa con il suo mantello buio e la stanchezza si fa sentire, non abbiamo
nemmeno bisogno di confrontarci, appena vediamo una locanda ci fiondiamo
all’interno desiderosi di un pasto caldo e di un tetto sopra la testa per la notte. Dalla
folla che troviamo direi che non siamo gli unici ad aver avuto questa idea, gli ospiti
della locanda sono tutti viaggiatori che hanno appena attraversato il tunnel. Questa
volta optiamo per prendere tre camere separate, il sollievo sui volti di Ian e Oscar è
così evidente che non riesco a trattenere una risata, entrambi mi guardano senza capire
il che mi fa ridere ancora di più, il proprietario della locanda mi guarda curioso, molto
probabilmente se non fosse per la divisa che indosso mi crederebbe una pazza, ma
naturalmente non osa porre ulteriori domande quindi ci affida a ognuno di noi le chiavi
delle nostre stanze e ci augura una buona notte. Ci dirigiamo in silenzio verso il piano
di sopra dove ci sono le nostre stanze, sono una accanto all’altra, ci salutiamo
velocemente ed entriamo ognuno nelle nostre camere, una luce soffusa e un fresco
profumo di lenzuola pulite mi accolgono appena metto piede all’interno. Il grande letto a baldacchino occupa l’intera stanza, mi ci butto sopra senza ritegno stremata, rotolo
su me stessa in posizione supina e chiudo gli occhi, ci siamo, dico a me stessa, fino ad
ora è stata una passeggiata, adesso arriva la parte più difficile, dobbiamo trovare un
saggio e qualcosa mi dice che non sarà facile, in tutta la mia vita non ho mai pensato
all’eventualità di avere a che fare con uno di loro, ed ora che ne ho bisogno mi rendo
conto che non ho idea da dove iniziare a cercarli. Nonostante la titubanza iniziale ora
sono contenta che Ian sia qui con noi, la sua esperienza ci è stata molto utile, quasi mi
consola il fatto che lui ci sia. Mi scopro sorpresa mentre analizzo questa nuova
consapevolezza, ora capisco perché zia Linda gli abbia chiesto di accompagnarci. Mi
siedo sul letto, ho bisogno di farmi una bella doccia rilassante per ricaricarmi, domani
mattina devo essere piena di energie non posso permettermi di essere stanca, avrò tutto
il tempo di rilassarmi a fine missione. Impedisco a me stessa di fantasticare di come
sbatterò in faccia la mia vittoria al capitano Thomas e a tutti quei prescelti che in questi
anni non hanno fatto che deridermi e umiliarmi. Mi alzo e mi dirigo verso la porta sulla
parete accanto a me, ruoto la maniglia e la apro decisa mentre inizio a sbottonarmi i
bottoni della divisa quando mi blocco con la mano a mezz’aria sull’uscio della porta,
questo decisamente non è il bagno! Come nella stanza da cui sono appena uscita anche
qui c’è un enorme letto a baldacchino che occupa l’intero spazio ma non è questo ad
attirare la mia attenzione, di fronte a me c’è Ian con addosso solo un asciugamano a
coprirgli i fianchi, i capelli ancora bagnati gocciolano sul suo petto nudo, lo guardo con
la bocca spalancata senza il coraggio di fiatare, quando mi vede sul suo volto compare
un’espressione sorpresa, la stessa che ho io in questo momento molto probabilmente.
Con lo sguardo mi percorre tutta prima di ritornare a puntare quei suoi profondi occhi
neri diritti nei miei <vedi qualcosa che ti piace?> mi chiede, la sua voce roca mi riscuote
dalla mia trance, abbasso la mano che ancora penzolava in aria e giro la testa dall’altra
parte, poso lo sguardo su tutta la stanza eccetto che su di lui <s-scusami credevo fosse
il bagno> <sei tutta rossa> il suo commento non mi aiuta, sono così nervosa che
balbetto e non faccio che guizzare lo sguardo dalla porta, al pavimento, all’armadio, al
letto…no, il letto decisamente no <a quanto pare devono averci dato delle stanze
comunicanti> commenta Ian <g-già> mi maledico da sola, da quando balbetto? <puoi
guardarmi senza problemi, non mi dà fastidio> <c-cosa?> e i miei occhi traditori
posano di nuovo lo sguardo su di lui, è ancora lì impalato davanti a me e un sorriso
impertinente che non gli avevo mai visto prima gli trasforma il viso, sembra più
giovane e due adorabili fossette gli decorano le guance, se possibile sento la mia faccia
andare ancora più a fuoco <forse una doccia fredda potrebbe aiutarti> mi deride lui, gli
lancio uno sguardo omicida <non ne ho bisogno> e me ne vado sbattendomi con forza
la porta alle spalle, mi appoggio al legno sicuro che mi sorregge mentre scivolo
lentamente a terra, mi passo una mano sul volto bollente, cosa mi è preso? Mi guardo
intorno e solo ora mi rendo conto che nella stanza c’è anche un’altra porta, mi maledico
da sola, se me ne fossi resa conto prima mi sarei risparmiata questa figuraccia. Mi alzo
e mi avvio lentamente nella direzione di quello che penso sia il bagno ma questa volta apro lentamente la porta, sbircio con un occhio solo, quando sono certa che si tratti
realmente del bagno entro decisa, apro la doccia e lascio scorrere l’acqua mentre mi
spoglio della divisa e mi ci immergo. Il getto caldo ha un immediato effetto rilassante
su tutti i muscoli in tensione del mio corpo, mi sento lentamente sciogliere mentre la
stanchezza a poco a poco si affievolisce. Quando mi metto nel letto ci metto poco ad
addormentarmi, nel buio però compare un’immagine fin troppo nitida dietro ai miei
occhi, impreco cercando di scacciarla via, ma quel sorriso impertinente è ancora troppo
fresco nella mia testa, ed è proprio con quell’immagine che scivolo dolcemente in un
sonno profondo.

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La prescelta
FantasyElly non è un'umana qualsiasi, lei è una prescelta, ovvero un' essere umano dotato di abilità speciali, peccato però che le sue sembrano tardino a mostrarsi, motivo per cui è sempre vittima di pregiudizi, è sottoposta ogni giorno ad una forte pressi...