Capitolo 18

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Esistono diversi tipi di silenzio, c’è quello classico in cui semplicemente non ci sono rumori e poi c’è quello talmente profondo che riesci a sentirti il battito del cuore pulsare nelle orecchie, così assordante da essere rumoroso. Credevo di sapere cosa fosse il silenzio, fino ad oggi, fino alla foresta oscura. Appena mettiamo piede all’interno della foresta oscura è come essere arrivati all’interno di un altro mondo, un’altra realtà. Un silenzio così pesante da poterlo sentire, intorno a noi è tutto buio, ci mettono un po’ i miei occhi ad abituarsi alla totale mancanza di luce, sento i peli delle braccia drizzarsi, avverto qualcosa nell’aria, qualcosa di pesante, qualcosa di cui è impregnato l’intero luogo, lo sento penetrarmi nelle ossa, nei polmoni, l’aria stessa è come se avesse cambiato densità <avvertite niente di strano?> chiedo in un sussurro al resto del gruppo, ho paura a parlare con un tono di voce più alto, è come se tutto intorno a noi fosse immobile e ho paura che un mio gesto o una mia parola possa frantumare questo istante del tempo, come un bicchiere che cade sul pavimento <è la magia> mi spiega Ian, mi guardo intorno ad occhi spalancati, cerco di intravedere qualcosa di diverso, qualcosa di magico, ma a parte la sensazione che provo in questo momento, all’apparenza sembra tutto normale. Intorno a noi ci sono distese infinite di alberi che si diramano in ogni direzione, provo ad alzare la testa ma non riesco a vedere dove questi finiscono, ci sono solo dei tronchi lunghissimi che si estendono a perdita d’occhio, e ovunque sia la cima, deve essere così fitta da tappare completamente la luce, sembra notte sopra le nostre teste. Ho un brivido lungo la schiena. Tendo le orecchie al minimo rumore, i miei nervi sono tesi, ho la fronte imperlata di sudore <Jessica, dista molto la dimora del saggio?> chiedo con un filo di voce, voglio provare ad avere una percezione precisa del tempo, perché dall’esatto momento in cui ho messo piede qui dentro è come se avessi perso ogni riferimento, sapere quanto tempo dovremmo stare qui dentro potrebbe darmi un’idea dello scorrere del tempo, è tutto così surreale, mi chiedo come sia possibile orientarsi qui dentro senza poter vedere il sole <il saggio si trova all’estremità opposta della foresta, mi dispiace dovervi dire che dovremmo attraversarla tutta> fa un attimo di pausa come per lasciarci il tempo di assimilare l’informazione e poi riprende <dalle mie ricerche nessuno è stato in grado di fare una stima precisa del tempo che ci è voluto per arrivarci, il tempo qui dentro è un concetto relativo, potrebbe essere un giorno come potrebbe essere un mese> sento Oscar imprecare accanto a me <non perdiamo altro tempo, qual è la direzione?> interviene Ian rivolgendosi a Jessica <da quella parte> e così dicendo alza un dito ad indicare la strada davanti a noi, stringo gli occhi per provare a vedere più a lungo possibile ma è inutile, non si vede nulla e in più tutta questa vegetazione è un ottimo nascondiglio per animali o altri esseri che vivono in questo posto, sarà difficile avvistare in tempo un possibile nemico <restiamo vicini> dice Ian mettendosi al mio fianco, anche lui è teso, me ne accorgo anche se prova a nasconderlo, ha la mascella irrigidita e si guarda intorno con attenzione, io faccio lo stesso mentre avanziamo lentamente nella foresta, l’erba morbida sotto di noi attutisce completamente il rumore dei nostri passi, se questo è un bene per noi per non farci sentire e rivelare la nostra presenza è anche un male, nemmeno noi riusciremo a sentire qualcuno se si avvicina. Mentre camminiamo con i sensi in allerta, Jessica inavvertitamente spezza un ramo con il piede, il rumore dello schiocco è come se fosse un tuono tanto è il silenzio che c’è in questo posto, scattiamo subito tutti in posizione di combattimento, la mia mano scivola automaticamente sul pugnale al mio fianco, ci blocchiamo tutti in attesa perfettamente immobili, ognuno rivolto in una direzione diversa, ci chiudiamo a cerchio per proteggerci le spalle e aspettiamo, ma non accade nulla <via libera> dice Oscar alla fine, annuiamo in silenzio, siamo così tesi che nessuno di noi aggiunge altro, se anche volessi parlare non so se ne sarei in grado in questo momento, riprendiamo il cammino seguendo Jessica che riprende la sua posizione in testa al gruppo, io mi metto subito al suo fianco.  E’ tutto così strano, non so quanto tempo è passato da quando siamo entrati in questo posto ai limiti della realtà, ormai andiamo avanti per inerzia, ci fermiamo solo quando avvertiamo i crampi della fame o la stanchezza per la mancanza di sonno, poi non facciamo altro che camminare, camminare e ancora camminare. Il paesaggio intorno a noi è pressoché identico, è come vedere una fotografia, per quanto avanziamo intorno a noi c’è sempre la stessa immagine, capisco ora quando dicevano che è come se fosse un labirinto, lo stesso masso penso di averlo visto almeno cinque volte, e quella quercia? Non ci siamo già passati? È tutta una grande sensazione di deja-vù, non saprei orientarmi in alcun modo, mi chiedo come faremo ad arrivare a destinazione, seguiamo tutti Jessica senza fare domande, nessuno di noi ha voglia di parlare, viviamo come in attesa che succeda qualcosa, sperando solo di arrivare il prima possibile alla dimora del saggio. Direi che Jessica stia vagando a caso se non fosse che la vedo ogni tanto calarsi e guardare da vicino una pianta, o dei sassi, piccoli riferimenti che ad occhio inesperto passerebbero inosservati, elementi che puoi trovare solo se li stai cercando. In mezzo a questo paesaggio tutto uguale e incolore vengo attratta improvvisamente da un colore che stona con il resto, in mezzo a tutto questo buio scorgo una piccola chiazza rosa, sembra quasi un miraggio, supero Jessica e mi avvicino per vedere di cosa si tratta, davanti a me c’è un grande cespuglio e all’interno ci sono tanti piccoli fiorellini rosa sparsi qua e là, per la prima volta da quando siamo entrati nella foresta sento anche un profumo, e non quell’aria stagna che mi ha accompagnata fino ad ora, sorrido e tendo una mano per accarezzare un fiore quando improvvisamente Jessica si butta su di me <noo! Ferma!> grida facendomi cadere con il sedere per terra, la guardo senza capire <che succede?> Ian è subito accanto a me e si frappone tra me e Jessica pronto a scattare <è velenoso> indica con la testa il fiore che stavo per toccare <provoca una morte istantanea a chiunque lo tocca> la fisso sbalordita, fisso la mia mano e poi i fiori che stavo proprio per toccare <non posso crederci, ero a tanto così>  resto per un attimo lì seduta a terra imbambolata, è incredibile come in un istante tutto può cambiare. Ian mi tende la mano, l’afferro e mi rialzo, le nostre mani si sfiorano solo per pochi istanti eppure sento ancora il calore lì dove c’era prima il suo tocco, ignoro questa strana sensazione e mi avvicino a Jessica <grazie, mi hai salvato la vita> le dico abbracciandola <non devi ringraziarmi> mi dice ricambiando il mio abbraccio, mi sorride e riprende a farci strada <forza, da questa parte> ma non fa in tempo a finire la frase che un ruggito spaventoso squarcia l’aria intorno a noi, una zampa pelosa con lunghi artigli sbuca dal buio alle spalle di Jessica colpendola così forte da farla volare in aria lontano da noi, succede tutto in un attimo, Ian si posiziona all’istante davanti a me insieme ad Oscar, io lancio uno sguardo veloce nella direzione di Jessica, è stesa a terra e non si muove, vorrei correre da lei ma il ruggito del mostro ritorna a farsi sentire, devo concentrarmi e valutare bene la situazione, prima di tutto dobbiamo capire quanti ne sono, quantificare la minaccia, non posso lasciare che mi colgano impreparati, la fredda lama del pugnale è salda nella mia mano, le orecchie sono tese al massimo, e con gli occhi scruto il buio intorno a me, basta un minimo movimento per farmi scattare. Un rumore alla mia sinistra mi allerta, faccio un balzo a destra e scaglio la lama ancor prima di vederlo, un urlo lacera l’aria intorno a me, è un urlo di dolore, pian piano una sagoma barcollante si avvicina, è un lupo gigantesco in piedi su due zampe, dalla bocca si intravedono fauci spaventose, il mio pugnale fa capolino dalla sua coscia, del liquido nero sta colando dalla ferita, zoppica leggermente ma questo non gli impedisce di correre verso di me, Oscar gli si scaglia subito addosso tenendolo fermo mentre Ian lo impala con un enorme paletto di legno comparso dal nulla, la sua mira è precisa e vitale, gli trapassa il cuore da un lato all’altro, il mostro mi guarda per un ultima volta, riesco a vedere l’esatto momento in cui i suoi occhi si spengono diventando vitrei, la bestia si accascia inerme proprio di fronte a me, ma non faccio in tempo a tirare un sospiro di sollievo che avverto il fruscio delle piante muoversi intorno a noi, anche Ian ed Oscar devono averlo sentito perché si guardano intorno, tre lupi giganteschi identici a quello che abbiamo appena ucciso sbucano dalle ombre della foresta, ci hanno accerchiato <va bene, prendiamone uno a testa> dico prima di buttarmi contro il mostro, i miei movimenti sono fermi e decisi, avverto i suoi della battaglia intorno a me, un gemito attira la mia attenzione, si trattava di Oscar? Non lascio però che questo mi distragga, io e il lupo ci stiamo girando intorno in attesa che l’altro faccia la prima mossa, è una bestia intelligente, studia i miei movimenti, faccio un passo verso di lui e gli sferro un calcio ma non faccio in tempo a colpirlo che il mostro mi respinge facendomi precipitare rovinosamente a terra, sta per avventarsi su di me ma io rotolo sul lato giusto in tempo per vedere i suoi feroci artigli affondare nella terra dove un attimo prima c’era la mia testa, in un attimo sono di nuovo in piedi. Ho bisogno di riflettere è molto più grande di me, devo sfruttare la velocità a mio vantaggio, con il peso che si ritrova è molto più lento di me nei movimenti, il lupo si getta di nuovo su di me con un ruggito feroce ma io mi sposto all’ultimo secondo, lo vedo barcollare e perdere l’equilibrio ne approfitto per colpirlo da dietro al ginocchio, è il colpo di grazia che lo manda a terra, non gli do il tempo di rialzarsi, scatto con un balzo sopra di lui ed estraggo la lama dal suo fodero per piantarla esattamente nel cuore della bestia. Del liquido caldo nero cola sulle mie mani mentre il mostro esala l’ultimo respiro, lo sento immobile sotto di me, mi accorgo di avere l’affanno, il cuore mi batte all’impazzata nel petto, non ho mai visto un mostro del genere, riacquisto lentamente la calma e mi rimetto in piedi, mi giro a guardare i miei compagni, anche loro hanno avuto la meglio sui loro avversari <stai bene?> mi chiede Oscar avvicinandosi a me, annuisco e mi piego sul mostro per estrarre il mio pugnale, il liquido nero gelatinoso lo accompagna mentre si libera dalla carne morta, una smorfia mi storce il viso mentre mi guardo intorno, restiamo per qualche istante completamente immobili per percepire anche il minimo movimento, potrebbero arrivarne degli altri, ma intorno a noi è ormai calato il familiare silenzio assordante <siamo salvi> afferma Oscar dopo qualche istante, non aspetto oltre e corro da Jessica, è ancora a terra con gli occhi chiusi <Jessica!> provo a chiamarla, ma nulla, mi avvicino con l’orecchio alla bocca, il sollievo mi invade quando mi accorgo che respira ancora è solo svenuta <è..?> <viva> interrompo Oscar prima che possa terminare la frase, la scuoto un po’ <lascia fare a me> nell’aria sento un forte odore pungente, arriccio il naso e fisso Ian confusa ma un movimento sotto di me coglie la mia attenzione <mmm> a poco a poco Jessica si sveglia e si mette seduta, con la mano si massaggia la testa dove ha battuto il colpo <cosa è successo?> chiede con voce sottile <un mostro ci ha appena attaccato ma non devi preoccuparti lo abbiamo messo fuori combattimento> Jessica si guarda intorno spaesata, ci mette un attimo a capire dove siamo, la vedo annuire lentamente mentre prova a rialzarsi, subito la blocco preoccupata <non sforzarti, resta un altro po’ qui a riposo, hai preso una brutta botta> Jessica scuote la testa <no, no è passato ce la faccio> mi sorride con fare rassicurante <e poi, prima arriviamo e prima possiamo lasciarci alle spalle questa brutta foresta> le sorrido pienamente d’accordo con lei, le do una mano a rimettersi in piedi, la fisso pensierosa, per un attimo ho pensato al peggio, il volo che ha fatto è stato spaventoso. Passo lo sguardo sui miei compagni di viaggio, li fisso uno ad uno, è la prima volta da quando siamo partiti che uno di noi ha seriamente rischiato la vita e non posso fare a meno di domandarmi che cosa ci spetta ancora e se alla fine saremo sempre tutti e quattro a tornare, il rischio che stiamo correndo è molto alto, da un momento all’altro tutto può accadere. Scuoto la testa per liberarla da questi brutti pensieri, ma quella sensazione amara resta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 2 days ago ⏰

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