Steven mi ha riservato una camera con bagno privato per prepararmi, Jessica mi sta aiutando, non sono brava con queste cose, nella mia vita ho sempre indossato la divisa e raccolto i capelli in modo veloce ed efficiente, non ho mai avuto bisogno di acconciarli in modo particolare o di truccarmi <per prima cosa sciogliamo questi capelli> mi dice Jessica <devo proprio?> chiedo anche se già so la risposta, lei annuisce con enfasi <certo!> il vestito che mi ha fatto trovare Steven è mozzafiato, è di un colore blu cobalto con una scollatura profonda a cuore che mi lascia scoperte le braccia e gran parte della schiena, stringe leggermente sui fianchi prima di allargarsi e scendere giù in una cascata di seta fino al pavimento. Non indosso gioielli eccetto il medaglione di mio padre e l’anello che ho comprato alla bottega della strega prima di partire. Dopo aver trafficato con i miei capelli Jessica si sposta per permettermi di guardarmi allo specchio, una folta chioma scura mi incornicia il volto, non sono abituata a vedermi con i capelli sciolti quasi dimenticavo quanto fossero cresciuti in tutti questi anni, lunghe onde scendono libere coprendomi le spalle <sei già bellissima così ma per concludere hai bisogno di un po’ di trucco> detto questo mi si avvicina, non ho idea di cosa stia facendo, la vedo che pasticcia con colori vari e si allontana più volte da me per vederne il risultato, quando è soddisfatta si illumina e batte le mani <sei perfetta> non resisto più e mi giro a guardarmi nello specchio, sono sempre io ma con un fascino tutto nuovo, ho un velo di rossetto a colorarmi le labbra carnose accentuandole ancora di più e il trucco intorno agli occhi rende il mio sguardo più profondo <nessuno sarà in grado di resisterti questa sera> mi dice Jessica eccitata <ti ricordo che non è questo il nostro obiettivo, abbiamo una missione da portare a termine> lei mi liquida con un gesto della mano <questo non vuol dire che non puoi divertirti>. Più tardi quando entriamo nello studio di Steven trovo Oscar ed Ian ad aspettarci, i due si girano a guardarmi nello stesso momento ed io non riesco a trattenermi dallo squadrare Ian dalla testa ai piedi, è la prima volta che lo vedo in queste vesti, indossa un elegante abito nero e i capelli, di solito sempre spettinati a ricadergli sulla fronte, ora sono ben pettinati all’indietro, anche lui pare sorpreso di vedermi, ha la bocca leggermente aperta e con un pizzico di vanità noto che anche lui mi sta fissando, i nostri sguardi si incontrano, le sue pupille dilatate ora sono ancora più nere del solito, non riesco a distogliere il mio sguardo dal suo, sono come ipnotizzata, sento dei passi dietro di me ma li ignoro, in questo momento mi sembra tutto così superfluo, un fischio mi distoglie dai miei pensieri <ragazzina sei uno schianto> mi dice Steven piazzandomi davanti <questa sera nessuno riuscirà a toglierti gli occhi da dosso> poi si volta andando verso la scrivania, passando accanto a Ian gli dà una pacca sulla spalla <buona fortuna> gli dice superandolo e andandosi a sedere al suo posto. Mi avvicino alla scrivania, sta distendendo quella che sembra una piantina <questa è la villa di madame Seville> ci spiega <il ballo si terrà al piano di sotto> dice indicando la sala in questione, poi sposta il dito lungo la cartina <la spilla invece si trova al piano di sopra, qui esattamente> dice indicando un punto preciso <questa è la sua camera da letto> poi ci lancia uno sguardo allusivo <per questo come vi dicevo è importante che vi fingiate una coppia, anche se qualcuno dovesse beccarvi avrete un motivo più che plausibile per trovarvi lì> ci dice con un occhiolino, punto deliberatamente lo sguardo sulla mappa davanti a me provando a concentrarmi sul piano ma anche per non pensare al sottinteso della frase, improvvisamente nello studio fa troppo caldo <avete memorizzato tutto?> ci chiede Steven <si> risponde secco Ian, io annuisco e basta <bene, se siete pronti direi che è arrivato il momento di andare> e così dicendo si alza e ci fa strada verso la porta <mi raccomando> ci dice bloccandosi improvvisamente <questa è la vostra unica possibilità per ottenere da me l’informazione che state cercando, se fallirete, non avrete una seconda occasione>. La carrozza che ci ha prestato Steven per l’occasione è molto elegante, i suoi interni sono di un elegante velluto blu con fini ricami in tessuto dorato. Io ed Ian prendiamo posto l’uno accanto all’altro nel piccolo abitacolo mentre il cocchiere ci trasporta tra le strade della città, mi perdo a guardare le luci della sera attraverso il finestrino. Per la durata dell’intero tragitto tra me ed Ian non vola neanche una mosca, mi chiedo come faremo stasera a dare l’impressione di essere una coppia, penso sia poco credibile, soprattutto tra noi due, non facciamo che discutere in continuazione, spero solo che non mi faccia perdere la pazienza nel bel mezzo del ballo. La carrozza si ferma all’improvviso, ma dal finestrino non vedo ancora nessuna dimora, mi scorgo leggermente per capire il motivo per cui ci siamo fermati. Resto stupita dal notare una fila lunghissima di altre carrozze proprio davanti alla nostra, sono tutte in attesa per entrare nella villa di Madame Seville, Steven ci aveva detto che era un ballo molto ambito ma non credevo così tanto, ci saranno molte persone questa sera e questo è punto a nostro favore, sarà più facile passare inosservati. Per guardare interamente la villa di madame Seville sono costretta ad alzare la testa, definirla immensa sarebbe un eufemismo, il vialetto d’ingresso è illuminato da due file di candele sospese in aria grazie alla magia, all’ingresso un maggiordomo ci chiede l’invito e solo dopo averne controllato l’autenticità ci lascia entrare. All’interno un altro valletto ci conduce verso la sala da ballo, è tutto un trionfo di marmo e oro, credevo fossi preparata ma l’interno della dimora è ancora più strabiliante dell’esterno, la sala dove siamo stati accompagnati è gigantesca, il pavimento in marmo è quasi interamente coperto a causa dalle tante persone presenti, mi guardo intorno estasiata, Ian mi appoggia una mano sul fianco tirandomi leggermente a lui <ricordati che solo per stasera saremo una coppia> mi sussurra all’orecchio, istintivamente mi allontano ma lui mi tiene ferma accanto a lui, reprimo un brivido e annuisco, cerco di mantenere la concentrazione anche se il profumo di Ian mi annebbia la mente, credo che non riuscirò mai ad abituarmi alla sua vicinanza. Entriamo nella sala mischiandoci tra gli invitati, candelabri in oro alle pareti illuminano l’atmosfera, dei camerieri con vassoi sciamano per la sala assicurandosi che nessun ospite resti a mani vuote, uno di loro si ferma accanto a noi offrendoci un bicchiere con dello champagne, sia io che Ian lo prendiamo ringraziandolo, il caldo in questa sala è opprimente, ne mando giù un sorso per rinfrescarmi, mi scivola giù lungo la gola lasciano una scia di bollicine <attenta a non esagerare, mi servi lucida> mi ammonisce Ian <non preoccuparti non sarà di certo un bicchiere di champagne a mandarmi fuori uso> gli rispondo, insieme ci incamminiamo fino al centro della sala, il chiacchiericcio è coperto da una leggera musica in sottofondo, mi giro in cerca della sua fonte, in fondo alla sala c’è una piccola orchestra composta da pianoforte, violini, archi e flauti, la sinfonia è dolce ma incalzante allo stesso tempo <quella deve essere madame Seville> mi dice Ian facendo segno con lo sguardo, mi giro a seguirne la direzione, la donna che sta indicando è di una bellezza disarmante, ha dei lunghi capelli biondi che le scendono a cascata sulla schiena, indossa un abito attillato di velluto rosso con una profonda scollatura, le sue labbra sono colorate dello stesso rosso, in una mano mantiene un calice di champagne mentre con l’altra continua a toccare il braccio del suo interlocutore, l’uomo in questione è palesemente infatuato di lei, e da come ride e lo stuzzica credo che lo sappia benissimo, e la cosa le piace <facciamo attenzione a non attirare troppo la sua attenzione> mi dice Ian spingendomi lontano da lei, mi guida verso la portafinestra, usciamo su una grande terrazza a prendere una boccata d’aria, qui non c’è nulla ad illuminare la notte, solo la luce della luna e delle stelle illuminano il pavimento sotto di noi, mi incammino verso il bordo della terrazza allontanandomi da Ian e dal suo braccio che per tutto il tempo non si è staccato un attimo da me, ho bisogno di mettere una certa distanza tra di noi, arrivata al bordo mi appoggio con le braccia e mi sporgo leggermente per guardare verso il basso, sotto di me c’è un immenso giardino e al centro c’è una piscina il cui fondo è illuminato da una magica luce azzurra, una leggera brezza mi accarezza il viso mentre fisso il panorama sotto di me, un movimento alla mia sinistra attira la mia attenzione, inizialmente non ci avevo fatto caso, il buio li nascondeva alla vista ma accanto a me c’è una coppia appartata intenta a baciarsi, un calore alla mia destra mi avvisa che Ian ha ripreso il suo posto al mio fianco, istintivamente faccio un passo nella direzione opposta per mettere distanza tra di noi. Segue la direzione del mio sguardo <come ha detto Steven è normale per le coppie cercare un posto appartato in cui stare da soli> mi sussurra all’orecchio, si è riavvicinato di nuovo, ringrazio l’oscurità che gli impedisce di vedere il rossore sul mio viso <capisco> dico allontanandomi di nuovo da lui <stai scappando da me> mi dice Ian, la sua è un’affermazione non c’è traccia di una domanda <nemmeno a me piace questa farsa ma dobbiamo sforzarci per la riuscita della missione> mi dice sottovoce per non farsi sentire da orecchie indiscrete, annuisco senza guardarlo <ti ricordo che se falliamo…> <lo so, non c’è bisogno che me lo dici> lo blocco alzando il tono, l’ultima cosa che voglio è ricevere una ramanzina da Ian, so perfettamente qual è il mio ruolo questa sera, mi piazzo accanto a lui prendendogli il braccio <forza andiamo> dico e lo conduco di nuovo all’interno della sala, appena mettiamo piede dentro però ci troviamo Madame Seville in persona davanti, il suo sguardo si sofferma su di noi che ci paralizziamo all’istante, non ci aspettavamo di incontrarla così da vicino, avremmo voluto che non notasse per niente la nostra presenza invece vedo con dispiacere che abbiamo attirato la sua attenzione, si sofferma un po’ troppo a lungo su Ian, lo squadra dalla testa ai piedi con un sorriso di apprezzamento mentre a me sale un fastidio che non riesco bene a decifrare. Madame Seville si avvicina sinuosa a noi strisciando come un serpente <benvenuti alla mia festa, ci conosciamo?> chiede in tono curioso rivolgendosi per lo più verso Ian che da galantuomo si inchina baciandole la mano <non ho avuto ancora questa fortuna ma possiamo recuperare> dice Ian con una voce ammaliante, non l’ho mai visto rivolgersi in questo modo a nessuno, sto scoprendo un nuovo lato di lui, lo guardo curiosa <io mi chiamo Leo Santos e questa è la mia fidanzata Veronica> dice indicandomi, io faccio un cortese cenno di saluto verso la padrona di casa di cui adesso ho tutta l’attenzione <lei è la tua fidanzata quindi?> dice squadrandomi dalla testa ai piedi come a valutare se sono abbastanza per lui, vorrei urlare per dirgliene quattro ma mi trattengo, devo sembrare una docile fidanzatina innamorata, mi stringo ancora di più verso Ian che mi regge il gioco, sul volto di Madame Seville compare uno sguardo di delusione, a quanto pare la nostra farsa deve averla convinta a tal punto da distogliere il suo interesse verso Ian <capisco, spero vi divertiate al mio ballo> ci dice con meno fervore di prima <come non potremmo? Il suo ballo è spettacolare> dico con quanta più enfasi riesco a tirare fuori, Madame Seville ci rivolge un cenno veloce di saluto prima di allontanarsi per salutare un altro ospite, tiro un sospiro di sollievo allontanandomi il più possibile da lei, mi guardo intorno avanzando al centro della sala da ballo dove nel frattempo l’atmosfera è cambiata, l’alcool ha inibito i sensi degli invitati che ora stanno ballando appiccicati uno addosso all’altro accanto all’orchestra <forza mischiamoci tra la folla> dico per stemperare la tensione che mi si è creata nel petto, tiro Ian al centro della pista <cosa? Vuoi ballare?> mi chiede con voce strana <certo, perché no?> mi ricordo le parole di Jessica <divertiamoci un po’> gli dico stuzzicandolo, lo tiro a me e gli butto le braccia intorno al collo mentre lui poggia le mani sui miei fianchi, adesso i nostri volti quasi si sfiorano, ci guardiamo negli occhi mentre ci lasciamo cullare dalla musica che suona intorno a noi, Ian stacca la mano dal mio fianco senza mai staccare lo sguardo dal mio e lentamente accarezza con le dita il mio braccio nudo mentre sale piano fino a raggiungere la mano, una volta agguantata la alza e mi fa volteggiare per poi attirarmi di nuovo contro di lui e il suo petto, la stretta del suo braccio intorno a me è ferrea, ma quella del suo sguardo lo è ancora di più, non riesco a distogliere lo sguardo da lui nemmeno se volessi <non credevo fossi un ballerino> dico in un sussurro affannato, stento a riconoscere la mia voce <non sai tante cose di me> mi risponde lui con voce rauca, si sta avvicinando ancora di più a me quando improvvisamente la musica finisce interrompendo la magia che ci aveva avvolti, sbatto gli occhi mentre lentamente ritorniamo in noi e rimettiamo la giusta distanza tra di noi, il ritmo della musica nella sala è cambiato, ora è più movimentato, le coppie si sciolgono e si scatenano in pista, anche io e Ian li imitiamo un po’ impacciati, sento ancora gli strascichi del nostro ballo su di me, metto più distanza possibile tra di noi, un ragazzo mi si avvicina ballando ma non ha nemmeno il tempo di sfiorarmi con un dito che Ian si piazza subito tra di noi rivolgendogli un’occhiata truce, il poverino spaventato da lui se ne scappa all’istante senza voltarsi indietro ma lo vedo che ha già trovato un’altra ragazza con cui consolarsi <spostiamoci da qui> mi dice Ian prendendomi per mano <forse è arrivato il momento di andare a cercare la spilla> mi dice mentre mi guida verso il corridoio <ora è il momento più adatto, sono tutti presi dal ballo, nessuno farà caso a noi> mi passa una mano sulle spalle, la mia pelle è troppo esposta e sensibile a lui, ignoro la strana sensazione che mi avvolge e a mia volta faccio passare un braccio dietro alla sua schiena, ricordo la coppia che ho visto prima in terrazza, è importante dare la stessa impressione, dobbiamo sembrare una coppia in cerca di privacy, con la cartina della villa ben memorizzata in testa ci mettiamo un attimo a trovare le scale che ci portano al piano di sopra, da questo lato della casa non giunge alcun rumore del ballo al piano di sotto, è tutto estremamente silenzioso e buio, c’è un contrasto incredibile, ci metto un po’ prima di abituarmi alla mancanza di luce <dovrebbe essere la terza porta a destra> dico ad Ian sottovoce mentre avanziamo silenziosi nel corridoio, quando troviamo la porta che stiamo cercando lanciamo una veloce occhiata in giro per assicurarci di essere soli prima di girare il pomello lentamente ed intrufolarci nella camera, ci chiudiamo la porta alle spalle e restiamo immobili senza fiatare come se attendessimo da un momento all’altro che qualcuno saltasse fuori, ma non esce nessuno e dal corridoio non proviene nessun rumore, siamo soli nella camera da letto di madame Seville. Ignoro il grande letto a baldacchino che occupa il centro della stanza e inizio a cercare la spilla <dividiamoci> dico dirigendomi verso l’armadio, frugo tra i vestiti, nei cassetti, ma della spilla descritta da Steven nemmeno l’ombra, mi volto a guardare Ian ma vedo che anche lui non ha ancora trovato nulla quindi continuo a cercare, mi abbasso a guardare sotto al letto ma non c’è nulla a parte la polvere, mi rialzo e mi dirigo verso il comodino, apro il cassetto, frugo tra le cose più intime di una persona che nemmeno conosco, senza trovare la spilla, ignoro il senso di vergogna che mi pervade e continuo la mia ricerca, sono contenta di non aver portato Oscar con me, non sarebbe mai stato a suo agio in un contesto del genere, mi volto verso Ian che invece sembra totalmente padrone di sé <ti capita spesso?> gli chiedo, lui si blocca e mi guarda <cosa?> <di frugare nella camera da letto di una donna> un sorrisetto gli compare sul volto mentre mi si avvicina <a cosa devo questa domanda?> alzo le spalle <non mi sembri particolarmente a disagio a essere qui> dico facendo un passo indietro <vuoi sapere se frequento altre camere da letto, Davis?> mi chiede avvicinandosi ancora di più <cosa? No! Non era questa la domanda> ribatto sulla difensiva arretrando ancora <è tutta la sera che ti allontani da me> mi fa notare improvvisamente serio, quello che sembra un velo di delusione gli compare sul viso solo per un istante prima di riassumere la sua solita espressione imperscrutabile <ti sbagli> ribatto, ma è una bugia e lo sappiamo entrambi, la verità è che la sua vicinanza mi mette a disagio, mi provoca strane sensazioni, emozioni che non ho mai provato prima e su cui non voglio andare a fondo, ma morirei piuttosto che ammettere una cosa del genere a voce alta <hai paura di me per caso? Eppure in tutti questi anni non mi è sembrato, anzi, non hai fatto altro che scontrarti con me> fa un altro passo verso di me ed io automaticamente ne faccio uno indietro, il piede si scontra però contro la parete, non mi sono resa conto di essere arretrata così tanto, Ian deve notare l’agitazione sul mio volto perché guarda la parete dietro di me e poi di nuovo me e sorride <sei in trappola, ora non puoi più scappare da me> mi dice avvicinandosi di un altro passo <perché mai dovrei scappare da te?> gli chiedo alzando la testa sfidandolo <io non ho alcun problema, sei tu piuttosto che odi avvicinarti troppo alle persone> ora sul suo viso non c’è più traccia di quel sorriso che c’era fino a poco fa <si è vero, evito di avvicinarmi troppo a te> deglutisco, la sua voce è diventata roca e le sue pupille sono dilatate, mi guarda il volto come a volerlo imprimere bene nella mente, è pericolosamente vicino <perché?> gli chiedo anche se non dovrei, non mi aspetto che risponda ma inaspettatamente lo fa <perché ho paura, ho paura di quello che potrei fare, di quello che potrebbe succedere> la sua voce si abbassa ancora di più, sento il mio respiro affannoso come dopo una lunga corsa, ormai sono persa nel suo sguardo <e…> mi lecco le labbra <cosa potrebbe succedere> la mia voce è poco più che un sussurro, lo sento ispirare profondamente prima di rispondere <questo> mi dice prima di sbattermi contro il muro e calare la sua bocca sulla mia. Il suo tocco è dolce, delicato, la mia bocca si muove di volontà propria aprendosi a lui, la sua lingua si insinua dentro di me ed inizia ad assaggiare, prima delicatamente, quasi a voler assaporare l’attimo, come se non credesse fosse vero e poi, improvvisamente l’atmosfera cambia, diventa più famelico, ora l’assaggio non gli basta più, mi divora sotto di lui mentre mi prende le mani e alzandole le blocca contro la parete dietro di me. Mi bacia come un assetato dopo una gita nel deserto, come se non ne avesse mai abbastanza. La sua mano si insinua tra i miei capelli tenendomi ancorata a lui, come se potessi scappare, quanto si sbaglia. L’altra mano mi accarezza il braccio nudo per poi scorrere sulla schiena scoperta e fermarsi infine dietro alla mia schiena spingendomi contro di lui. Sento una scia di fuoco su ogni lembo di pelle che ha sfiorato, non resisto e gli infilo le mani tra i capelli scompigliandoli mentre infilo l’altra sotto la sua giacca accarezzandogli il petto, un gemito gli sfugge dalle labbra mentre la mia mano scivola sui suoi addominali, anche sotto alla camicia sento il calore del suo corpo, è bollente, stiamo andando a fuoco. La sua bocca si stacca dalla mia per scendere lungo il mio collo, la sua mano dalla sua schiena scende ancora di più fino ad accarezzarmi il sedere, non resisto, apro la bocca in cerca d’aria, mi scappa un gemito ma non m’importa, è tutto così surreale. Se qualcuno mi avesse mai detto che mi sarei ritrovata a baciare Ian Lee in questo modo avrei detto che sarebbe stato impossibile, eppure eccoci qui. Ma poi d’un tratto come un vento gelido, ecco la mia coscienza fare capolino, apro gli occhi lentamente e mi rendo conto dell’assurdità della situazione, per quanto non possa negare la chimica che si sia creata tra di noi, non potrà mai esserci nulla di più, io sono una prescelta e lui è uno stregone, una storia tra di noi sarebbe impossibile, quando me ne rendo conto è come ricevere una secchiata di acqua ghiacciata sulla testa, lentamente alzo le mani posandole sulle spalle di Ian, con una leggera spinta lo scosto delicatamente da me, in quello stesso istante lui si blocca, il suo respiro è ancora affannato ma lo sento che sta piano piano riacquistando il controllo di sé, si raddrizza e fa un passo indietro e mi guarda ed io per poco non mi butto di nuovo tra le sue braccia ma mi impongo di resistere <n…> la voce non ne vuole sapere di uscire, ci riprovo schiarendomela con un colpo di tosse <non…> Ian mi zittisce con un segno della mano <non c’è bisogno che tu lo dica, è stato un errore, non ricapiterà più> dopodiché si gira voltandomi le spalle, io mi accascio al muro e mi porto una mano al petto, fino a ieri un qualsiasi avvicinamento con Ian mi sembrava impossibile, non lo avevo mai neppure pensato, eppure adesso le sue parole mi fanno così male, perché? Una coltellata mi avrebbe causato meno dolore, annuisco anche se non può vedermi <chiaro, non capiterà più> ripeto e mi sorprendo io stessa per la mia voce ferma, lo supero dirigendomi verso il letto e inizio a scoprirlo, devo fare qualcosa, devo muovermi per tenermi impegnata, devo impedire alla mia mente di pensare, alzo il cuscino e un riflesso attira la mia attenzione, lì appoggiato sul lenzuolo c’è una spilla a forma di coccinella con un grosso rubino rosso incastonato.
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La prescelta
FantasyElly non è un'umana qualsiasi, lei è una prescelta, ovvero un' essere umano dotato di abilità speciali, peccato però che le sue sembrano tardino a mostrarsi, motivo per cui è sempre vittima di pregiudizi, è sottoposta ogni giorno ad una forte pressi...