Capitolo 8

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Distesa sul letto, fisso il soffitto della mia cameretta, c’è una piccola crepa in un angolo.
C’è sempre stata? Solo ora mi accorgo di non saperlo, passo così poco tempo a casa.
Da quando sono stata sospesa ho rivalutato tutta la mia vita. I primi giorni ho continuato
con le indagini da sola, Oscar non lo vedo dal giorno in cui abbiamo discusso, ma ho
deciso di non coinvolgerlo oltre, non voglio mettere anche lui nei guai. Inoltre ho come
la sensazione che qualcuno mi stia seguendo, come per controllare che faccia la brava
e me ne stia buona, ho così deciso di prendermi una pausa. Sono due giorni che sono
chiusa in casa senza uscire, ho bisogno di riflettere sulle mie azioni. Forse ho davvero
esagerato con il capitano Thomas, quello che ha detto è vero e che mi piaccia o no devo
eseguire i suoi ordini, ed attaccarlo in quel modo è stato un gesto avventato. Non so
come farò ad uscirmene, spero che il capitano cambi idea e mi rimetta in servizio, ma
la vedo difficile. Una vocina nella mia testa mi dice che ha finalmente raggiunto il suo
obiettivo e si è liberato di me una volte per tutte. La ignoro. Mi alzo e mi incammino
verso la cucina, mi fermo davanti allo specchio a sistemarmi i capelli, da che ricordi li
ho sempre portati legati, i capelli sciolti possono rivelarsi un punto debole in
combattimento, per questo non li ho mai sciolti, ma nonostante tutto non ho il coraggio
di tagliarli, è una mia piccola vanità, continuano ad essere lunghi fino alla vita. Il suono
del campanello mi riscuote dai miei pensieri, chi può essere? Forse è Oscar che passa
a vedere se sono ancora viva. Mi dirigo verso la porta, indosso ancora il pigiama ma
non mi importa, non attendevo visite. Quando apro la porta resto senza parole, apro e
chiudo la bocca ma non esce alcun suono, sull’uscio di casa mia c’è il capo dei
dipartimenti in persona: Adam Scott <Salve signorina Davis, le chiedo scusa se sono
venuto qui a casa sua senza avvisarla, mi presento> dice in tono cortese <so chi è lei>
rispondo interrompendolo, un sorriso si disegna sul suo volto <bene così possiamo
saltare i convenevoli> solo adesso mi accorgo che siamo ancora sull’uscio di casa, mi
sposto per farlo entrare <prego si accomodi> <grazie> il signor Scott entra in casa
gettando uno sguardo curioso in giro <siamo soli?> chiede <si> rispondo facendogli
strada verso il divano dove ci accomodiamo, non riesco a immaginare cosa possa mai
volere il capo dei dipartimenti da me, sento una strana agitazione assalirmi, forse il
capitano Thomas gli ha fatto rapporto su di me? Il mio comportamento è stato così
grave da richiedere il suo intervento? Mi stringo le mani nervosamente <signorina
Davis sono qui in veste ufficiale, le devo parlare di una situazione molto delicata e
strettamente riservata> mi rivolge uno sguardo d’intesa, io lo guardo imbambolata. Una
cosa strettamente riservata, con me? <Prego mi dica pure> ora sono curiosa
<nell’ultimo periodo mi è giunto all’orecchio la sua forte preoccupazione per un
terribile pericolo che si sta abbattendo sul nostro regno> annuisco incapace di parlare
<sono rimasto molto colpito dall’interesse da lei dimostrato, dalla sua forte
determinazione nonostante i tentativi del suo capitano di lasciarla fuori dall’indagine.
Sono molto orgoglioso di sapere che tra i nostri ranghi ci siano persone con un tale senso del dovere e di giustizia, le faccio i miei complimenti> ho la bocca secca, mi
lecco le labbra e provo a schiarirmi la voce <g..grazie> dico impacciata, tutto mi
aspettavo eccetto che i suoi complimenti, mi ha preso completamente alla sprovvista
<però non sono qui solo per farle i complimenti come avrà capito> <certo> si guarda
intorno prima di abbassare leggermente il tono della voce, si avvicina a me con fare
cospiratorio <posso fidarmi di lei? sto per rilevarle delle informazioni top secret>
sbatto gli occhi e lo guardo sorpresa, nonostante il suo ruolo è venuto di persona fin
qui per parlarmi, deve essere qualcosa di molto importante <certo può fidarsi di me>
gli dico solenne, il signor Scott annuisce soddisfatto <lo immaginavo> si schiarisce la
voce prima di iniziare <signorina Davis la situazione è più grave di quanto lei possa
immaginare> lascia un attimo in sospeso la frase per farmi assimilare la gravità di ciò
che ha appena detto <gli attacchi dei gargoyle stanno aumentando sempre di più in ogni
parte del regno, gli ospedali sono pieni, i nostri medici non riescono più a gestire la
situazione, siamo disperati> mi porto la mano alla bocca, non credevo fossimo già a
questo punto <i nostri migliori prescelti sono stati messi in campo per contrastare la
minaccia, ma al momento il nostro problema più grave è salvare la vita a tutti gli arcaici
che in questo momento combattono contro la morte> la sua espressione è estremamente
seria <capisco, ma cosa posso fare io?> chiedo confusa <lei ha mai sentito parlare della
gemma del prescelto?> < la gemma del prescelto ha detto?> il signor Scott annuisce
<no mi dispiace, di cosa si tratta?> <è un oggetto molto prezioso, vede signorina Davis,
questa gemma è dotata di grandi poteri curativi, grazie a lei noi potremmo salvare la
vita di centinaia di persone> <ma è grandioso!> esclamo <purtroppo però abbiamo un
problema> mi blocca subito il capo dei dipartimenti, resto in silenzio in attesa che
continui <questa gemma è andata perduta molti anni fa, non abbiamo idea di dove si
trovi al momento> <questo è un problema> <già> annuisce <per questo sono qui> lo
guardo incuriosita <ho bisogno di una persona fidata che trovi la gemma del prescelto
per me> ora capisco, ha bisogno qualcuno a cui affidare la missione e ha scelto me,
sento il petto gonfiarsi per l’orgoglio <e lei ha pensato a me?> gli chiedo per accertarmi
di aver capito bene <si signorina Davis, come le ho detto ho ammirato la sua
determinazione, per questa missione ho bisogno di una persona come lei che abbia a
cuore la vita degli arcaici e che non si fermi di fronte a nulla> <conti pure su di me>
gli dico senza esitazione, era tutta la vita che stavo aspettando un momento del genere,
l’occasione giusta per dimostrare il mio valore <la avverto però che non si tratta di una
missione semplice, non si hanno notizie della gemma da anni, non so quanto tempo ci
vorrà prima che la troverà e quali ostacoli troverà sul suo cammino> <signore scusi se
la interrompo, nessuno più di me al momento è determinato ad aiutare queste persone,
farò tutto ciò che posso per proteggerle, si fidi pure di me> il capo annuisce soddisfatto
<sapevo di poter contare su di lei, d’altronde è la degna figlia di suo padre> è la prima
volta che qualcuno mi paragona a mio padre e non per denigrarmi, l’emozione che
provo in questo momento è indescrivibile <naturalmente non le chiedo di partire da
sola, se vuole può farsi accompagnare dal suo partner o chiunque lei ritenga necessario. Le ripeto però che si tratta di una missione strettamente riservata quindi chiunque lei
decida di coinvolgere, deve mantenere il segreto a sua volta> annuisco <certo, capisco,
non la deluderò> <bene> detto questo si alza per congedarsi, lo accompagno alla porta
ancora incredula della conversazione che ho appena tenuto sul divano di casa mia, mi
do un pizzicotto sulla pancia per sicurezza. Non vedo l’ora di partire per questa
missione, ma prima però devo andare da Oscar.
<Una missione segreta?> mi chiede Oscar incredulo, annuisco orgogliosa <esatto!>
<non posso crederci Elly, è fantastico, è la tua occasione per riscattarti> anche Oscar è
fuori di se dalla gioia va avanti indietro, riesco quasi a vedere gli ingranaggi della sua
mente girare per mettere a punto un piano. Si blocca all’improvviso e mi guarda con
espressione dura <aspetta un attimo, non avrai intenzione di partire senza di me vero?>
gli sorrido lasciando andare via tutta la tensione che avevo accumulato fino a quel
momento, temevo che Oscar non volesse venire con me <non vado da nessuna parte
senza di te> lui mi sorride sollevato. Tra noi è tornato tutto come prima, non c’è stato
nemmeno bisogno di parlarne, la discussione che abbiamo avuto è come se non fosse
mai accaduta, il nostro legame è molto forte, ho conosciuto Oscar il primo giorno
all’accademia e da allora siamo diventati inseparabili. Per me è molto più del mio
partner, è una spalla su cui so di poter sempre contare, è il mio porto sicuro, è quella
persona che tutti dovremmo avere al nostro fianco, non mi è mai passato neanche per
un attimo per la testa di poter partire senza di lui, e sono certa che per lui sia lo stesso.
Ora che mi sono tolta questo peso c’è un ultima persona che devo avvisare.
Mi dirigo a passo spedito verso casa di mia zia. Zia Linda è la sorella di papà, ma per
me è come se fosse una seconda madre, mi è sempre stata accanto nei momenti difficili,
ha sempre saputo consigliarmi ed aiutarmi. Anche lei è una mentalista come tutta la
famiglia, la sua abilità consiste nel saper interpretare le menti altrui, lavora infatti come
psicologa per il dipartimento ed è molto brava, capita spesso infatti che per il nostro
lavoro alcuni prescelti abbiano bisogno di supporto psicologico, a volte siamo costretti
a prendere decisioni difficili da sopportare, altre volte alcuni fallimenti non ci fanno
dormire la notte, il fatto che siamo esseri forti non significa che anche noi non possiamo
avere le nostre debolezze. Alla scomparsa di mio padre parlare con lei mi è stato molto
utile, ancora adesso a volte vado da lei a confidarmi, è un tipo di sollievo interiore, è
come medicare una ferita aperta, solo che in questo caso non è visibile dall’esterno. La
trovo accovacciata nel giardino di casa sua con i guantoni a curare le sue rose, quando
mi vede mi sorride e mi viene incontro pulendosi le mani sul grembiule verde che ha
indosso, ogni volta che la guardo ho un tuffo al cuore, è identica a mio padre <Elly
tesoro che bello vederti> mi stringe in un abbraccio caloroso <ciao zia Linda anche per
me è bello vederti> mi accompagna in casa sua dove mi accoglie un dolce profumo di
torta alle mele <l’ho appena sfornata, ti va un pezzo?> <sarei pazza a rifiutare> zia
linda mi taglia una fetta generosa e me la porge <allora a che devo questa visita
nipote?> non ho un attimo di esitazione a parlare con lei della mia missione, affiderei a zia Linda la mia stessa vita, mi fido ciecamente di lei e dato che al momento la
mamma è fuori città, è l’unica persona a cui posso rivolgermi per farle recapitare il
messaggio, mi dispiace partire senza salutarla ma non posso aspettare che lei torni, sarà
zia Linda a riferirle dove sono andata, quando sentirà l’importanza della missione sono
certa che capirà <la gemma del prescelto?> mi chiede zia Linda <si, devo partire quanto
prima, mi chiedevo se tu ne avessi mai sentito parlare> lei ci pensa su per un attimo
ma poi scuote la testa <no tesoro mi dispiace, non ne so nulla> delusa inghiotto un
pezzo di torta, non mi aspettavo di trovare subito qualche indizio, però almeno ci ho
provato <non preoccuparti, mi avevano avvertito che non sarà facile> sul volto di mia
zia compare un’espressione indecifrabile, è la prima volta che la vedo così, di solito è
sempre un libro aperto <mi raccomando fa attenzione, sembra una missione pericolosa,
promettimi che sarai prudente> sembra davvero preoccupata <ma certo zia non
preoccuparti, e poi ci sarà anche Oscar con me> la vedo annuire ma continua ad avere
un’espressione pensierosa sul viso.
Quella sera nel letto non riesco a prendere sonno, sono agitata per questa nuova
avventura, non so dove mi porterà, se mi fermo a pensarci ho un po’ paura, non ho mai
affrontato nulla di così imprevedibile, non so cosa mi aspetterà lungo il cammino.
Stringo forte il medaglione, mi alzo e vado in cucina a prendere un bicchiere d’acqua,
la foto di mio padre attira la mia attenzione. Mi avvicino e la prendo tra le mani, i suoi
occhi mi fissano nel buio <ti renderò fiero di me vedrai> gli dico decisa mentre un
brivido mi corre lungo la schiena, spero non sia un cattivo presagio.

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