Capitolo 23

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Ho undici anni ho preso i miei pugnali e sto andando al lago ad allenarmi, oggi agli allenamenti ho fatto di nuovo schifo, ormai alla mia età le mie abilità avrebbero già dovuto manifestarsi così come è successo ai miei compagni ma per quanto io mi sforzi ad usare le mie abilità non riesco a fare assolutamente nulla, ormai sono l’unica del mio corso, riesco a percepire gli sguardi carichi di giudizio dei miei compagni su di me, anche l’insegnante mi guarda stranito, non sa più cosa fare con me, dice che non gli è mai capitato una cosa del genere prima di me. Sono tornata a casa più demoralizzata del solito, mio padre ha provato a rincuorarmi, non fa che ripetermi che ognuno di noi ha i suoi tempi che non siamo tutti uguali e che non devo preoccuparmi, io invece mi preoccupo e come! Allenarmi è l’unico modo che conosco per non pensare, non riesco a togliermi dalla testa le espressioni con cui i miei compagni mi guardavano, è troppo umiliante. Li sento ancora addosso. Quando arrivo al lago vedo che è completamente vuoto eccetto per la presenza di un ragazzo, lo conosco, l’ho incrociato qualche volta a casa di zia Linda ma non ci siamo mai rivolti la parola, si chiama Ian Lee e suo zio Lucas è il consigliere personale del re. Quando i miei compagni lo vedono si tengono a distanza, suo zio è un uomo molto potente e di conseguenza temono anche suo nipote, io invece non ho mai dato peso alle parentele, non mi interessa chi è suo zio, per me è solo un ragazzo.  Non si è accorto della mia presenza quindi riesco a osservarlo meglio, ha un’espressione concentrata e la fronte corrucciata, non capisco cosa sta facendo, mi avvicino lentamente perché ormai ha acceso il mio interesse, il suo sguardo è rivolto verso la superficie dell’acqua, mi giro anche io a vedere cosa attira tanto la sua attenzione, ad un primo sguardo non noto nulla di strano ma guardando meglio da vicino vedo che la superficie del lago non è fissa come al solito ma ci sono piccole increspature che la scuotono, sposto lo sguardo tra Ian e il lago, sembra che lui stesso stia creando quei movimenti, sta usando la magia. Inavvertitamente calcio un sassolino con il piede, il rumore lo distoglie da ciò che sta facendo, appena si volta verso di me vedo che la superficie dell’acqua ritorna nuovamente immobile, come lo è sempre stata. Quando mi vede si rabbuia si volta e se ne va senza dire una parola, resto ferma al mio posto imbambolata a guardarlo andare via, avrò fatto qualcosa di male? Non fa che scappare via quando mi vede nelle vicinanze. Sento dei passi dietro di me e mi volto a vedere di chi si tratta, sono due ragazzi della mia età, stanno ridendo, non li avevo sentiti arrivare, ero così presa a vedere la magia di Ian che non ho fatto caso a loro, ora sono abbastanza vicini da poter sentire ciò che dicono <suo zio deve vergognarsi molto di lui> sta dicendo uno dei due <non si è mai visto uno stregone che non riesce a usare i suoi poteri> mi porto una mano alla bocca sorpresa <già! Quei stregoni sono così orgogliosi di ciò che sono, è così soddisfacente vedere uno di loro in queste condizioni> non riesco a sentire nient’altro <ehy voi due!> grido verso di loro, i due si girano a guardarmi sorpresi, non mi avevano visto <chi vi credete di essere per parlare di qualcuno in questo modo> li ammonisco <oh ma guarda chi si vede, la piccola Davis> gli lancio un’occhiata infuriata <non sono piccola, abbiamo la stessa età> rispondo mentre si avvicinano lentamente verso di me <capisco perché te la prendi così tanto> mi punzecchia uno dei due <d’altronde tu e quello stregone avete molto in comune> lo fisso stupita <siete entrambi due incapaci> conclude la frase l’amico ridendo, sento il volto andarmi in fiamme, mi vien voglia di dar loro una bella lezione, come si permettono di dire certe cose, cosa dà loro diritto ad offendere un’alta persona? Mi concentro su di loro, provo a mettere a punto tutte le istruzioni che mi ha dato l’insegnante, mi rilasso e libero la mente, mi concentro su di me e provo a dare libero sfogo alle mie abilità represse, prego con tutta me stessa di riuscirci per far rimangiare le parole a questi due imbecilli, sento il cuore battermi forte nel petto e la rabbia farsi strada lentamente dentro di me ma per quanto mi sforzi non accade nulla, i due ragazzi di fronte a me stanno ancora ridendo prendendosi gioco di me, stufa smetto di provarci scuoto la testa e lascio cadere le braccia lungo i fianchi ma non mi arrendo, stringo forte i pugni e mi avvicino a grandi passi verso di loro, così presi dalle loro risate non fanno il minimo caso a me, prendo la rincorsa e senza pensarci, senza il minimo avviso sferro due pugni ad entrambi  stendendoli al tappeto e poi vado via senza nemmeno vedere le loro condizioni, è vero non saprò usare le mie abilità, ma so essere comunque offensiva. L’immagine intorno a me si dissolve e non sono più una bambina, adesso sono più grande, mi sono diplomata da poco ed ho indosso la mia amata divisa dei prescelti, Oscar come sempre è accanto a me, è il nostro primo giorno di servizio, ci hanno mandato di pattuglia in una zona tranquilla di Città Eterna per farci fare un po’ di pratica. Si usa fare così con i novizi. E’ una giornata calda e sono piena di eccitazione, ho sognato tanto questo momento, non vedo l’ora di mettere in pratica le tecniche che ho imparato in tutti questi anni all’accademia, è un onore per me fare parte del dipartimento e poter servire il mio paese <sono contento che ci hanno assegnati come partner> dice Oscar <si anche io, ero così in ansia di chi potesse essermi assegnato> gli rispondo guardandolo, mi sorride <anche se so che non sarà facile lavorare con te> scherza <e perché mai?> ribatto fingendomi offesa <diciamo che seguire gli ordini non è proprio il tuo forte, già so che mi caccerò in molti guai insieme a te> sorride divertito <ma non è proprio vero e ti dimostrerò che ti sbagli> dico in mia difesa <vedremo> passeggiamo per le strade tranquille della città, gli arcaici ci passano accanto rivolgendoci cenni di saluto quando ci vedono, sembra tutto tranquillo quando un rumore di vetro che si infrange mi coglie di sorpresa, vedo un uomo volare da una vetrina di una gioielleria proprio davanti ai miei occhi, io ed Oscar non perdiamo un attimo di tempo e ci precipitiamo all’interno, tre uomini incappucciati armati di coltelli tengono in ostaggio il proprietario del negozio, è in corso una rapina <lasciate andare immediatamente quell’uomo> intimo al rapinatore che si volta a guardarmi, nonostante il volto coperto riesco a intravedere i loro occhi spalancarsi quando si rendono conto di noi e delle nostre divise, si scambiano un’occhiata silenziosa, sono indecisi su cosa fare, non si aspettavano la presenza di due prescelti <mettete via i coltelli e lasciatelo andare> ripeto decisa, il mio sguardo è severo e determinato, non ho paura di loro, sono stata addestrata per questo, mentre il tizio incappucciato tiene il coltello ancora contro la gola del negoziante i suoi due complici ci saltano addosso, sfodero immediatamente il mio pugnale ed iniziamo la lotta, il ladro prova a colpirmi in modo maldestro ma io sono allenata e riesco a schivare i suoi colpi senza troppa fatica, sia io che Oscar siamo due abili combattenti riusciamo in poco tempo a mettere fuori combattimento i due rapinatori che cadono al tappeto privi di coscienza, il loro ultimo complice sembra in preda al panico, si rende conto ora di essere solo, è accerchiato si trova alle strette, è agitato e la mano gli trema, una goccia di sangue stilla dalla punta del coltello che preme sulla gola del povero uomo che è ancora tenuto in ostaggio, ha le mani alzate in segno di resa, ci guarda con occhi spaventati e supplicanti, riesco a leggere la richiesta di aiuto dai suoi occhi, è in momenti come questo che le mie abilità possono essere utili, devo provarci, traggo un profondo respiro e mi concentro, provo a liberare la mente e mi concentro su di me, mi impegno al massimo per mettere in pratica le mie abilità di mentalista per convincere il rapinatore a mettere via il coltello, lo guardo, sento la fronte imperlarsi di sudore per lo sforzo ma anche questa volta non succede nulla, sono lì impalata di fronte ad un uomo armato e il suo ostaggio e mi sento completamente inutile, metto in dubbio le mie doti di prescelto, mi interrogo se merito davvero di portare questa divisa, sono uno scherzo della natura chi voglio prendere in giro? Come posso aiutare queste persone senza le mie abilità, posso davvero definirmi una prescelta? Mi sento totalmente avvilita e mentre sono persa nei miei pensieri bui Oscar interviene mettendo il rapinatore fuori combattimento e salvando la vita dell’arcaico. Lo vedo succedere a rallentatore sotto i miei occhi. Tutto è bene ciò che finisce bene, ma anche questa volta, non certo grazie a me. L’immagine si dissolve di nuovo ed ora mi trovo su una spiaggia vicino al mare, sento in sottofondo le onde che si infrangono a riva mentre il vento mi scompiglia i capelli sciolti, fa strano sentirli muoversi intorno a me, di solito li porto sempre ben legati, mi godo la libertà di questo momento e chiudo gli occhi per godermi il vento sulla faccia ispirando l’odore di salsedine che impregna l’aria. Questo posto è nuovo per me, mi guardo intorno ma non riesco a cogliere nessun dettaglio familiare, a differenza degli episodi precedenti ora non sto rivivendo nessuno dei miei ricordi ne sono certa, mi giro intorno in cerca di qualcuno ma non c’è nessuno, sono sola, la spiaggia è deserta, non capisco cosa sia questo luogo e cosa dovrei fare qui, mi volto per andare via quando mi blocco improvvisamente, ora non sono più sola, ora proprio davanti a me c’è una persona. Sono ferma immobile ad osservare la figura di fronte a me, è una ragazza alta, dai lunghi capelli scuri, profondi occhi nocciola e labbra carnose, sbatto le palpebre più volte per essere certa di ciò che sto vedendo perché la ragazza che ricambia il mio sguardo in questo momento sono io. Ci fissiamo per qualche istante in silenzio, è identica a me sotto ogni aspetto, sembra di guardarsi allo specchio, il suo sguardo è duro mentre mi squadra, alzo un braccio, sento il bisogno di toccarla per vedere se è vera o se è solo frutto della mia immaginazione, ma non faccio in tempo a fare il minimo movimento che la mia copia mi attacca mandandomi al tappeto, stesa sulla sabbia la vedo pronta per inveire di nuovo contro di me, supero lo stupore iniziale mi rialzo e rispondo prontamente ad ogni sua mossa, riesco a parare ogni suo attacco, d’altronde lei sono io e io sono lei conosco bene le sue mosse, i suoi movimenti e riesco a prevederli e contrastarli tutti. Come me anche la mia copia però riesce a rispondere perfettamente ad ogni mia mossa, lottiamo per un tempo che mi sembra infinito, siamo perfettamente alla pari, nessuna riesce a prevalere sull’altra, sono stremata cosi come lo è lei, sento il sudore scorrermi sul viso, sul corpo attraversandomi la schiena, lo stesso sudore che vedo scorrere su di lei, abbiamo entrambe l’affanno mentre ci giriamo intorno studiando la prossima mossa, non c’è via di uscita, siamo praticamente uguali se continuiamo così non ci sarà vincitore, finiremo semplicemente per perdere entrambe, questa consapevolezza accende una scintilla dentro di me, non mi interessa chi abbia di fronte e perché, io voglio vincere e per farlo devo concentrarmi, devo trovare un suo punto debole, devo fare qualcosa che lei non si aspetterebbe mai, d’altronde lei è me quindi dovrei sapere bene cosa fare, non ci penso troppo sopra, la guardo, mi concentro su di lei e poi succede e basta, inspiegabilmente la mia mente si aggancia alla sua, non faccio in tempo a rendermi conto di quello che ho fatto, succede tutto in un attimo la mia volontà prevale sulla sua inibendo i suoi movimenti, la vedo per un’istante confusa e sorpresa, se è come me in tutto e per tutto anche lei non è in grado di usare le sue abilità di mentalista, non perdo tempo a riflettere su ciò che è appena accaduto, approfitto del suo attimo di titubanza per attaccarla e mandarla al tappeto, questa è la mia occasione mi avvento su di lei con decisione, così come mi hanno insegnato. Non riesco neanche a vedere l’effetto del mio attacco su di lei che l’immagine intorno a me si dissolve di nuovo. Adesso mi trovo in una stanza familiare ci sono stata tante volte qui in passato, ci metto un attimo a riconoscerla, sono in piedi al centro della stanza, ho bisogno di qualche secondo per riprendere l’equilibrio, mi trovavo ancora in posizione di combattimento mentre l’immagine intorno a me è cambiata, tutto ciò è destabilizzante. Sbatto gli occhi e metto a fuoco il luogo in cui mi trovo, sento le gambe cedermi, istintivamente cerco appoggio nella sedia accanto a me, in questo momento non mi fido molto del mio corpo. Mi trovo di fronte ad una grande scrivania di mogano e dietro di essa, su una poltrona nera è seduto mio padre in persona. Mi trovo nel suo ufficio del dipartimento, anche se ci manco da tempo lo ricordo perfettamente. Lo fisso senza il coraggio di muovermi o parlare, ho paura che un mio piccolo gesto possa farlo sparire per sempre. Fisso ogni tratto del suo volto per imprimerlo bene nella mia mente, lascio scorrere lo sguardo dalla mascella scolpita allo sguardo profondo, sento un dolore al petto, mi era mancato così tanto che mi manca il fiato, le lacrime fanno capolino nei miei occhi, provo a ricacciarle dentro ma non ci riesco, mi sorride dolce, quel sorriso che solo io ho l’onore di conoscere, quel sorriso destinato solo ed esclusivamente a me <bambina mia> esclama con un nodo alla gola ed io non resisto più, corro da lui ad abbracciarlo piangendo <papà! Papà! Mi sei mancato così tanto> parlo singhiozzando, non so nemmeno se ha capito qualcosa di quello che ho detto ma affondo il viso nel suo collo e aspiro il suo profumo familiare, lui mi accarezza la testa e mi coccola <su, su non piangere. Abbiamo poco tempo> a queste parole mi riprendo e mi raddirizzo <sei davvero tu?> gli chiedo <si> mi risponde dolcemente <oh papà è tutto così ingiusto, così sbagliato> le lacrime mi rigano il viso, la voce mi trema, le sue mani mi accarezzano la testa come faceva quando ero piccola <no tesoro, è semplicemente la vita, abbiamo fatto le nostre scelte, io sono andato via lottando in ciò in cui credevo e non c’è modo migliore di andarsene> annuisco comprensiva nonostante tutto, sono anche io una prescelta come lui, so bene cosa intende <lo so, ma mi manchi comunque tanto, così tanto da farmi male> un singhiozzo mi scappa dalle labbra che tremano <questo non deve essere un limite per te, ma un’opportunità per essere più forte, sono tanto fiero tesoro mio di ciò che sei> sono sul punto di scoppiare di nuovo in lacrime ma mi trattengo <ma le mie abilità…> <tu sbagli prospettiva> lo guardo confusa <prospettiva? Di che parli?> <ti ho osservata, quando vuoi usare le tue abilità tu ti concentri troppo su te stessa, prova a cambiare prospettiva> rifletto sulle sue parole <come?> chiedo <non è la tua mente quella su cui devi concentrarti ma la mente di chi hai di fronte, non è importante quanto questa sia forte ma quanto essa sia debole. Ognuno di noi ha una porta d’accesso, e l’abilità dei mentalisti sta proprio nel trovarla> rifletto sulle sue parole, e mi rendo conto che ha ragione, per tutta la vita sono sempre stata così concentrata su me stessa e solo ora capisco che ho sempre sbagliato tutto <ho capito, ora mi è tutto chiaro> mio padre mi annuisce soddisfatto <non chiuderti in te tesoro, non dipende tutto solo da te, datti pace> mi rilasso e gli sorrido <capisco cosa intendi, proverò a seguire il tuo consiglio> gli sorrido grata delle sue parole, farò tesoro dei suoi consigli. Mio padre si scosta da me per guardarmi meglio, sono occhi orgogliosi di un padre verso la proprio figlia, la sua mano mi accarezza la guancia <ora devo andare> mi dice spiazzandomi <NO!> urlo disperata, non voglio che vada via, ho ancora così tante cose da dirgli <anche se non mi vedi io sono sempre con te, non dimenticarlo mai> mi tocco istintivamente il medaglione che ho al collo, quello che mi ha sempre dato coraggio nei momenti più difficili <lo so> rispondo, ed è vero, solo ora me ne rendo conto, ma lui è sempre stato con me. L’ultima cosa che vedo è il suo sorriso, ho ancora la sua mano sulla guancia quando l’immagine cambia di nuovo.

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