Capitolo 22

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La saggia viene avanti ed entra nella stanza, il suo passo è così leggero che sembra stia levitando invece di camminare. Senza rivolgerci il minimo sguardo ci supera per prendere posto sulla vecchia poltrona scolorita <non state lì impalati, sedetevi> sobbalziamo al suo comando, senza indugiare oltre prendiamo posto sul divano vuoto <che strana combinazione> afferma squadrandoci lentamente <due prescelti, un’arcaica e uno stregone, davvero insolito> non so cosa rispondere, in effetti io stessa devo ammettere che siamo una strana combriccola, ci passa in rassegna uno alla volta senza che il suo volto mostri la minima emozione <un necromante vedo e una…> si blocca e finalmente leggo un’espressione sul suo volto etereo, sembra quasi sorpresa, mi guarda attentamente come se fossi una cosa rara e preziosa, mi muovo a disagio sul divano, getto un’occhiata a Oscar che alza le spalle prima di tornare a guardare la saggia <una giovane mentalista> conclude lentamente la frase <credevo che la vostra classe fosse destinata all’estinzione ormai> <come?> la fisso incredula, perché mai pensa una cosa del genere? <sono anni che non vedo un mentalista ormai, dallo sterminio sono rimasti così pochi di voi> la fisso sbalordita sbattendo le palpebre <quale sterminio?> chiedo sempre più confusa <sai davvero così poco della tua gente, bambina?> corrugo la fronte <non sono una bambina, e so quello che devo sapere!> esclamo sulla difensiva anche se poco convinta <allora saprai certamente del grande sterminio che è stato operato verso la tua gente> a malincuore sono costretta a scuotere la testa, le parole sterminio rimbombano nella mia mente, anche solo la parola mi crea un’enorme ribrezzo, non riesco a credere che qualcuno possa aver commesso un’atrocità del genere. La saggia legge la confusione e la sorpresa sul mio viso e sorride <lo immaginavo, vedi ormai sono passati anni e anni, ma c’è stato un tempo in cui qualcuno di davvero ignobile, di cui non vi parlerò ora, ha portato avanti la missione omicida più grande della storia ai danni della tua gente, il suo obiettivo era sterminare tutti i mentalisti, e ci è quasi riuscito> fa una piccola pausa prima di riprendere, mi stupisco del tono neutro che usa mentre racconta, senza il minimo sentimento a scuoterla quando invece io sto tremando qui seduta su questo divano <ha ucciso migliaia di vite innocenti solo perché hanno avuto la sfortuna di nascere mentalisti, solo pochi di voi sono riusciti a sfuggirgli, ma da allora il vostro numero si è sempre più ristretto e temevo davvero che anche se non ci fosse riuscito subito, la vostra estinzione sarebbe stata comunque inevitabile, ma vederti qui oggi bambina mia, mi dà speranza> sento il cuore battermi forte nel petto, non sapevo niente di questa storia, come è possibile? La mia famiglia lo sapeva? Mi hanno tenuto volutamente all’oscuro di tutto? Perché? E’ un’informazione così importante, di un certo peso, ed io ne ero completamente all’oscuro. Abbasso lo sguardo sulle mie mani mentre provo un misto di rabbia e vergogna, non posso crederci che la mia gente abbia dovuto sopportare una cosa del genere, ora voglio sapere di più, sento le mani fremere, ho una voglia irrefrenabile di farla pagare a qualcuno, è stupido lo so, è successo tanti anni fa, ma fa male lo stesso <e dimmi, hai già un giovane mentalista al tuo fianco? Qualche giovanotto che ti aspetta a casa?> mi chiede speranzosa, evidentemente sta valutando se la prosecuzione della specie sia in buone mani, non sa quanto si sbaglia <no mi dispiace, non conosco nessun giovane mentalista> leggo la speranza spegnersi nel suo sguardo <come immaginavo, non se ne vedono molti in giro> in effetti pensandoci la mia è l’unica famiglia di mentalisti che conosco, in tutti questi anni non ho mai incontrato altri mentalisti, ora più che mai sento il peso a cui ci sottopone la società di accoppiarci solo con altri appartenenti alla nostra stessa classe, è una cosa che ti inculcano sin da bambina ma io non ho mai incontrato un altro mentalista e solo ora mi rendo conto che la cosa non mi ha mai pesato più di tanto, l’amore non è mai stata una mia priorità <il tuo dono è speciale, devi preservarlo> annuisco poco convinta, la saggia probabilmente non sa che dentro di me le abilità di mentalista sono quasi totalmente assenti, forse dovrei dirglielo e smetterla di alimentare false speranze in lei <per quale motivo qualcuno dovrebbe avercela così tanto con i mentalisti da volerli morti> chiedo, la domanda mi tormenta da quando la saggia mi ha parlato dello sterminio < perché bambina mia, voi siete i prescelti più forti che esistano, tu ignori quanto grandi siano le vostre abilità, non hanno confini, possono fare cose grandiose> la fisso sbalordita. la saggia ricambia il mio sguardo impassibile e aggiunge <forse non sai che i mentalisti sono stati i primi prescelti che siano mai esistiti, è da voi che sono nati tutti gli altri> rimango sconvolta, ecco un’altra cosa che non sapevo, non posso fare a meno di notare quante cose non so e chissà quante ne ignori ancora, accarezzo distrattamente il medaglione che indosso al collo “la verità ci rende liberi” ma in me sorge spontanea la domanda di quante verità nascoste ci siano che io ignoro completamente, e di come in tutti questi anni abbia vissuto con la testa sotto alla sabbia, mi prometto di studiare qualcosa di più sulla nostra storia, ci sono tante cose che non conosco e non posso permettermelo, ho molto da imparare da Jessica su questo, quando finiremo la missione le chiederò aiuto <tutto ciò è molto interessante ma noi siamo qui per una ragione ben precisa> interviene Ian stravolgendo completamente la direzione che avevano preso i miei pensieri, ero così presa dalle nuove informazioni che ho appena appreso da aver perso di vista il vero motivo per cui siamo qui. L’attenzione della saggia ora è completamente su Ian <oh e qui chi abbiamo?> il suo sguardo è penetrante, come se stesse leggendo un libro e forse, un brivido mi corre lungo la schiena al pensiero, lo sta leggendo davvero <vedo che non sei qui di tua spontanea volontà e che ancora ti chiedi se hai fatto bene o no a seguire questa ragazza in questo viaggio> Ian non risponde ma continua a fissarla in modo inespressivo, la saggia troverà pane per i suoi denti con Ian <bene allora lascia che ti dica una cosa che risponderà alla tua domanda: questo viaggio servirà tanto a lei quanto a te> il volto di Ian resta ancora impassibile, lo ammiro, io morirei dalla curiosità di sapere qualcosa in più, invece lui continua a guardarla, ora con un tocco di scetticismo, la saggia sorride <non mi credi vero?> quando vede che non arriva nessuna risposta continua <bene allora ora ti dirò un’altra cosa: troverai finalmente quello cerchi> ora l’espressione di Ian cambia, leggo per un breve istante un’emozione sul suo volto, ma è fugace, va via in fretta così come è venuta, ma anche la saggia l’ha notata <vedo che questo ha acceso il tuo interesse> gongola soddisfatta <cosa troverò?> Ian non resiste e finalmente le chiede cedendo <questo non posso dirtelo, ma troverai le risposte che cerchi ma solo a tempo debito, devi solo avere pazienza, sei sulla strada giusta> sono così curiosa di sapere cosa cerca Ian, cos’è che lo tormenta così tanto? <basta con queste sciocchezze> esclama alla fine, per un attimo ho intravisto una crepa nella sua maschera ma eccola che ora è di nuovo ben salda al suo posto <siamo qui per farti una domanda> tuona severo Ian ritrovando la sua solita impassibilità <sono curiosa di sapere quale delle tante domande per cui sei qui mi chiederai> lo guardo curiosa, fremo dalla voglia di sapere cosa pensa davvero Ian, quali sono le domande che gli frullano per la testa e se mai sarà in grado un giorno di mostrare anche lui quella vulnerabilità che ci accumuna un po’ tutti, perché la verità è che per quanto ci ostiniamo a sembrare forti, stiamo tutti combattendo con qualcosa che ci consuma dentro, che abbatte le nostre difese e ci rende soli e deboli di fronte alla vita. Abbiamo tutti un mostro dentro di noi ma solo chi è davvero forte è in grado di lasciarlo uscire fuori, spero che un giorno anche Ian riesca a liberarsi da questo peso che porta dentro da solo nascondendolo al mondo, lui adesso non lo sa ma facendo così rende solo tutto più difficile <abbiamo bisogno di sapere dove si trova la gemma del prescelto> infine chiede diretto, non utilizza mezzi termini, non fa nessuna premessa, arriva diritto al punto come solo lui sa fare. Sento Jessica sobbalzare accanto a me, è la prima volta che sente il vero motivo della nostra missione, mi giro per un attimo a guardarla, sul suo volto leggo la sorpresa, mi chiedo cosa abbia causato in lei tale reazione <davvero interessante> mormora la saggia poi torna a guardarmi, o meglio a leggermi <anche tu lo vuoi sapere?> mi domanda <si> rispondo senza esitazione <io posso aiutarti> esclama lentamente guardandomi e un sollievo mi invade all’istante, ero tesa al massimo da quando ho messo piede in questa casa, temevo che non ci potesse aiutare e che tutto il viaggio che abbiamo fatto fin qui fosse stato inutile, tutti i pericoli che abbiamo corso ci hanno portato fino a questo momento e sentirle dire che sa dove si trova la gemma mi dà un senso di gioia, al tal punto che vorrei piangere e abbracciarla <e…puoi dirmi dove trovarla?> chiedo speranzosa, le mani strette a pugno, trattengo il respiro in attesa della sua risposta, tutta la mia missione dipende da questo <non intendevo con la gemma> le parole le escono di bocca così veloci che per un attimo credo di aver capito male, resto interdetta, lancio un’occhiata ai miei compagni e vedo che anche loro hanno la stessa espressione confusa, apro la bocca per parlare ma non esce alcun suono, mi schiarisco la voce e ci riprovo <hai detto che potevi aiutarmi> le dico, dalla mia voce si percepisce tutta la mia delusione, la saggia annuisce <esatto posso aiutarti ma non intendevo con la gemma> <e in cosa allora?> sbotto allargando le braccia avvilita <con il tuo problema> risponde la saggia in tono neutro come se fosse una conversazione normalissima, mentre per quanto mi riguarda tutto il mondo attorno a me è come se si fosse fermato, per un attimo mi dimentico della missione e dei compagni accanto a me <intendi con le mie abilità?> chiedo con timore con un filo di voce <si> è la sua semplice risposta ma dentro di me sta accadendo il finimondo, tutto si ribalta, nulla ha più senso, nulla ha più importanza, ora esisto solo io e la saggia, la guardo come se fosse un faro per un marinaio, come una sorgente d’acqua nel deserto, come qualcosa che ho inseguito per tutta la mia vita ed ora la tengo proprio qui, a portata di mano <come?> chiedo anche se la voce fatica ad uscire <io posso fare in modo che le tue abilità si sblocchino> ho la bocca secca, mi lecco le labbra bagnandole <e perché lo faresti?> non posso fare a meno di chiedere <perché in futuro ti servirà, posso vederlo> annuisco come se la sua risposta avesse senso ma ormai non mi interessa il motivo per cui lo fa, voglio solo iniziare <e potresti farlo subito?> <certo> mi risponde sorridendo con condiscendenza <Elly> interviene Oscar accanto a me, mi giro a guardarlo <Elly, io capisco quanto questo sia importante per te ma..> prova a dire, già so dove vuole andare a parare ma non gli permetto di continuare <nessun ma> lo blocco inflessibile, nulla potrebbe farmi cambiare idea in questo momento <la missione, Elly, è questo il motivo per cui siamo qui> Oscar mi guarda supplicante, scuoto la testa incredula <ti ricordo che la missione è stata affidata a me e quindi mi  assumo tutta la responsabilità delle mie decisioni> Oscar si rivolge ad Ian <e tu non dici niente?> lo esorta in cerca di aiuto, mi volto anche io verso di lui pronta alla battaglia ma stranamente quello che leggo sul suo volto non è ostilità ma…comprensione <nulla di quello che diremo potrebbe farle cambiare idea, questa cosa è troppo importante per lei e non dovrebbe permettere a nessuno di metterle i bastoni fra le ruote> mi ha tolto le parole di bocca, non credo alle mie orecchie, tra tutte le persone in questa stanza l’ultima da cui avrei pensato di ricevere appoggio è proprio Ian, mi sorprende, mi conosce davvero così bene? Distoglie lo sguardo dal mio come se tutta la questione fosse di poca importanza, ma per me non lo è affatto, vorrei ringraziarlo quando vengo bloccata <quindi è deciso> dice la saggia alzandosi chiudendo così il discorso <vieni con me>. Dopo aver trafficato per qualche minuto con erbe e piante varie dalla sua insolita dispensa sotto il mio sguardo curioso, mi porge un intruglio bollente dall’odore sgradevole, non posso fare a meno di arricciare il naso <cos’è?> chiedo titubante <qualcosa che ti permetterà di aprire la mente> dice la saggia come se questo bastasse a farmi capire di cosa si tratta <la mente?> chiedo scettica <si bambina, perché il cuore delle tue abilità è la tua mente, e noi faremo in modo di farci un viaggio all’interno per sbloccarla> annuisco poco convinta, un viaggio all’interno della mia mente era l’ultima cosa che mi aspettavo, non lo credevo nemmeno possibile, ma arrivata a questo punto sono pronta a tutto <vieni con me> mi dice infine voltandosi, lancio un ultimo sguardo ai miei compagni che mi fanno coraggio con un cenno della testa e seguo la saggia con la tazza calda ben stretta in mano attenta a non rovesciarne il contenuto, mi guida attraverso il corridoio fino a una stanza vuota e fredda, nell’angolo c’è un piccolo cuscino blu poggiato sul pavimento di legno, ed è tutto ciò che la caratterizza. La stanza è completamente priva di finestre, l’unica fonte di luce proviene dalla porta aperta alle nostre spalle, le pareti sono semplici e bianche e anche queste spoglie <bene ora hai bisogno di restare qui da sola per un po’> mi spiega mentre io avanzo al centro della stanza guardandomi intorno <da sola? Ma come farò a…> <non hai bisogno di nessuno, solo tu puoi sbloccarti> mi dice la saggia inchiodandomi con il suo sguardo <ora ascoltami bene, quando chiuderò la porta devi bere tutto il contenuto della tazza fino all’ultima goccia, siediti, chiudi gli occhi, fai un bel respiro e medita> mi istruisce <devo meditare?> <si bambina, la meditazione ti aiuterà> non sembra nulla di difficile <va bene e poi?> chiedo in attesa del resto <e basta> mi risponde semplicemente. La guardo confusa <basta? Tutto qui?> <si> forse mi sono esaltata troppo presto <è sicuro che mi basterà meditare?> alzo un sopracciglio e la fisso in attesa di una spiegazione <nessuno ti ha mai detto che parli troppo?> detto questo se ne va sbattendo la porta e lasciandomi da sola con i miei pensieri, nella stanza cala immediatamente l’oscurità, non sento lo scatto della serratura questo vuol dire che non ha chiuso la porta a chiave e quindi potrei andare via in qualsiasi momento ma non lo faccio <va bene> mi dico <provare non costa nulla> mi muovo a tentoni nel buio fino a trovare il cuscino che avevo visto prima, lo prendo e mi ci siedo sopra, posando la tazza a terra accanto a me, solo quando trovo una posizione comoda la riprendo e ne bevo il contenuto. Ha un sapore amaro con un retrogusto piccante, è a dir poco disgustoso ma faccio come mi ha detto e la bevo tutta fino all’ultima goccia. Poso la tazza vuota a terra, il suono della ceramica che poggia sul pavimento rimbomba nella stanza vuota e silenziosa, l’unico rumore che si sente è quello del mio respiro, metto da parte le mille domande che mi frullano nella mente e chiudo gli occhi, lascio che la mia testa si svuoti dai pensieri inutili che la affollano e faccio un profondo respiro. Inizialmente i miei respiri sono veloci e scoordinati, mi concentro per rallentarne il ritmo fino a farli diventare lunghi e profondi. Man mano che mi rilasso l’intervallo di tempo tra un respiro e l’altro si allunga sempre di più, inspiro ed espiro lentamente, inspiro ed espiro e perdo la cognizione del tempo e del luogo intorno a me, il peso del mio corpo mi abbandona, non sento nemmeno più il pavimento sotto di me ora sembra tutto più leggero. E senza accorgermene vengo rimbalzata in un altro luogo.

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