Capitolo 14

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La città in cui ci troviamo è molto diversa dalla nostra, a città Eterna si respira la vita,
c’è tanta gente per strada, i negozi sono sempre pieni e le voci dei bambini che giocano
ci accompagnano nelle nostre passeggiate qui invece non c’è nulla di tutto questo. Da
quando abbiamo lasciato la locanda questa mattina non abbiamo trovato neanche un
solo negozio, intorno a noi non ci sono altro che case, per strada non abbiamo
incontrato anima viva <eppure queste case sono abitate> sta dicendo Oscar indicando
il bucato ancora gocciolante steso all’esterno di un’abitazione <e allora dove sono
tutti?> chiedo a nessuno in particolare <gli abitanti della regione Antica sono molto
diffidenti, non sono caratteri socievoli, soprattutto con persone che non conoscono
quindi seppur incontrassimo qualcuno non credete che sia facile estrapolare delle
informazioni> è la prima volta che Ian ci rivolge la parola da tutta la mattina, non posso
fare a meno di notare come il suo tono di voce ora sia diverso da quello che aveva ieri
sera, il ricordo mi colora ancora le guance, non posso crederci che mi stia comportando
come una stupida ragazzina, scuoto la testa e torno a concentrarmi <e come faremo
allora ad avere informazioni su dove si trova il saggio che vive in questa regione>
chiede Oscar ma Ian non risponde e continua a camminare <non preoccuparti Oscar
sicuramente troveremo qualcuno disposto ad aiutarci, e anche se non sarà facile noi ci
proveremo e riproveremo fino a quando non avremo una pista> non voglio che il
pessimismo di Ian ci rovini l’umore, abbiamo bisogno di pensieri positivi <giusto> mi
risponde Oscar e continuiamo il nostro cammino senza aggiungere altro anche se la
situazione intorno a noi non migliora, è tutto troppo deserto, passa circa un’ora prima
che troviamo un piccolo mercato, ci sono giusto tre bancarelle su cui alcuni arcaici
hanno esposto frutta e verdura di ogni genere, mi avvicino curiosa ed anche un po’
affamata, ci sono fragole, pesche, mele, e tutto ha un aspetto estremamente delizioso,
mi avvicino al venditore <mi scusi buon uomo vorrei acquistare queste fragole,
sembrano squisite> l’arcaico mi rivolge a stento uno sguardo prima di abbassarsi e
rialzarsi con un sacchetto in mano, esce da dietro il banco e si avvicina alle fragole e
inizia a riempire il sacchetto <queste le coltiva lei stesso?> provo a chiedere per fare
un po’ di conversazione, ma lui continua come se non mi avesse sentito, mi giro a
guardare Oscar che scrolla le spalle anche lui stupito da questo atteggiamento, l’uomo
mi porge il sacchetto pieno di fragole con una mano mentre l’altra è tesa ed aperta in
avanti in attesa che lo paghi, la sua stretta intorno al sacchetto è così stretta da far
sbiancare le nocche, pensa forse che mi prenda le fragole e vada via senza pagare? A
cosa sono abituate queste persone? Estraggo dalla tasca alcune monete e le poso
delicatamente sulla mano aperta dell’uomo <ecco a lei> gli dico mentre allungo la
mano a prendere le fragole, l’uomo conta le monete con gli occhi prima di lasciar
andare la presa dopodiché si volta e riprende la sua postazione dietro al bancone <ora
andiamo?> chiede Ian spazientito ma io mi giro di nuovo verso l’uomo, prendo una
fragola e la porto alla bocca <mmm> mugolo soddisfatta <proprio come pensavo, queste fragole sono buonissime> guardo l’arcaico con la speranza di notare un piccolo
segno di vita sul suo volto ma lui continua ad ignorarmi <non perdere altro tempo qui,
forza andiamo> e per sottolineare ciò che ha detto mi prende il braccio e mi dà una
leggera spinta, una scossa mi percorre proprio lì dove un attimo prima c’era la sua
mano, mi volto a guardarlo ma il suo sguardo è già posato altrove <ti ho già detto che
queste persone sono chiuse, non amano fare conversazione e non otterrai qualcosa da
loro con le tue chiacchiere inutili> lo seguo sconfitta <io non capisco> commento ad
alta voce, possibile che tra una regione e l’altra ci sia tutta questa diversità? <queste
persone vivono ai confini della foresta oscura, e solo Dio sa quali tipi di creature si
annidano in quel posto, neanche io avrei tanta voglia di socializzare al loro posto> la
foresta oscura occupa la maggior parte del territorio della regione Antica, non mi ero
mai soffermata a pensare come questo potesse influenzare la popolazione circostante,
mi rendo conto di come fino ad ora io abbia vissuto chiusa nel mio mondo, nei miei
agi e persa nei miei problemi, quando invece al di fuori dei confini della regione Bianca
c’è una vita completamente sconosciuta per me, una vita differente a quella a cui sono
abituata e con tutto ciò che questo comporta, culture diverse, e stili di vita che io non
posso nemmeno immaginare. Questo viaggio penso possa aiutarmi in modi che non
avrei mai pensato, mi giro a guardare Ian, mi chiedo lui quante cose abbia visto nei
suoi viaggi e se non sia proprio per questo che sia così chiuso in se stesso, forse anche
lui proprio come gli abitanti della regione Antica è diventato diffidente. La piccola
stradina che stiamo percorrendo si apre su una piazza gigantesca al centro c’è una
grande fontana con la statua di due delfini nell’atto di saltare, e dalla bocca di questi
scorre un getto di acqua limpida. Mi guardo intorno e sono contenta di notare che a
differenza dei posti che abbiamo visto fino ad ora, qui ci sono alcune persone che
stanno passeggiando, c’è addirittura una tavola calda ed un negozio di alimentari <forse
potremmo provare a chiedere informazioni a qualcuna di queste persone?> mi sento
osservata, mi giro a guardarmi le spalle ma non vedo nessuno, resto per qualche
secondo ferma a guardare ma quando non compare nemmeno un’ombra mi rigiro verso
Oscar <si potremmo provare> mi sta dicendo lui <sarebbe inutile> afferma Ian
perentorio <e cosa dovremmo fare allora?> chiedo frustrata <ciò che smuove il genere
umano è ed è sempre stato il proprio interesse, dobbiamo trovare qualcosa che accenda
il loro e offrirlo come merce di scambio per avere informazioni, sempre se qualcuno di
loro sappia davvero dove si trovi il saggio> ci spiega Ian con il suo solito tono efficiente
<e cosa potrebbe mai interessare a queste persone> chiedo pensierosa, ci avviciniamo
a un uomo che è intento a leggere un libro su un panchina <è quello che dobbiamo
scoprire> non posso fare a meno di pensare che in questo momento le mie abilità di
mentalista potrebbero essere molto utili, potrei estrapolare le informazioni di cui
abbiamo bisogno operando la giusta pressione sulla mente di queste persone, potrei
anche farle ballare il can can se volessi, ma ecco che mi scontro di nuovo contro la mia
totale inutilità del mio essere prescelta, forse non è vero che le abilità si tramandano di
generazione in generazioni, forse potrebbe anche nascere un arcaico dall’unione di due prescelti e nessuno me lo aveva mai detto, o forse io sono il primo caso mondiale.
Puntiamo l’anziano davanti a noi, non ha mostrato alcun segno di aver notato la nostra
presenza, è preso dalla lettura del libro, o forse semplicemente finge di non averci visto
per ignorarci <non ci avviciniamo tutti e tre, si sentirebbe accerchiato, vado da solo e
vedo cosa riesco a scoprire> detto questo Ian si dirige verso l’uomo a passo deciso
senza neanche degnarci di uno sguardo lo guardo mentre intavola un discorso con
l’uomo. Ian conosce bene le mie origini, sa che sono una mentalista, eppure non ha
accennato minimamente alle mie abilità e al fatto che potrei provare ad usarle per fare
leva sulla volontà di queste persone, non so se essergliene grata o vergognarmi di
questa consapevolezza. Riecco di nuovo quella strana sensazione di prima, è come se
qualcuno mi stesse osservando, mi giro a guardarmi intorno e questa volta mi sembra
di scorgere un’ombra all’angolo di una stradina poco distante da noi, sono tentata di
andare a dare un’occhiata quando sento i passi di Ian che si avvicinano <allora?> chiede
Oscar <non sa nulla> è il suo unico commento, sconfitti riprendiamo a camminare
<perché non ci fermiamo per il pranzo in quella tavola calda? Sono certa che lì ci sarà
qualcuno, magari potremmo scoprire qualcosa> la mia proposta viene ben accolta e ci
dirigiamo verso la porta d’ingresso, come avevo immaginato il locale è pieno di arcaici
e noto che c’è anche qualche prescelto che sta pranzando, io Ian ed Oscar prendiamo
posto ad un tavolo centrale, la cameriera subito ci porta dei menu, il suono della
campanella sulla porta ci avvisa che un altro cliente è entrato, mi giro a guardare, si
tratta di una ragazza dai vistosi capelli rossi, non ricordo di aver mai visto un colore
così acceso, rimango per un attimo a guardare quella strana tonalità di capelli prima di
riportare lo sguardo sul menu, in realtà non c’è molto da scegliere, è un semplice pezzo
di carta su cui sono indicati i piatti del giorno: pasticcio di carne e patate arrostite.
Improvvisamente nella mia testa rimbombano una marea di voci, porto istintivamente
le mani alle orecchie strizzando gli occhi, con la coda dell’occhio vedo che anche Oscar
fa lo stesso <state calmi> ci ammonisce Ian <ho fatto un incantesimo> ci rivela con
tono basso <di che tipo?> chiedo abbassando le mani <ho fatto in modo che potessimo
ascoltare le conversazioni di ogni singola persona presente con noi in questo locale>
<cosa?> chiedo forse con voce troppo alta ma nella mia testa c’è una confusione
incredibile non riesco a distinguere le voci <concentrati su una singola voce alla volta,
è tutto nella tua testa, sei tu ad averne il comando> lo fisso intensamente prima di
chiudere gli occhi, controllo il respiro e provo a concentrarmi su una singola voce
proprio come mi ha detto Ian, è come srotolare il filo di una matassa, una volta trovato
il capo diventa tutto più facile. Riesco ad isolare una voce e immediatamente il rumore
cessa, riesco a sentire chiaramente la conversazione del tavolo in fondo al locale come
se le persone fossero sedute qui al tavolo con me, è incredibile, riesco a passare da una
conversazione all’altra come stessi cambiando le stazioni di una radio, mi sintonizzo
su di un canale, se dicono qualcosa di interessante resto, altrimenti passo alla
successiva, che strana sensazione. Nel frattempo la cameriera ci ha serviti il pranzo,
l’aspetto non è molto invitante, porto titubante un boccone alla bocca e ne resto piacevolmente colpita, nonostante l’aspetto il gusto è davvero buono. Mangiamo
lentamente per poter restare più tempo possibile seduti al tavolo della tavola calda,
dobbiamo passare in rassegna ogni singola conversazione per trovare qualcosa di
interessante, qualcuno sembra averci notato e si chiede che ci facciano tre forestieri
nella loro città, con sorpresa mi accorgo che molti di loro ci fissano, non sono abituati
ad avere turisti in visita, si chiedono cosa vogliamo, qualcuno spera che non causeremo
problemi ma nessuno di loro menziona la presenza di un saggio, mi chiedo se qualcuno
in città sappia davvero la sua posizione o se questo sia del tutto inutile, forse è un
mistero per loro esattamente come lo è per noi. Quando abbiamo terminato di mangiare
non abbiamo più scuse per trattenerci oltre e dopo avere pagato il conto usciamo dalla
tavola calda <avete scoperto qualcosa di interessante?> chiedo non appena siamo
lontani da orecchie indiscrete <a quanto pare la cosa più interessante che capita da
queste parti siamo noi> afferma Oscar <già> sospiro scoraggiata, Ian ha lo sguardo
fisso verso la tavola calda, mi giro ma non vedo nulla di strano <continuiamo> poi dice
e riprende a camminare, io e Oscar lo seguiamo, non facciamo domande perché già
sappiamo che resteranno senza risposta, svoltiamo in un angolo, ora ci troviamo in una
piccola stradina deserta <ci stiamo allontanando dal centro> provo a fargli notare, ma
inutilmente, Ian continua a camminare a passo sempre più sostenuto, continua a
svoltare a destra, poi a sinistra, poi ancora a sinistra e infine a destra poi
improvvisamente senza il minimo avviso si ferma di colpo, quasi io ed Oscar gli
andiamo a sbattere contro, apro la bocca per chiedergli cosa diavolo stia facendo
quando lui mi anticipa <basta cosi!> esclama prima di ritornare sui suoi passi, inarco
un sopracciglio confusa, non capisco cosa gli sia preso mi giro e mi accingo a seguirlo
quando mi accorgo che c’è qualcuno proprio davanti a noi.

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