Capitolo 17

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POV IAN

Se qualche giorno fa qualcuno mi avesse detto che avrei seguito una sconosciuta all’interno della foresta oscura insieme ad Elaine Davis ed Oscar Martinez non ci avrei mai creduto, eppure ora eccomi qui. Ho viaggiato in lungo e in largo eppure mi sono sempre tenuto alla larga da questo luogo misterioso, dicono sia pervaso da una magia oscura e antica, che la foresta stessa pare avere vita. Il nome oscura non è un caso, è chiamata così perché la vegetazione al suo interno è talmente fitta che non trapela nemmeno un filo di luce, all’interno della foresta è praticamente sempre notte. Ho sentito durante i miei viaggi tanti racconti spaventosi sulla foresta oscura e nonostante la mia intraprendenza non ho mai avuto la curiosità di addentrarmi al suo interno, persino ora tornerei indietro se non fosse che lei non ne vuole sapere. Appena ho capito la direzione che quella Jessica stava prendendo ho fatto di tutto per contrastarla ma a parte usare la forza o la magia, nulla sembrava far cambiare idea a Elly sulla sua insensata fiducia. D’altronde lei è fatta così, sempre piena di vita e di fiducia verso il prossimo, anche verso chi meno se le merita, e questo qui accanto a me che dice di essere suo amico non ha alzato nemmeno un dito per farle cambiare idea, se non quel labile tentativo, non capisce che così rischia di mettersi in pericolo? Cazzo! Mi verrebbe voglia di prenderla e portarla lontano da lì, lontano da quell’ombra che promette solo morte, ma non posso, non me lo permetterebbe ed è proprio per questo che la apprezzo. Resterò al suo fianco per proteggerla, questo è il minimo che posso fare. Sta calando la notte e penso che questa sarà l’ultima volta che avremmo la classica percezione del tempo, lì dentro non sapremo mai che ore sono o semplicemente se è giorno o se è notte <propongo di accamparci qui per la notte> l’ingresso della foresta oscura è ormai prossimo <dobbiamo essere al pieno delle nostre energie quando saremo lì dentro, meglio recuperare prima del tutto le nostre forze> <sono d’accordo> afferma Oscar al mio fianco, non perdo altro tempo e mi metto a lavoro.  Dopo pochi minuti il nostro accampamento è pronto, ho acceso il fuoco come nelle precedenti volte, dopo un pasto veloce a base di carne secca ci sistemiamo per la notte, a differenza delle altre volte però resto vicino a loro, non voglio allontanarmi troppo, non mi fido, siamo troppo in prossimità della foresta oscura per poter essere tranquilli, Linda mi ha mandato qui a proteggere sua nipote ed è quello che farò. Abbiamo tutti preso posto attorno al fuoco, detesto ammetterlo ma la stanchezza si fa sentire, sento le palpebre pesanti calare sugli occhi, lentamente si sente levare il lento ronfo di Oscar, è crollato subito a dormire, io invece sono qui disteso con gli occhi chiusi ma con le orecchie drizzate verso il minimo rumore <dormi?> sento la voce di Jessica, anche lei non riesce a dormire? <no> le risponde Elly, passa qualche istante di silenzio prima di riprendere <volevo ringraziarti per la fiducia che riponi nei miei confronti, ti sei messa contro i tuoi amici, lo apprezzo tanto> <sono una che segue l’istinto> lo so bene mi verrebbe da dire, ma resto in silenzio, non voglio far sapere che le sto ascoltando <mio padre era un elementalista> esclama improvvisamente Jessica, apro gli occhi di scatto sorpreso, è la figlia di un prescelto quindi, non me lo sarei mai aspettato <ma come…> <mia madre è un arcaica> aggiunge interrompendo la domanda di Elly, la cosa è sorprendente perché i prescelti non si mischiano se non con i propri simili, ci tengono a preservare la loro specie e non si accoppiano mai con prescelti appartenenti a classi diverse dalle loro, figuriamoci con gli arcaici, se si venisse a sapere per loro sarebbe un disonore <la loro è stata un’avventura durata poco, quando mio padre ha saputo che mia madre era rimasta incinta le è stata vicina tutto il tempo> Jessica è persa nel suo racconto, per quanto mi renda conto che sia una cosa privata non posso fare a meno di ascoltare, ho bisogno di sapere qualcosa in più su di lei <è stato al mio fianco fino a quando un bel giorno ha capito che non avrei ereditato le sue abilità, sono una semplice arcaica, nulla di valore per lui e così ha abbandonato me e mia madre> <oh mio dio Jessica ma è terribile mi dispiace tantissimo> <è per questo che ho studiato tanto e mi sono allenata, per dimostrargli che anche se non sono una prescelta come lui so essere anche io una persona speciale> il padre di Jessica è un vero bastardo, non c’è altro modo per descriverlo ma è anche vero che nel nostro mondo c’è una certa rigidità su determinate questioni, dubito che qualunque altro prescelto avrebbe agito diversamente, certe situazioni non potrebbero mai essere vissute alla luce del sole <non trovi che sia ingiusto che solo i prescelti possano entrare a far parte dei vari dipartimenti> alla sua affermazione segue qualche istante di silenzio <io..io mi rendo conto solo ora di non averci mai pensato, insomma, non credevo che voi arcaici voleste far parte dei dipartimenti> <e invece si, alcuni di noi vorrebbero, ma veniamo sempre trattati come esseri inutili ed è per questo che ci tenevo così tanto a venire con voi, per dimostrare al mondo intero che anche noi arcaici sappiamo farci valere> <non sono le nostre origini a definire chi siamo né tantomeno una stupida etichetta, è il lavoro e l’impegno che ci mettiamo ogni giorno, sono le nostre scelte e le nostre volontà a definirci, e chi non lo riconosce è perché non capisce un cavolo> Jessica non lo può sapere ma il discorso che Elly ha appena fatto, vale tanto per Jessica quanto per se stessa, e, nemmeno Elly lo sa ma vale anche per me. I ricordi mi invadono senza che io possa fermarli, avevo dodici anni, ero un ragazzino desideroso di dimostrare a mio zio, il grande stregone del regno d’Argento, consigliere personale del re, che ero degno di portare quel cognome: Lee. Ogni volta che qualcuno lo sentiva nominare, scattavano tutti sull’attenti nessuno osava contrastarmi e anche se dall’esterno potevo sembrare in una situazione privilegiata odiavo la sensazione che mi provocava, non mi sentivo all’altezza del nome che portavo, e più vedevo come lo sguardo delle persone cambiava quando sentivano il mio nome e più io mi rabbuiavo, dentro di me cresceva la rabbia, avevo solo voglia di nascondermi. Non volevo portare quel nome, ne sentivo tutto il peso e tanto questo era grande e tanta era grande in me la vergogna per non essere forte nemmeno la metà di mio zio, non mi sentivo di meritare la mia posizione, non me l’ero guadagnata. La vergogna e l’umiliazione mi bruciavano dentro, ogni volta che incrociavo lo sguardo di mio zio ne vedevo tutta la delusione. Ricordo un giorno ero da Linda, mi aiutava sempre nei miei momenti di sconforto, sapeva ascoltarmi e dirmi sempre le cose giuste, ma quel giorno nemmeno le parole di Linda sembravano tirarmi su di morale, ero ormai deciso a lasciar perdere, era arrivato il momento di accettare la verità: ero una schiappa. Ero pronto ad arrendermi. Una profonda tristezza aveva invaso ogni cellula del mio corpo e nulla avrebbe potuto più aiutarmi, tutto mi sembrava inutile e senza senso, mi sentivo perso. Stavo andando via quando sentii il suono del campanello, Linda mi aveva lasciato un attimo da solo per andare ad aprire ma io non la seguii alla porta, me ne rimasi da solo nella stanza accanto, assorto nei miei pensieri, sentii delle voci provenire dall’ingresso e ci misi un attimo a capire di chi si trattava, era la nipote di Linda. Elly era una bambina di circa dieci anni all’epoca, la vedevo ogni giorno allenarsi con il padre ma a parte questo non sapevo nulla di lei <zia guarda ho imparato una nuova mossa> stava dicendo a Linda, incuriosito mi affacciai per vedere anche io, quell’entusiasmo nella sua voce era contagioso, ero curioso di sapere quale mossa aveva imparato di così importante da correre a raccontarlo alla zia, la vidi che tirava un calcio roteando in aria <brava> si complimentò Linda battendo le mani alla nipote, io invece non ci trovavo nulla di eccezionale, non era così difficile tirare un calcio, potevano farlo tutti <papà dice che non fa niente che non riesco ancora a controllare le mie abilità e che prima o poi imparerò> <giusto> le confermò Linda <ma fino ad allora vorrà dire che imparerò a dare calci> il sorriso che le si aprì sul viso era così spontaneo e sincero che mi colse alla sprovvista, non ne avevo mai visto uno così, nemmeno ricordavo l’ultima volta che avevo sorriso <i miei compagni non fanno che prendermi in giro, mi chiamano arcaica> per un attimo un’ombra le attraversò il volto, ma sparì subito <eppure nessuno di loro riesce a liberarsi dalle mie strette> aggiunse ridendo indicando i piccoli muscoli che aveva sulle braccia, Linda rise insieme a lei <non mi darò per vinta zia Linda, abilità o non abilità diventerò la più forte di tutti così nessuno più mi prenderà in giro> <ed io non ho dubbi> aggiunse subito Linda <e quando le mie abilità si manifesteranno sarò invincibile> ma le sue abilità non si sono mai manifestate, però lei è diventata davvero la più forte di tutti, per questo quei stupidi degli altri prescelti non fanno che metterla in difficoltà, in tutti questi anni io l’ho osservata, ho visto come nessuno è mai riuscito tenere testa ai suoi attacchi o ai suoi micidiali pugnali, ed è per questo che covano tanta rabbia nei suoi confronti, perché nonostante non abbia il controllo delle sue abilità è comunque più forte di loro. Ed io da quel giorno ho ritrovato la forza di rimettermi in gioco, non ho fatto che allenarmi ogni giorno per superare i miei limiti, e quando mi sentivo perso pensavo alla piccola Elly Davis e alla sua grandissima forza di volontà e a come anche io non sarei stato da meno ed è anche grazie a lei che oggi sono uno stregone potente. Ma questo lei non lo deve mai sapere.

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