Capitolo 19

34 16 2
                                        

Siamo esausti, lo leggo sui volti dei miei compagni, abbiamo ormai perso ogni legame con il mondo reale, è come essere sospesi in un limbo, non so da quanto tempo ci troviamo qua dentro e né quanto tempo ancora ci resteremo, ma siamo ormai stufi di mangiare solo carne essiccata, sugli alberi intorno a noi vediamo frutta di ogni tipo e bacche varie ma anche se abbiamo l’acquolina in bocca ci asteniamo, dopo il pericolo corso con il fiore velenoso nessuno di noi se la sente di rischiare. Ci fermiamo solo quando la stanchezza non ci permette di continuare ed anche allora riposiamo a turno, facciamo la guardia due a due e quindi il tempo di riposo si riduce notevolmente, non riusciamo mai a riacquistare pienamente le forze, ci riposiamo giusto quel tanto per non crollare, nulla di più ma ciascuno di noi desidera arrivare quanto prima dal saggio, non vogliamo restare un secondo di più in questo posto. Io e Jessica camminiamo avanti seguiti a ruota da Ian e Oscar, lasciamo a Jessica il tempo che le occorre ad esaminare ogni dettaglio della foresta, di seguire le sue tracce, mentre noi tre non facciamo che passare in rassegna l’area intorno a noi, siamo perennemente in allerta, improvvisamente vedo un cespuglio muoversi accanto a me, ma è solo un attimo, sbatto gli occhi più volte continuando a fissare il cespuglio, mi chiedo se non l’abbia solo sognato, forse sto avendo le allucinazioni, ci passo vicino e lo guardo fisso in attesa che si muova ma è completamente immobile <Elly tutto bene? Hai visto qualcosa?> tutti si girano a guardarmi <no, no devo averlo immaginato> Oscar mi sorride premuroso e mi prende la mano, la accarezza con il pollice <è normale, siamo tutti molto stanchi> poi si rivolge a Jessica <hai idea di quanta strada ancora dobbiamo fare?> <no mi dispiace> Jessica scuote la testa affranta <pensavo che ormai a questo punto fossimo già arrivati, ma le indicazioni sulla mappa a quanto pare erano in scala ridotta, o semplicemente chi l’ha disegnata aveva perso totalmente il senso della misura> <molto probabile> penso ad alta voce, io stessa ormai faccio fatica a mantenermi lucida <dai continuiamo, non abbiamo tempo da perdere> dico e mi metto di nuovo al fianco di Jessica che senza aggiungere altro riprende ad esaminare le tracce. Stringo forte il medaglione di mio padre e prego che mi mandi la forza per portare a termine questa missione, spero solo di non aver spinto i miei compagni in una missione suicida, più passa il tempo e più ne sono convinta. Sento di nuovo un movimento accanto a me, questa volta sono sicura, è reale, perché mi trovo a fissare due piccoli occhietti rossi. Davanti a me c’è un coniglietto bianco con tre orecchie, è molto buffo, per qualche istante mi fissa e arriccia quel suo tenero nasino rubandomi un sorriso prima di sparire nel buio della foresta, guardo gli altri per vedere se anche loro l’hanno visto, ma hanno gli sguardi rivolti da tutt’altra parte, devo averlo notato solo io quindi, molto probabilmente anche prima deve essere stato lui a muovere quel cespuglio, lascio andare un sospiro di sollievo, allora non l’ho immaginato. Ci sono animali strani in questa foresta, mi chiedo cos’altro ancora troveremo, non faccio che fissare attentamente ogni cespuglio, ogni pianta in attesa di un suo movimento, potrebbe nascondersi qualsiasi cosa al suo interno, e non sempre potrebbe essere un buffo coniglietto, passiamo accanto ad una gigantesca pianta grassa, sul suo dorso ci sono luccicanti gocce bluastre, storco il naso e mi tengo più alla larga possibile, chissà quali terribili effetti potrebbe avere una semplice gocciolina in questo posto, ma è proprio per fissare quella pianta che non faccio caso a una radice di un albero che fuoriesce dal terreno sotto ai miei piedi, ci inciampo dentro rotolando a terra, riesco a pararmi con le mani ma non riesco a impedirmi di cadere a terra, la stanchezza ha diminuito i miei riflessi, non posso credere di essere diventata così goffa <Elly!> esclama Jessica avvicinandosi <tutto bene? Ti sei fatta male?> si appresta ad aggiungere Oscar avvicinandosi anche lui, quasi mi vergogno a fissarli, che figuraccia! Sto per alzarmi quando qualcosa attira la mia attenzione <aaah!> lancio un grido spaventoso sedendomi all’indietro e arretrando il più possibile strisciando per terra, proprio lì accanto a me, appoggiato al tronco di un albero c’è uno scheletro. Gli abiti ormai si sono ridotti a brandelli di stoffa lurida, la bocca è spalancata e tutto intorno al corpo volano tanti piccoli insetti, entrano dagli occhi ed escono dalla bocca e viceversa, è tutto così disgustoso, mi copro la bocca con la mano per bloccare un conato di vomito, Oscar si copre la bocca con la mano anche lui disgustato e si avvicina allo scheletro, lo guarda e allunga una mano, o meglio un dito, per toccarlo, Oscar appartiene alla classe dei necromanti, con un semplice tocco può rivivere gli ultimi istanti di vita di una persona, ed è quello che sta facendo proprio adesso. Dopo qualche istante si allontana di scatto scacciando via gli insetti, sul viso adesso c’è un’espressione di terrore <non è qui da molto> dice indicando lo scheletro, lo guardo sorpresa, ormai non ha più nemmeno un filo di tessuti intorno allo scheletro, persino gli abiti sono ormai lisi, come è possibile? <Spiegati meglio> gli chiedo  <è inciampato nella radice dell’albero proprio come ha fatto tu poco fa, ma a differenza tua ha battuto la testa e ha perso i sensi, al suo risveglio aveva questi insetti addosso> e così dicendo li indica con la mano facendo attenzione a non toccarli <gli avevano già mangiato ogni traccia di pelle, i muscoli e le vene del suo corpo erano ben visibili> storce il naso disgustato <chissà come ha sofferto> fa un attimo di silenzio prima di riprendere il racconto <con l’ultimo slancio di forza ha provato a scappare ma è riuscito solo ad arrivare vicino a quel tronco prima di accasciarsi esausto, non ce l’ha fatta. Gli insetti lo hanno divorato vivo> o mio dio! Ho i brividi dopo il racconto di Oscar, fisso di nuovo lo scheletro con occhi nuovi, vedo gli insetti banchettare sullo scheletro di quel povero malcapitato, come si può morire in questo modo? Mi chiedo cosa possa spingere qualcuno a mettere piede in questo posto. Cosa cercano? Perché è chiaro che se una persona si spinge fino a tanto è perché è alla ricerca di qualcosa <forza andiamo> ci esorta Ian, mi rialzo lentamente e mi affianco di nuovo a Jessica, riprendiamo il nostro cammino ma sono certa, ognuno di noi con un nuovo peso sul cuore. Siamo nella foresta degli orrori, è questo il nome più appropriato. Non si sa come sia stata creata, quale potente stregone o magia l’abbia resa quella che è oggi. Si dice che popoli questa terra molto prima di noi uomini. Tante legende provano a dare una spiegazione a qualcosa che infondo un senso non ce l’ha, che ragione si può mai avere per creare un posto del genere? Ovunque mi porterà questa missione, nulla sarà così importante da farmi ritornare qui. Ne sono certa.

La prescelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora