Capitolo 21: Caccia

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«Come facciamo a trovarlo?» la domanda di Lorenzo riecheggiava in quel silenzio, aspettando una risposta. Ero ancora persa in quel lago di nuove informazioni ricevute la notte precedente. Il cervello pareva esplodermi nella testa. Ancora una volta non sapevo come reagire. Troppe emozioni represse erano passate per la mia mente in quei mesi: prima tristezza, poi rabbia, depressione, delusione, amore, e molte altre. Tante lune erano passate da quel giorno di maggio, eppure ne avevo vista solo una piena. Quante stelle erano state osservate dai miei occhi dalla finestra solitaria. Avevo rivolto tante parole a Lorenzo. Numerosi pensieri erano stati donati al ricordo di Vì. Troppo odio era stato diretto verso gli altri Guardiani.

Ma nessuno rispondeva alla domanda più importante.

«... voglio dire: sappiamo poco e niente su questo tizio. Non sappiamo da dove iniziare» il ragazzo continuava, sperando che qualcuno lo degnasse di attenzioni. Non riuscivo più a stare zitta, dovevo dire qualcosa. Dovevo dire cosa sapevo. Non potevo, non riuscivo da sola a elaborare tutto quello. Non avevo la mente lucida. Ma lì, tra gli altri, speravo che mi avrebbero ascoltata.

«Si chiama Obscurity»

«E tu come lo sai?» L'acqua gelida mi fu lanciata dritta in faccia. Mi ero ripresa. La mia era stata un'illusione. Nessuno mi avrebbe lasciata parlare, si sarebbero buttati come leoni affamati su una carcassa. Guardai la Lion. Non potevo dire tutto. Non potevo dire di lei. Ero delusa, ma era stata giovane, e aveva fatto degli sbagli. Tutti li fanno.

«Una visione»

«E guarda caso solo tu hai le visioni»

Ignorai l'istigazione di Acqua e continuai. «Si chiamava Nathan. Lavorava qui... ha cercato di creare un elemento democratico, ma i Fondatori non hanno approvato il progetto... è impazzito, ha perso la ragione e ha continuato, finché il suo esperimento non l'ha trasformato in ciò che è ora»

Un commento volò sotto voce nell'aria «Impazzito come qualcuno, direi»

«E perché non l'hanno detto? Sapevano contro chi stavate combattendo» l'affermazione di Lorenzo era valida, ma era una delle tante domande a cui non sapevo rispondere con certezza.
«L'Agenzia non voleva che si sapesse»

«Ma questo non ci aiuta a trovarlo» il ragazzo si grattava il mento a tratti, immerso nei suoi pensieri. Era affascinante, e tranquillo. I suoi occhi fissavano il pavimento bianco, mentre la sua mente vagava nell'intento di trovare una soluzione.

«Strano che però sia sempre e solo tu ad avere certe informazioni. Sembra strano, sospetto, aggiungerei. Quante visioni hai avuto finora? Due? E quante non sono state frutto di una scena ben costruita?» Ignis mi punzecchiava. Non potevo cedere, ma non riuscivo a trattenermi. Ci fissavamo con sguardo di sfida, con gli occhi socchiusi e cadenti, circondati dal viola profondo che scavava la pelle.

«Non mi importa cosa pensi» la mia voce sibilava tra i denti.

«Però Aqua pensaci: prima la sua missione, poi le visioni, e adesso queste informazioni celate dall'Agenzia...» i suoi gesti ora erano rivolti alla socia.

«Ma certo!» un entusiasmo scoppiò da qualche parte nella stanza.

«Co....Cosa?» fui sorpresa di quella esclamazione.

«Le gemme! Sono loro la risposta che cerchiamo»

«Qualcuno ha deciso di darci ragione...» la risatina sottintendeva l'appoggio di Lorenzo. Per un attimo pensai che stesse per dargli ragione, che si fosse svegliato dopo le parole che gli avevo detto qualche sera prima.

«Ginevra»

«Sì?» la situazione sarebbe cambiata dalle parole che avrebbe detto in seguito. Mancavano pochi istanti, poi la furia del fiume mi avrebbe travolto.

«Sei stata tu a forgiare le gemme, giusto?»

«Sì»

«E...» ed ecco il momento. «E c'è un modo per rintracciare qualcuno che l'ha toccata?» tirai un sospiro di sollievo. Non era quello il momento in cui il ragazzo si sarebbe rivoltato contro di me. Non stava per farlo.

«Certo che si può» la Lion si fece avanti, insinuandosi nella conversazione. «Abbiamo un'ala dedicata allo studio dei reperti magici. Con degli appositi macchinari possiamo sapere tutto, anche questo»

«Inoltre sapendo con cosa sono stati forgiati il lavoro dovrebbe velocizzarsi» l'entusiasmo scoppiava negli occhi di Lorenzo, come fuochi di artificio.

«Direi che abbiamo un piano. Ginevra, tu che hai forgiato le gemme farai parte della squadra di studio, insieme a Lorenzo»

«Cosa?!» un coro a due voci esplose chiedendo il perché di quella situazione. Perché?

«Lorenzo ti sarà utile, e, inoltre, Aqua e Ignis devono allenarsi, e hanno anche altre missioni a cui pensare»

«Ma io non...» fui interrotta.

«Coglila anche come occasione per far conoscere la storia dell'Agenzia a Lorenzo, per formarlo sui metodi, le missioni, la storia...» sbuffai e lui alzò gli occhi al cielo, portandosi le mani alla faccia e strofinandosi con furia i capelli. 

Ormai era stato deciso, ordinato: avremmo lavorato insieme, anche se nessuno dei due voleva, anche se eravamo in lite, nonostante ciò che era successo. Una parte del mio cuore, però, sperava di riuscire a parlargli senza esplodere, senza ferirlo. 

Eppure eravamo troppo orgoglioso per ammettere i nostri sbagli, o per lo meno io.

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