Capitolo 27: Destino

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«Ti sei mai chiesta perché non sei mai stata accettata? Non sei forse alla pari di tutti gli altri? Perché nonostante i tuoi sforzi non sei mai riuscita a raggiungere i tuoi obiettivi, ad entrare in quel mondo che è tuo, nostro, che è parte di noi?»

«Dove vuoi arrivare?»

«Alla verità. Ora pensaci. Perché ti hanno respinto, perché continuano a respingerti?»

«Ho le capacità, eppure tutti mi respingono, mi osservano attraverso un filtro in bianco e nero. Non vedono le mie qualità, ma solo i miei difetti, non mi corrono in aiuto, mi lasciano precipitare. Non ho mai trovato il mio posto, un ruolo da ricoprire all'ASG. Sono soltanto stata accolta dagli angoli, e sono stata costretta a raccogliere le briciole che gli altri Guardiani lasciavano cadere.» a un passo dalla morte, fu questo a passare per la mia testa. La verità, la mia vita, i miei ricordi. 

Era tutto realtà, non un sogno, non una crepa nello spazio tempo. 

Avevo sempre desiderato di entrare in quel mondo, di farne definitivamente e interamente parte, eppure ero finita per essere la cattiva della storia, l'emarginata. E nonostante fossero solo pensieri di un vortice di emozioni, le mie parole uscirono come sussurri dalla mia bocca, senza che potessi frenarle in gola. Non dovevo, non davanti a Obscurity. Eppure c'era qualcosa in lui che mi attirava, come se non fosse il lupo di quella favola. Ma non dovevo, e non volevo. Non davanti agli altri. Però le corde vocali ormai avevano iniziato a suonare.

«Vedo che inizi a ragionare, che inizi a capire. Loro non ci vogliono, ci vedono come una minaccia, perché io e te siamo potenti e determinati.»

«Io non ti somiglio. Sai perché? Perché ora sento che qualcosa è cambiato. Sento di avere la forza per resistere, per perdurare, per continuare a combattere. Ho capito che non posso aspettare che il mondo cambi, ma che il flusso del destino va cambiato dall'interno stesso dei suoi eventi. «Forse stavo mentendo a me stessa, forse ero solo stata contagiata da Lorenzo, forse ero pazza a credere che qualcosa sarebbe cambiato, perché alla fine mi sarei fatta male io. Ma mi sentivo un Cesare. Avevo deciso che mi sarei immersa in questo fiume, tentando di andare contro corrente, sperando di raggiungere il ruscello d'origine. Non avrei scelto la strada più facile, come aveva fatto Obscurity, non mi sarei giustificata più. Avrei continuato a nuotare, anche se avessi avuto freddo, anche se fossi stata stanca. Non avrei raggiunto la riva.

«È questo il punto. Noi non abbiamo scelta. Ti sei chiesta perché ti hanno cercata? Perché ti hanno condotta e trascinata con forza in questo mondo proprio quando avevi deciso di non farne più parte? Perché nonostante tu sia una ragazzina indifesa...» digrignai i denti. «...ti hanno mandata in prima linea?»

«Direi che fino ad adesso me la sono cavata piuttosto bene. Sono riuscita a batterti già una volta.»

«Ed ecco un'altra menzogna» si voltò con uno sguardo felice, entusiasta come se aspettasse quel momento da un'eternità. Il volto con un sorriso a trentadue denti. Era falso. Lo si vedeva da lontano. Era psicopatico. Eppure la Lion lo aveva amato. «Sono io che quella notte ti ho lasciata vivere. Perché avrei dovuto uccidere un'altra vittima dell'Agenzia? Perché avrei dovuto uccidere mia...»

«Non sei una vittima, e non sei tu che hai deciso il mio destino. Non sei tu che hai deciso la mia sorte.»

«Ed ecco un altro punto saliente» i suoi occhi sempre più pazzi, spalancati. Il viso rigato dalle fossette e da quella risata che nascondeva qualcosa. Qualcosa di più, qualcosa che sentivo mi appartenesse. Un segreto che una parte di me non vedeva l'ora di vedere librato nell'aria, anche se sapeva che avrebbe fatto male, che avrebbe tagliato l'anima, lasciando un'eterna cicatrice. «Nessuno di noi controlla il proprio destino, la propria sorte. Siamo nati entrambi per uno scopo, siamo stati creati per conseguirlo. Non abbiamo scelta. Non possiamo dividerci, perché le nostre strade sono intrecciate. Non possiamo uscire da questo loop. Ma mentre io ho accettato il mio destino, a te è stato tenuto nascosto.»

«Tu hai scelto di diventare così, tu hai deciso di trasformare in buio la tua vita. Tu hai scelto di diventare un mostro. Ma io, nonostante il mio passato con l'Agenzia, continuerò a camminare nella luce»

«Io non sono un mostro!» ora urla, solo urla fuori controllo. Stava perdendo il controllo, anzi lo aveva perso da tempo. Ma io lo stavo riprendendo. «Continui a non ascoltarmi! I mostri qui non sono io, non sei tu, non siamo noi! Bensì loro. Loro che mi hanno negato il mio sogno, loro che mi hanno trasformato in questo. Loro che hanno dimenticato, e hanno celato tutto, loro che, per rimediare ai loro errori, hanno preso una bambina di pochi mesi, la mia bambina, un essere innocente, e hanno scritto il suo futuro. La Lion che ha permesso che nostra figlia venisse trasformata, vivesse nella menzogna e nel dolore. L'Agenzia che ha illuso quella bambina, che l'ha ferita, emarginata. Loro che hanno riportato quella bambina in questo mondo, perché combattesse contro di me, senza sapere chi fossi. Loro che hanno il controllo su te, Ginevra» 

«Non ti credo! Non hai prove!» 

«Prima di decidere da che parte stare, lascia che ti mostri la verità» si avvicinò a me lentamente, aprendo una mano e allungandola verso la mia testa.

«Lasciami, non toccarmi!» ma che senso aveva urlare, dimenarmi, se ero ancorata al muro, tenuta prigioniera da esseri inconsistenti, senza sostanza? La mano fredda di Obscurity si poggiò sulla ma nuca, stringendo tra le dita i miei capelli. Un'energia passò attraverso il nostro contatto. Riuscivo a sentirla. Era potente, familiare.

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