Capitolo 4: Insospettabile

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I capelli biondi cadevano leggeri sulla fronte in modo alquanto disordinato. Gli occhi erano del colore delle nocciole e apparivano così profondi da far quasi trasparire parte del suo passato. Faceva la prima B Classico. Aveva scelto questo liceo perché non si sentiva a suo agio con i numeri. Per lui esistevano la letteratura, le lingue classiche e la filosofia: non la razionalità numerica. Si chiamava Lorenzo, o almeno così mi aveva detto durante la breve conversazione che avevamo avuto a Genova due mesi prima. Non ero sicura che fosse tutto realtà. Allora non gli credevo più, si era presentato con le persone sbagliate e forse lavorava con loro da tempo. L'ira ribussò alla porta.

«Che cosa ci fai tu qui? Da quanto lavori con loro?» così ridussi al minimo le possibili domande da porre.

«Calmati» mi rispose subito lui. Sapeva cosa potevo fargli e nei suoi occhi vedevo la paura che cercava di celare. Ma in tutto ciò non sembrava conoscere quel mondo così a fondo. Mi fermai a osservare i suoi modi e capii che sembrava nervoso: forse mi stava nascondendo qualcosa, oppure era solo in imbarazzo. «Posso spiegarti tutto» continuò. 

«Ma non ora» interruppe la professoressa Lion «Ora abbiamo l'allenamento, e sei invitata a partecipare anche tu, Ginevra»

Questo nome mi era stato dato da mia madre. Lei era attratta dalle storie della Tavola Rotonda, così appassionata da specializzarsi in letteratura inglese all'università. 

Io ero la sua unica figlia, la sua principessa e lei era la regina del nostro piccolo regno chiamato casa. Così mi diede questo nome. Mi piaceva la vita che avevo con lei, anche se modesta era allegra e divertente.

La palestra era di circa venti metri per quindici, quasi come un campo da basket. I muri bianchi rendevano l'ambiente luminoso. Il pavimento era in titanio, così come tutte le sue pareti. L'ASG, ossia l'Agenzia Segreta dei Guardiani, era un'agenzia di "spionaggio" ufficiale e indirettamente, finanziata dallo Stato. Nessuno però sapeva della nostra esistenza. Ciò era stato stabilito dal re Emanuele II di Savoia quando i Guardiani dell'epoca lo aiutarono nella conquista della penisola. Così, per ricompensarli, diede loro la possibilità di creare l'Agenzia che da allora monitora e protegge il nostro mondo dalle minacce più profonde e oscure. 

Tutt'ora il titanio è un materiale utilizzato in apparecchiature aerospaziali, navali, chimiche e in campo medico anche per la realizzazione di protesi. Infatti, è un caratterizzato dalla leggerezza e resistenza alla corrosione, anche di acqua salata, oltre al fatto che ha una alta temperatura di fusione. Tutto ciò lo rende ideale per la realizzazione di infrastrutture utilizzate da noi Guardiani, soprattutto per gli allenamenti.

Ma ritornando alla palestra: i muri erano alti almeno 8 metri in modo da sfruttare al meglio i poteri dei nostri elementi. L'ingresso conteneva una piccola sala di controllo che permetteva di monitorare le nostre funzioni vitali durante i combattimenti.

La routine d'allenamento comprendeva un riscaldamento iniziale con semplici esercizi (anche se in verità non sarebbe mai stato possibile farlo in battaglia), un breve torneo tra avversari sorteggiati, infine, in aggiunta, un combattimento tra volontari. Una volta a settimana si faceva un'esercitazione all'aperto e una volta all'anno una simulazione a sorpresa. Per il sorteggio dei duelli si utilizzava un'ampolla che conteneva i nostri nomi, o meglio come veniamo chiamati: Ventus, Aqua, Ignis e Terra.

Per il primo combattimento furono estratti Fuoco e Acqua. Il combattimento non fu molto lungo. Il primo dei due, come il suo elemento, era una persona dal carattere caldo e farlo arrabbiare non era molto difficile. Dopo pochi minuti, preso dall'istinto quasi animale agì senza pensare. Io, invece, ritengo di essere una persona che anche se attraverso l'ira, agisce in modo razionale e secondo principi morali ben saldi. Dunque, Ignis dopo due colpi era già stato immobilizzato dalla sua avversaria. Toccò a me. Non avevo più Vì ma avevo intenzione di farmi valere, dopotutto li avevo già battuti e non era un problema rifarlo.

Appena fu dato il permesso per iniziare Terra innalzò delle colonne di pietra, in modo che mi fosse difficile raggiungerlo. Arrivavano al soffitto e disposte in modo quasi ordinato assomigliavano a quelle di un tempio greco o romano, o come quelle di una chiesa che, quel fatidico 19 maggio avevo intravisto a Genova. Tutto il dolore mi raggiunse di nuovo così come numerose domande che attendevano risposta. 

Per abbattere l'orgoglio del mio avversario avevo una strategia in mente. Sapevo il punto debole di ognuno di loro e il suo era semplice da sfruttare.

Il ragazzo partì subito all'attacco senza pietà. Doveva rifarsi della sconfitta al parco, aveva perso il suo valore dopo essersi battuto contro di me. Ora aspettava solo la rivincita. 

Loro però si erano messi contro la persona sbagliata e glielo avrei illustrato in modo alquanto chiaro. Il ragazzo lanciò schegge d'alberi e poi massi. Cercai di sfuggire ad essi ma una scheggia mi penetrò nel braccio e un masso mi bloccò la gamba. Immobilizzata mi rinchiuse in una cupola di terra. Aspettava solo che, in mancanza di ossigeno, mi arrendessi per lasciargli la vittoria. Ma ciò non era nei miei piani. 

Il pavimento era ancora bagnato dal duello precedente e questo rese possibile ammorbidire la terra in modo da liberarmi. L'aria iniziava a mancarmi, mi sentivo quasi svenire come, precedentemente, nella bolla d'acqua. Poi, d'un tratto, la mia mano oltrepassò la cupola. Mi liberai velocemente e partii al contrattacco.

Mentre il mio avversario stava già cantando l'inno della vittoria rivolto verso gli spettatori io gli apparvi alle spalle. Mi arrampicai velocemente sulle colonne giungendo alla sua altezza. Lo afferrai e lo trascinai sul pavimento. Così, con il pugnale rivolto alla gola si arrese lasciando la vittoria a me. In quel momento tornò a tutti in mente il combattimento al parco. Vedevo la paura che provavano tutti verso di me. Ognuno di loro aveva iniziato a temermi, così, forse, avrebbero iniziato a rispettarmi. Con quell'allenamento speravo lo facessero veramente. Dopotutto era stato semplice sfruttare i loro punti deboli contro loro stessi, come era stato semplice fingere di essere stata colpita. Tutto parte della mia strategia.

Attraverso il vetro la prof. si mostrava orgogliosa, come se avesse sempre saputo che sarei arrivata a quel punto. Mi aveva addestrata con entusiasmo e amore, e mi guardava con un volto luminoso e orgoglioso del mio traguardo. Mi aveva resa una ragazza imbattibile, con gli occhi da bambina e lo sguardo sognante. Mi aveva illustrato strategie per abbattere ogni tipo di nemico e anche i miei compagni di battaglia, come se avesse sempre saputo il destino della nostra generazione. 

Gli altri Guardiani erano stupefatti, così come lo era Lorenzo. Mi guardava come se non avesse mai visto nulla di simile, e ne aveva viste di cose se collaborava con l'ASG. I suoi occhi si illuminarono, tuttavia si spensero poco dopo quando Terra si allontanò, sussurrando a Ignis e Aqua parole incomprensibili. Adesso mi stavo vendicando di quello che mi avevano fatto in quei sei anni. Nelle mie azioni mettevo tutto il risentimento che mi aveva consumata e speravo solo di arrivare a combattere al loro fianco. Dopotutto ero io ad aver perso il mio elemento, ed ero io che cercavo vendetta.

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