Capitolo 33: Guarigione

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Mi alzai e mi diressi verso Lorenzo, che stava ancora immobile ad un lato della stanza. Mi misi di fianco a lui e lo girai supino. Vidi la ferita alla testa, e quella al suo ventre, ma anche il suo petto smuoversi leggermente. Era debole, ma ancora vivo. Misi le mani sulla sua pancia per fermare l'emorragia, poi schiacciai forte. In quel momento una lacrima di felicità cadde dal mio volto, trovando riparo nel suo corpo quasi freddo. Lo toccò, ed essa, trasformandosi in luce, iniziò a schiarire la sua carnagione. Il petto gli si illuminò d'intenso, mostrandomi il battito del suo cuore. Sembrava che niente lo avesse trafitto o ferito, e che nonostante tutto avesse continuato a svolgere il suo compito, tenendo in vita il giovane. 

Ne ero sollevata. 

Altre gocce caddero dal mio viso, riscaldando sempre di più il ragazzo e me. Sotto le mie ginocchia la pozza di sangue rosso vivo velocemente iniziò a ritirarsi. Ogni goccia tornava al suo proprietario, come fossero oggetti smarriti. Il pavimento rubino, ritornò del suo colore, così come ogni parete. In poco tempo le ferite di Lorenzo e degli altri Guardiani si cicatrizzarono, divenendo solo un ricordo. Tuttavia il ragazzo rimase avvolto in un sonno che mi parve quello dei giusti. 

Proprio quando la luce sparì del tutto, sentii un suono lungo il corridoio. Riconobbi le parole della Lion. Era insieme alla squadra di recupero. Entrarono per la soglia, ma si fermarono, lasciando avanzare solo la prof. Lei si avvicinò, e mi mise una mano sulla spalla. Io girai lo sguardo, e la fissai con occhi luminosi, speranzosi, e gonfi. Lei mi osservò con rasserenamento, poi si voltò e diede l'ordine di sgombrare il luogo. Successivamente mi mise una coperta sulle spalle, mi prese per mano, e mi aiutò ad alzarmi, conducendomi lontano da quella stanza. Ero ferita e zoppicavo, ma ero sostenuta dalla Lion, ero stanca e gli occhi quasi mi si chiudevano, ma ero felice perché nello scontro avevo vinto, perché lottando anche contro una parte di me ne ero uscita vincitrice. 

Mentre lasciavo quell'edificio e salivo su uno dei furgoni, guardavo ancora una volta la luna luminosa, finalmente sicura di me stessa. Ero tranquilla, perché sapevo che ero riuscita a salvare ciò che più contava, e a distruggere ciò che mi aveva riportata in quel mondo. Ma allora pensavo che il ritorno all'Agenzia non fosse stato un male, perché, in fondo, mi aveva aiutata a capire come curarmi per sopravvivere, a scoprire me stessa e il mio passato. Guardavo dallo specchietto retrovisore la strada e Lorenzo che era portato fuori e caricato su un altro mezzo assieme ai Guardiani. Era come se vedessi i loro occhi fugaci e i suoi dolci di fronte a me, che, ancora una volta, mi fissavano, aspettando una risposta o un cenno. Voltai lo sguardo verso la Lion che mi sorrideva amorevolmente, mentre teneva le mani strette sul volante. Prese la rotonda e girò, smuovendo il mio corpo dolorante, tuttavia per la stanchezza non sentii nulla. Fui però abbastanza attenta da rendermi conto che non stavamo andando verso l'ASG, ma dalla parte opposta. Attendendo una risposta, mi voltai nuovamente verso la professoressa che guardava immobile la strada.

«Ginevra, sei stata convocata dai Fondatori»

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