Capitolo 36: Rinascita

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La paura invadeva i loro cuori, nel vedermi raggiungere un tale traguardo.

Intanto, lui soffiava così forte da poter sradicare interi alberi dal terreno. Le foglie danzavano celermente nell'aria cercando riparo da quel vento così forte. Ovunque si creavano vortici d'aria.

Lo sentivo di nuovo. 

Mi era sempre rimasto vicino, ma solo ora riuscivo a percepire la sua essenza: giaceva dentro di me. Finalmente mi sentivo a mio agio e, per la prima volta dopo tempo, viva. La città in quel momento sapeva di mare, di sale, di polvere, aveva mille odori e sfaccettature. Una luce nuova e immensa mi avvolgeva, scaldandomi e abbracciandomi. Sentivo l'oscurità abbandonarmi. Ero libera. 

Le intemperie avevano scavato il mio volto, ma a renderlo unico erano stati il buio e la luce. Il primo mi aveva rammentato la rapidità della vita, ma, solcando le rughe del dolore, avevo capito come accettarla. Il secondo aveva disegnato lo sguardo di una bambina, celata, nascosta, rifiutata, prigioniera di sé stessa, ma salvata dal suo destino. I giorni scuri ormai erano stati resi al destino che mi aveva partorita. Finalmente non guardavo più il mondo da dietro un vetro, ma lo osservavo, insemprendomi a muovermi in esso. La pioggia era cessata e sotto gli alberi c'era un non so che di sovrannaturale e misterioso, ma non mi importava. Non mi interessava dei fulminosi sguardi degli altri Guardiani, perché la tempesta era sparita, e la stagione era tornata ad essere delicata, onirica, viva, chiara, calda e morbida. Neppure loro tre potevano abbattere una tale felicità. Dai loro occhi traspariva il timore, proprio come cani davanti agli abbaianti di un'auto. Sapevano che la loro supremazia era al termine e che io avrei portato nuova vita all'Agenzia. 

Finalmente dopo anni avrei preso il posto che mi apparteneva di diritto, anche se da Guardiana di una nuova stirpe. 

Domande continuavano a persistere nella mia mente: chi aveva mandato il mio telefono a Lorenzo? Come aveva fatto il ragazzo a iniziare a ricordare? Mi pareva che ci fosse una figura ancora in ombra che passo dopo passo, mi seguiva e mi osservava. C'era qualcuno che alle mie spalle muoveva i nostri fili come fossimo semplici burattini, qualcuno che aveva voluto che tutto ciò accadesse, che io scoprissi la verità. Ma chi? Quei quesiti non riuscirono neanche a depositarsi nella mia memoria, e furono spazzati via da quella gioia che stava fiorendo dentro me. Il mio giardino stava ricominciando a crescere, seppellendo ogni sentimento oscuro. L'ansia, l'agonia, la solitudine e la depressione sparirono, lasciandomi libera di schiarire quel cielo scuro, dissolvendo la nebbia, che troppo a lungo mi aveva celato la strada. 

Forse Lorenzo aveva ragione: dovevo solo essere aiutata a ritrovare quel lato migliore di me. Bastava abbassare gli scudi, lo sguardo altezzoso, e rendersi conto che quella non era debolezza, ma solo dolore. È bastato liberarsi dell'ira e dell'angoscia per sentirsi più leggeri, accettare il passato, per essere felice, avere la forza di reagire, per rendermi conto che non sono mai stata debole. 

Ecco perché sono sempre stata tenuta lontana dall'ASG: il mio cuore batteva solo per Vì, anche se ora lotterò per Luce.

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