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                                     ~                                  𝐄𝐯𝐚                                    Era un martedì mattina quando mi svegliai con una strana sensazione che mi attanagliava lo stomaco

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𝐄𝐯𝐚
                                   
Era un martedì mattina quando mi svegliai con una strana sensazione che mi attanagliava lo stomaco.Una nausea sottile, che si manifestava come un mal di pancia indeterminato.

La poca luce del sole filtrava attraverso le tende della mia stanza,ma il mio corpo sembrava chiamare a gran voce una pausa.

Con un sospiro di rassegnazione,mi alzai dal letto,costringendomi a indossare il mio sorriso abituale mentre mi preparavo per l'università.

Nonostante il mal di pancia,decisi di non lasciarmi abbattere.Per cercare di calmare quel malessere,presi un bicchiere d'acqua e una pastiglia che di solito mi alleviava i disturbi di stomaco.

Uscii di casa,lasciando dietro di me ogni preoccupazione,o almeno così speravo.

Il freddo di Torino mi colpì come un pugno, eppure il sole era alto nel cielo,come a volermi rassicurare che tutto sarebbe andato per il meglio.

Le ore di lezione scorrevano più lentamente del solito.Durante l'ora di letteratura inglese, mi trovai a sedere nel mio banco,cercando di concentrarmi sulle parole del professore.Ma la mia mente era altrove,immersa nella nebbiolina di pensieri che ruotavano intorno a me.La nausea si fece più intensa e non riuscii a non prestarle attenzione.

Fu durante un passaggio particolarmente profondo di un sonetto di Shakespeare che, senza alcun preavviso,la nausea esplose dentro di me.

Un'ondata di calore mi avvolse e non riuscii a contenermi: vomitai.

Capii che non avevo controllo su quella situazione e,mentre il panico iniziava a serpeggiare tra i banchi,le mie compagne di corso,subito accorte,si affrettarono a portarmi fuori dall'aula.

«Eva!Stai bene?Cosa hai mangiato?» mi chiese Alice,mentre Naomi mi sosteneva, cercando di farmi respirare lentamente.La luce del corridoio sembrava accecante e mi sentivo completamente persa.Tentai di rispondere,ma le parole rimasero bloccate in gola.

Mi portarono in bagno,con le gambe tremanti,mi resi conto che avevo bisogno di un momento per raccogliere i miei pensieri.

Ripensando alla domanda di Alice,cercai tra i ricordi cosa avessi mangiato la sera precedente.

Ero alla disperata ricerca di una risposta che mi tranquillizzasse,ma fu allora che un pensiero oscuro si fece largo nella mia mente.

Non mi veniva il ciclo,avevo un ritardo di quattro giorni.

Durante le ultime settimane avevo cercato di ignorare questo fatto,attribuendolo alla mia irregolarità,che in passato non aveva mai rappresentato un vero motivo di allerta.

Ma ora,mentre tutto si ricomponeva nella mia testa come un puzzle inquietante,la mia mente corse a Kenan.

Quel pomeriggio,a casa sua,non eravamo stati attenti.

Semaforo rosso | Kenan YıldızDove le storie prendono vita. Scoprilo ora