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                                      ~Il sole sembrava scomparso fra le nuvole quando mi avviai verso casa di Eva,dopo allenamento

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Il sole sembrava scomparso fra le nuvole quando mi avviai verso casa di Eva,dopo allenamento.

Lì per lì,non avrei mai immaginato quanto sarebbe stata significativa per entrambi,quella giornata.

La testa mi girava al solo pensare a tutto quello che era successo.

Ogni momento passato con lei sembrava una promessa non scritta,un'intesa che andava al di là delle parole.Nonostante avessi diciannove anni,sentivo che c'era qualcosa di speciale tra noi.Ma quella scoperta aveva gettato un'ombra sul mio entusiasmo,un'ombra che non riuscivo a scacciare.

Arrivai davanti al portone di casa e suonai il campanello con le mani leggermente tremanti.

Non era solo la circostanza a rendermi nervoso,ma il desiderio di chiarire tutto ciò che pensavo,ciò che sentivo.

La porta si aprì e l'immagine di Eva si rivelò davanti ai miei occhi,con un sorriso smorzato che contrastava con la tensione che permeava l'aria.

«Ciao»disse,la voce dolce e melodiosa come sempre.

Vidi i suoi occhi brillare quando mi riconobbe,ma il suo sorriso sembrava un po' forzato.

«Ciao»risposi,cercando di restare calmo mentre varcavo la soglia.

Ci sedemmo sul divano,il clima era teso,e le parole sembravano danzare in un limbo tra di noi.

Dopo qualche istante di silenzio,sapevo che non potevo più aspettare.Dovevo dirle ciò che avevo dentro.

«Eva,so che già te l'ho chiesto,ma voglio cercare di capire meglio»iniziai,provando a mantenere la voce ferma.

«Perché non mi hai parlato di come ti sentivi?»

Lei abbassò lo sguardo,evidentemente colpita dalla mia domanda.«Kenan,non volevo stressarti»rispose,il viso arrossato.

«In quei giorni avevi la partita,e tu stavi così bene...Speravo fosse solo un ritardo...»

«Stai scherzando?»Pensai.

Mi trattenni dal dire,di nuovo,qualcosa di impulsivo e di cui poi me ne sarei pentito.

«Già,l'unico pensiero che avevo era che avremmo dovuto festeggiare,non pensare a questioni del genere»

Eva continuò,«Ero spaventata ma poi Jasmine mi ha aperto gli occhi.Mi ha fatto vedere che la situazione poteva essere più seria di quanto pensassi.Ho cercato di scacciare quel pensiero,ma era...complicato»

La guardai,con un misto di empatia e frustrazione.Volevo comprenderla,ma era difficile non sentirmi colpevole.

Giusto qualche giorno fa,avevo preso una decisione avventata.La foga del momento ci aveva presi,e ora quel test era il simbolo di tutto ciò che avremmo potuto perdere.

Semaforo rosso | Kenan YıldızDove le storie prendono vita. Scoprilo ora