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Mi girai di scatto ma non riuscii a capire da dove provenisse quella voce.«Hai bisogno di una mano?»
La risentii,fu allora che capii che arrivava dalla strada.
C'era il semaforo rosso e una Jeep accostata,quindi me ne andai per intuito e mi avvicinai all'auto.«Avrei bisogno di un carica batterie» dissi timidamente,prestando poca attenzione al ragazzo al volante.
«Non ne ho uno con me ora» mi rispose,dopo aver cercato nel cassetto portaoggetti.
«Vabbè,allora non ti preoccupare»
«Devi andare da qualche parte?» notai i suoi occhi squadrarmi con attenzione.
«Tranquillo,riuscirò ad arrivarci da sola» risposi,cercando di nascondere il fatto che fossi disorientata,ovviamente fallendo.
«Sei sicura?sembra che tu non sappia dove stia andando»
«Non sono di qua,perciò» mi giustificai.
«Proprio per questo motivo,vuoi un passaggio?»
In quel momento,una seconda ventata di aria fredda mi colpì e rabbrividii davanti ai suoi occhi.
«Dai che fa pure freddo,entra» disse,dopo essersi allungato,per aprire la portiera.
«Grazie» riuscii a dire,dopo essermi seduta e sistemata la gonna.
Un'ondata di profumo maschile pervase le mie narici subito dopo.
«Dove ti devo portare?» chiese,posando lo sguardo prima su di me e poi sulla strada,dopo aver messo in moto l'auto.
Io l'osservai e non potei che notare i lineamenti perfetti del suo viso.
«In un bar vicino allo stadio,non ricordo come si chiama»
Lo vidi accennare un piccolo sorriso.
«So dov'è»
«Ah bene allora» ero sollevata,non volevo dargli ulteriore fastidio.
Passarono 5 minuti,nei quali lo avevo sorpreso più volte a guardarmi,ma non ci prestai molta attenzione,ero intenta ad osservare Torino.
Arrivati di fronte al bar,già stracolmo di persone,scesi dall'auto e mi avvicinai al finestrino per ringraziarlo.
«Grazie..» mi bloccai,mi resi conto che non sapevo il suo nome.
«Kenan» dichiarò.
«Grazie mille Kenan» gli dissi,per poi allontanarmi.
Sentii però prima di entrare nel bar,una leggera presa per il braccio,così mi girai sicura di aspettarmi di fronte mio cugino.
«Io però non so il tuo nome» la sua voce era tranquilla e il suo sguardo penetrante.
Lo guardai confusa dal basso,cercando di respingere il piccolo sorriso che stava nascendo sulle mie labbra.
«Mi chiamo Eva»
«Allora divertiti Eva» disse,sorridendomi,per poi andare verso la sua Jeep.
Dopo quel breve incontro,la mia mente non riusciva ad elaborare effettivamente cosa fosse successo e prima che quest'ultima potesse anche solo provarci sentii una voce familiare farsi spazio nel bar.
«Guarda chi è arrivata» mi prese per mano Edoardo avvicinandomi sempre di più al bancone,dov'erano seduti tutti i suoi amici.
«Edo e perché ce la tenevi nascosta?» disse uno di loro,appena arrivai.
«Esatto Edo,perché?» intervenne un altro,scrutandomi.
«Eva non ama tanto uscire» rivelò mio cugino.
«È un peccato»
«Sei molto bella» aggiunse infine l'amico,rivolgendomi un'occhiata.Arrossii,ma cercai di nasconderlo chiedendo al barista qualcosa da bere.
Mentre bevevo il mio drink,non molto alcolico,sentii avanzare vicino al bancone una voce femminile,che mi sembrava di aver già sentito.
«Eva ma che ci fai qui?»
«Jasmine?che coincidenza!sono qui con mio cugino»
«Io sono con i miei amici dell'università,pensa un po'»
«Alla fine l'appartamento com'è?» continuò lei,dopo qualche secondo.
«Ha superato le mie aspettative in realtà»
«Menomale,son contenta per te»
Poi una voce ci interruppe.
«Jasmine!eccoti!»
«Eva?» riconobbi Edoardo dietro il ragazzo che aveva appena salutato Jasmine.
«Vi conoscete già?»
«Ci siamo conosciute oggi in treno a dire il vero» rispondemmo,abbozzando entrambe un sorriso.
«Ah bene,allora non c'è bisogno che vi presentiamo»
Li vedemmo poi,dopo poco,allontanarsi e mischiarsi fra la gente.
«Quindi gli amici di mio cugino sono i tuoi amici?» cercai di capirci qualcosa.
«Eh mi sa proprio di sì» rispose ridendo.
La serata passò tranquilla ed io e Jasmine verso l'una decidemmo di andarcene,anche perchè eravamo stanche,data la giornata di viaggio alle spalle.
«Sicuramente ci vedremo uno di questi giorni» le dissi,dopo che il taxi si era fermato sotto il mio appartamento.
«Per forza» mi rispose con un sorriso.
Appena entrata in casa levai gli stivali,i quali mi avevano torturato i piedi per tutta la serata.
Poi misi il pigiama,mi struccai e mi fiondai sul letto.
Per fortuna avrei iniziato l'università i primi di ottobre,quindi per questa settimana potevo ancora avere il lusso di svegliarmi alle dieci.
☀️Mentre avevo ancora gli occhi chiusi,una videochiamata improvvisa mi face sobbalzare.
«Mamma mi sono appena svegliata» riuscii a dire.
«Ma Eva sono le dieci!» sentii subito il tono severo di mia madre,mescolatosi poi con un sorriso,che non riusciva a mascherare.
«Mannaggia a te» continuò.
Io mi limitai a ridere.
«Allora ti piace l'appartamento?»
«Sì! guarda!» mi alzai dal letto per mostrarle il salotto luminoso.
Parlammo per un'oretta e le raccontai di ieri sera.
Si fecero le due di pomeriggio e mi ricordai che alle quattro,quel giorno,mi sarei dovuta iscrivere in palestra.
Ho sempre amato fare attività fisica ed ora che mi ero trasferita a Torino,di certo non mi sarei fermata.
Così mi sistemai in uno chignon i capelli ed indossai una tuta,anche perché sarei stata lì per poco.
All'entrata però mi bloccai perché riconobbi,dalla voce,il ragazzo della sera precedente.
SPAZIO AUTRICE~
EiiNei prossimi capitoli la storia si farà più interessante.
Se vi è piaciuto questo lasciate una stellina,sempre se vi va!
Ps.Cercherò di postare tutti i giorni ❤️
Un bacio!!
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Semaforo rosso | Kenan Yıldız
Romans«Era come se il mondo avesse improvvisamente smesso di girare» L'aria frizzante di Torino sembrava pulsare di vita mentre Eva,appena diciottenne e con una valigia carica di speranze e sogni,si ritrovava immersa in un labirinto di strade acciottolate...