Capitolo 25

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«Niente fidanzatino stasera?»

Daniele guardò Andrea di sbieco, abbozzando un sorrisetto annoiato e soddisfatto al suono di quella domanda. Erano a casa di Carola e Marco che, poche ore prima, avevano invitato tutti a cena per condividere una notizia che pareva elettrizzarli parecchio. Gli amici aspettavano impazienti, mentre la coppia finiva di cucinare.

Nina, in cucina, parlava fitto con i due, come se nascondessero un segreto piccante e inconfessabile che non li faceva staccare. Ilo e Vitto erano buttati sul divano, a sfidarsi alla play mentre lamentavano una certa fame. Daniele e Andrea si scrutavano seduti al lungo tavolo del salone, con un calice di vino in mano e il brusio degli altri a fare da contorno.

C'erano solo loro, i veterani, gli amici di una vita. Marco e Carola erano stati chiari: nessun estraneo. Così, Andrea aveva lasciato a casa Veronica e Daniele aveva lasciato a casa sia Pietro che il telefono.

«Io non sono fidanzato» ribatté secco Tramet, con una punta di orgoglio egocentrico sulla lingua. Andrea era geloso, platealmente e in modo soddisfacente.

«L'altra mattina sembrava altro» lo pungolò Andrea. Daniele ridacchiò ancora.

«Ti dà fastidio?»

«Fastidio? A me? Ma per favore»

«E perché ne parli, allora?»

«Per fare conversazione»

«Parlami del tuo fidanzato, allora, se vuoi fare conversazione»

«C'è poco da dire» disse Andrea secco, poggiando il calice sul tavolo apparecchiato e incrociando le braccia al petto. E c'era davvero poco da dire. Le telefonate con Lorenzo erano sempre meno, le conversazioni sempre più superficiali. Ogni volta che lo sentiva o leggeva un suo messaggio, Andrea era pervaso dal fastidio, come quando indossi un maglione di scarsa qualità che non fa che irritarti la pelle. Eppure continuava a starci insieme, a non chiudere quella relazione. A prenderlo in giro.

«Ma come? Ti ho sentito parlare di matrimonio...» Daniele sembrava infastidito nel pronunciare quelle parole, un masochista che preferiva mettere in difficoltà l'altro piuttosto che tutelare se stesso.

«Cose che si dicono ai giornalisti per far parlare... un po' come quando te dici di essere single, sai...»

Daniele scosse il capo, incredulo da Andrea che, per l'ennesima volta, stava tirando fuori un'intervista di dieci anni prima.

«Con la differenza che a me è capitato una volta, alla mia prima intervista, a vent'anni... a te un mese fa, a trenta, dopo che ne hai fatte centinaia. Ti piace prendere per culo la gente?»

«Chissà... forse ho imparato da gente più brava di me»

«Sei ridicolo»

Quel battibecco morì lì, lasciando ad Andrea l'amaro in bocca di non averlo concluso. Marco e Carola chiamarono tutti a tavola, cominciarono a fare i piatti e invitarono gli ospiti a iniziare, con un brindisi a quella strana famiglia.

«Ma insomma, com'è sta cena?» chiese Ilo curioso. Anche Vittorio si unì al coro, e tutti gli occhi della tavolata puntarono la coppia.

«Sei incinta?» chiosò Vittorio, facendo ridere di gusto Nina. «Che te ridi? Stanno 'nsieme da 'na vita, mica sarebbe così strano» difese la sua posizione.

«No, non sarebbe strano» concordò Nina.

«Non sono incinta» intervenne Carola, che subito guardò Marco con occhi amorevoli, prendendogli la mano tra la sua e stringendola. Era bello vedere quanto riuscivano a supportarsi, a darsi forza a vicenda, a vivere in sintonia. Ad Andrea mancò un po' l'aria vedendo quell'amore, e provò una cieca e immotivata invidia. Avrebbe potuto vivere quello stesso amore, se non fosse scappato.

«Quindi? Ve sposate? Che è? Parlate»

«Ci sposeremo, prima o poi, ma non ora...» spiegò Marco, che si stava divertendo a vedere gli amici arrovellarsi per svelare l'arcano. Vittorio continuava a bere e a grattarsi il mento, Ilo faceva domande su domande: trasferimenti, promozioni, nuovi lavori, animali domestici. Nina, l'unica che già sapeva, se la rideva sotto i baffi. Daniele e Andrea, seppur curiosi, sembravano vivere un momento solo loro, fatto di nostalgia e amarezza per un futuro che non avevano scritto insieme.

«Abbiamo avviato le pratiche per prendere in affido un ragazzo» disse secca Carola.

«Che?» urlò Vittorio. «In che senso? Tipo n'adozione?»

«Sì, tipo... non proprio un'adozione» rispose Nina.

In quel momento Andrea si illuminò, ricordando i discorsi fatti con Carola e col fratello su Mattia.

«In piscina da me c'è un ragazzo di tredici anni che non se la passa bene. La madre vorrebbe fargli mollare scuola e farlo lavorare, lui è irascibile, incazzato, amareggiato. Vive una vita che nessun tredicenne merita»

«E come fate? Avete denunciato la famiglia?»

«No... abbiamo parlato con la madre in privato, senza servizi sociali e avvocati di mezzo. Ora facciamo partire le pratiche, faremo dei test per capire se siamo idonei, e poi se va tutto bene... Mattia viene a vivere con noi»

«E la madre è d'accordo?»

«Non ha molta scelta...» intervenne Nina. «L'affido ha lo scopo di aiutare la famiglia d'origine, infatti parte come temporaneo. Se la famiglia d'origine è propensa a farsi aiutare, il minore dopo un certo tempo può tornare a casa. Ovviamente, spesso l'affido si trasforma in adozione, ma non siamo ancora a quel punto. Per ora Mattia, passati i test, starà con Carola e Marco per un tempo determinato che va dai dodici ai ventiquattro mesi con possibilità di proroga»

«Ovviamente noi aiuteremo la famiglia d'origine a mantenere i rapporti col ragazzo, che è la base di un affido consensuale»

«Ma quindi la famiglia è d'accordo?»

«Diciamo che oggi c'è stato un primo incontro. La madre è una dura» bofonchiò Marco.

«Nella mia esperienza di assistente sociale», riprese Nina, «direi che l'adozione è più che probabile... quella donna non sembra voler essere madre, non sembra voler lavorare, non sembra molto adatta... ma chissà»

«E voi siete sicuri?» chiese Daniele. Carola e Marco gli sorrisero.

«Sai che Mattia ci ricorda tanto te? Ha gli stessi occhi impauriti che avevi tu... ha bisogno di aiuto»

«Certo che un tredicenne...» azzardò Vittorio.

«Non sarà semplice, lo sappiamo... ma possiamo farcela»

«Noi vi aiuteremo» disse sicuro Daniele, facendo un giro del tavolo con lo sguardo e fermandosi su Andrea, l'unico sul quale, in quel momento, non avrebbe messo la mano sul fuoco.

«Io sarò lo zio più figo del mondo» lo smentì Andrea, che sembrava aver capito i suoi pensieri, alzandosi e andando verso Marco e Carola per abbracciarli. «Ci saremo, per voi e per Mattia» sussurrò. Daniele decise di credergli, nonostante il passato non proprio a favore dello stilista e si sentì un po' sollevato. Non amava pensare ad Andrea come a un narcisista egocentrico, non era quello Andrea, e vederlo lì, con tutti loro, a suo agio, lo fece tornare indietro di anni e capì che, nonostante il tempo e la distanza, Andrea tra loro non sarebbe mai stato di troppo. Che quello era il suo posto. 

Pezzi imperfetti // PrismaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora