Capitolo 27

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Il confronto avuto col fratello, aveva decisamente cambiato le intenzioni di Andrea che, nonostante a parole continuava a dirsi fermo sulle sue posizioni, con i fatti dimostrava decisamente altro. Erano giorni, ormai, che vedeva Pietro arrivare per pranzo allo studio, ed erano giorni che, con una scusa o con un'altra, piombava anche lui tra quelle quattro mura, mettendo decisamente in difficoltà il professore che, ormai era palese a tutti, iniziava a tollerarlo poco.

Daniele stesso aveva percepito quel silenzioso cambiamento di Andrea, ma sembrava volerlo ignorare ad ogni costo, per non illudersi, forse, o per non dare allo stilista ulteriori soddisfazioni.

Pietro, davanti ad Andrea era impacciato, taciturno, a tratti musone. Perdeva completamente tutta la verve che aveva attirato il cantante all'inizio. Davanti ad Andrea, Pietro sembrava un cucciolo indifeso scampato a stento a un temporale.

Mentre Veronica e Vittorio parlottavano tra loro, e Ilo sembrava preso da qualche documento di troppo, Andrea girovagava per la stanza con un caffè in mano, appropriandosi di spazi non suoi come se lì dentro ci fosse nato. Prese qualche foglio da una scrivania, leggendo curioso le parole scarabocchiate sopra. Era una delle ultime canzoni scritte da Daniele. E anche quella era per Andrea.

«Bella» sospirò lo stilista, guardando ammiccante l'ex fidanzato. «Me la fai sentire?»

In quel momento, Andrea parlava come se nella stanza non ci fosse nessun altro. Lo guardava negli occhi, arricciava le labbra, se le mordicchiava e poi se le leccava, in un gioco di seduzione che Daniele non capiva del tutto. Perché ora? Perché non stava tenendo fede ai patti? Perché lo aveva illuso di volergli essere amico, di non volere altro, di aver superato quel sentimento che, al contrario, aveva quasi ucciso Tramet, e ora sembrava tornare indietro?

«Non è pronta» si limitò a dire Daniele, andando verso di lui e togliendogli il foglio dalle mani. Andrea alzò le spalle, quasi annoiato.

«E che fa? Dimmi gli accordi e suoniamola insieme al piano». Finse ingenuità, e parlò con una naturalezza che mise a disagio Pietro.

«Suoni il piano?» chiese.

«Sì, Daniele non te l'ha detto? Spesso lo abbiamo anche suonato insieme»

«È successo una volta soltanto» ringhiò Daniele, incrociando le braccia al petto.

«Un gran momento» sospirò sognante Andrea, guadagnandosi un'occhiataccia da Daniele, mentre Ilo, Vittorio e Veronica sembrarono improvvisamente interessati a quello scambio, circondati da una tensione che solo loro avrebbero potuto fermare.

«Capo», intervenne Veronica, «torniamo a lavoro?»

Andrea si perse ancora qualche secondo negli occhi oceano di Daniele, prima di abbozzare un sorriso, rivolgerlo a Pietro e puntare poi Veronica.

«Sì, gli abiti non si cuciranno da soli» sentenziò. Abbozzò un saluto generale, indugiando più del dovuto con lo sguardo su Daniele, e seguì Veronica in silenzio. La ragazza continuava a guardarlo di sbieco, senza proferire parola. Entrò nell'atelier e continuò quel gioco taciturno, fino a quando Andrea non lo interruppe.

«Che c'è? Perché mi guardi?»

«Perché mi sembra un gioco infantile» ammise.

«Che gioco?»

«Quello che fai da giorni con quel poveraccio di Pietro. Ed è anche crudele verso Lorenzo»

«Non so di che parli» si difese lui, quasi piccato. Lei sospirò, mandò giù un po' d'aria e annuì affranta.

«Come ti pare, non sono affari mie. Ma qualcuno si farà male»

«Hai ragione, Vero. Non sono affari tuoi» rispose freddo, concentrandosi poi sul lavoro. Non voleva giustificarsi con Veronica e, onestamente, non sapeva nemmeno come farlo. Perché la ragazza aveva ragione, perché quello era un gioco stupido e crudele. Perché lui non sapeva come fermare quella gelosia incontrollata che da giorni lo divorava. Le parole di Marco lo avevano toccato più di quanto volesse ammettere anche a se stesso, ma la cieca convinzione dedotta dalle parole di Daniele lo proiettava verso l'unico modo di essere accettabile in quel momento: comportarsi come un bambino capriccioso.

Nel frattempo, al di là del prato, Daniele stava provando a razionalizzare tutto ciò che lo aveva travolto in quei giorni. Non si sarebbe fatto altri castelli in testa, non si sarebbe lasciato andare ancora a deduzioni prive di fondamento. Andrea era solo un ragazzino egocentrico.

«Scusa Pie'» disse affranto.

«Per cosa?»

«Per Andrea» spiegò, ignorando gli sguardi insistenti di Ilo e Vitto. Pietro sorrise dolcemente, avvicinandosi piano e accarezzandogli una guancia.

«Pensi davvero che il tuo ex mi spaventi? Non mi interessa ciò che dice, se non interessa a te».

Daniele avrebbe voluto rispondergli, dirgli che no, non interessavano nemmeno a lui gli atteggiamenti e le parole di Andrea. Ma non era un bugiardo, e a lui quegli atteggiamenti e quelle parole interessavano. Così, optò per il silenzio, beandosi di quel dolce contatto e lasciando a Pietro un bacio a fior di labbra.

Il professore salutò anche Ilo e Vitto e li lasciò da soli. Daniele lo seguì con lo sguardo, mentre sentiva gli occhi pesanti degli amici fissi su di lui. Respirò a fondo e si voltò per guardarli.

«Che è?» chiese astioso.

«Niente, che è?» rispose Ilo.

«Boh, me fissate» sbottò.

«Oh, calmate. Te fissamo perché è tutto strano, Danie'»

«Ma strano cosa?»

«Boh, tutto» rincarò Ilo, con un tono decisamente più dolce rispetto a Vittorio. «Noi semo felici se tu sei contento, ma ammetterai che questa casualità è un tantino sospetta»

«Che casualità?» chiese confuso. Gli altri due lo raggiunsero sul divano, circondandolo quasi per calmarlo. Lo facevano da più di dieci anni, ormai, e Daniele sapeva che quella posizione era solo per i discorsi importanti.

«Non vogliamo insinuare niente, davero, però...»

«Però che?» Daniele cominciava a spazientirsi e lo scambio di sguardi complici tra gli amici gli suggerì che lo avevano capito anche loro.

«Te piace veramente sto Pietro?»

«Ho detto o fatto qualcosa per farvi pensare il contrario?»

«No, è questo il punto... sei stato fermo diec'anni Danie'. Per dieci anni ti sei chiuso in te stesso e, scopate random a parte che sono state comunque pochissime, non sei mai uscito con nessuno. Non hai mai permesso a nessuno de entra' nella vita tua. Perché proprio adesso?»

«Che volete dire?»

«Volemo capi' se lo fai davvero per te o se è tipo una ripicca»

«E che ripicca sarebbe? Non ho cinque anni»

«Eppure lo stai colpendo»

«Non credo»

«Ah no? Ma se nun se tiene più, appena ariva Pietro compare Andrea, c'ha sempre da ridi', lo punzecchia, te guarda... ma che sei rincoglionito?»

«Vitto', con calma» lo ammonì Ilo, da sempre il più pacato tra i tre. «Il punto è», riprese poi, tornando su Daniele, «che decidere di uscire con uno che conosci da tre giorni»

«Lo conosco da anni» rettificò Daniele.

«Seh, ciao. Ah Danie', lo conosci da tre giorni perché prima manco ciao gli dicevi» disse serio Vittorio. «Improvvisamente sembra che te sei 'namorato»

«Arriva al punto»

«Il punto è che vederti con un'altra persona lo sta demolendo. In più, con un ragazzo, dopo che ve siete mollati perché tu nc'avevi cazzi de fa coming out in tv»

«Non ci siamo mollati per quello e comunque lo avrei fatto. Andrea è solo un egocentrico»

«Vabbè, noi te l'avemo detto, mo' vedi te»

Daniele scosse il capo deciso, per scacciare quella visione malsana che avevano Ilo e Vitto. Non stava prendendo in giro Pietro, non c'era niente di calcolato nelle sue azioni, era semplicemente successo. Tempismo pessimo? Può darsi, ma lo scossone alla sua vita, per l'ennesima volta, lo aveva dato Andrea. Era stato Andrea a ripetere, ancora, che tra loro fosse finita, facendogli aprire gli occhi e indirizzandolo verso un nuovo inizio. Che questo nuovo inizio fosse con un ragazzo non era stata una scelta, ma una casualità. E Daniele, a prescindere da tutto, non avrebbe mai fatto niente per ferire Andrea. 

Pezzi imperfetti // PrismaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora