Capitolo 29

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Un rumore incessante svegliò Nina, appisolata sul divano dopo l'ennesima stressante giornata da pendolare. Stava ancora valutando l'idea di andare a vivere a Roma, ma la prospettiva di condividere l'appartamento con la madre la rendeva riluttante. Non aveva mai avuto un buon rapporto con la madre; le due non erano mai riuscite a stare insieme più di due ore senza litigare, anche quando Nina era solo una bambina. Ma la vita da pendolare, iniziata da appena due settimane, era stressante, la agitava e la stancava.

«Ni', c'è un tuo amico» urlò la sorella, che aveva appena aperto la porta di casa. Nina, sorpresa, scoprì che il rumore che l'aveva svegliata era Daniele Tramet, ora in piedi davanti a lei.

«Possiamo parlare?» disse il ragazzo con labbra serrate e pugni stretti. Nina sospirò, capendo da uno sguardo il punto della prossima conversazione. I lineamenti di Daniele sembravano aver perso la loro naturale bellezza, e ora l'espressione del ragazzo, corrucciata e cupa, gli donava un che di tetro e malsano. Daniele era arrabbiato, eppure mostrava contegno.

Nina si alzò, scortandolo verso la sua stanza e chiudendosi la porta alle spalle. Vederlo in camera sua la stupì. Era una pragmatica, Nina. Una razionale e inquadrata, una fan del calcolo delle probabilità. Non aveva mai amato le sorprese e aveva sempre vissuto immaginando ogni possibile risvolto legato alle proprie azioni. Eppure, Daniele Tramet in camera sua non lo aveva mai immaginato.

«Sei una stronza, Ni'» sbottò il ragazzo, mantenendo comunque un tono pacato. «Non ti sono mai piaciuto, lo so, e puoi avere i tuoi motivi. Non ho mai preteso la tua amicizia, ma cazzo, almeno provare a fermarlo» continuò lui.

Era vero: a Nina, Daniele non era mai piaciuto. Fin da quando Carola si era presa quella sbandata, Nina aveva sempre avuto pensieri negativi. E, in tutta onestà, nemmeno ci aveva mai provato, a cambiare idea. Si era costruita in testa un'immagine di Daniele dettata soprattutto dalle parole di Carola, e quella era rimasta. Poi, con Andrea, aveva imparato a tollerarlo, per il bene del suo migliore amico. Ma non lo aveva mai voluto capire.

In quel momento, per la prima volta, vide Daniele Tramet impaurito, indifeso, dilaniato dal dolore. Una disperazione negli occhi che la intenerì.

«Vuoi un the? Una tisana?»

«No» mugugnò, la voce rotta e gli occhi velati di lacrime. Nina sospirò e lo invitò a sedersi sul letto. «Perché non l'hai fermato?»

«Ci ho provato, Dani... te lo giuro» ammise lei, prendendo una mano tremolante del ragazzo tra le sue. «Ci ho provato in tutti i modi»

«Non riesco a farmene una ragione» confessò. «Non dormo da giorni, mi sento vuoto, come se di me fosse rimasto solo un involucro. Continuo a piangere, mi viene da vomitare»

«E allora fallo... piangi, disperati se ti serve... noi ci siamo» lo spronò.

«Anche tu?» ridacchiò appena lui. Lei ricambiò quel sorriso e, per la prima volta, lo abbracciò.

«Sì, anche io... e sai, è vero... non mi sei mai piaciuto. E devo chiederti scusa, per questo»

Daniele alzò le spalle senza sciogliere l'abbraccio. «Non possiamo mica piacere a tutti, ci sta»

«No... perché io con te ho sempre mandato avanti i pregiudizi, talmente tanto da lasciare che offuscassero i miei giudizi. Non è vero che non mi piaci... ti ho conosciuto negli ultimi anni, e non sei così male, Daniele Tramet»

«Mi segnerò questo giorno sul calendario»

«E che ci scriverai?»

«Inizio amicizia con Nina»

Pezzi imperfetti // PrismaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora