Capitolo 6

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«Mattia spingi con quelle gambe. Vuoi nuotare o dormire?» Marco urlò così forte che la sua voce fece tremare l'acqua della piscina più dei ragazzini che allenava. Alla fine aveva scelto quella strada, quando aveva capito che l'agonismo non faceva per lui. All'inizio c'era stato male. Aveva pianto, un po' tra le braccia accoglienti di Carola, un po' tra quelle più fredde e lontane del fratello. A fargliela superare, però, era stato Daniele, una notte di maggio. Quella stessa notte, la loro amicizia era definitivamente sbocciata.

Marco ricordava quel momento come fosse appena successo. Andrea aveva lasciato Latina già da un po'. Marco era al terzo anno di università e continuava ad allenarsi per le gare, nonostante i tentativi di Marika di distoglierlo da quella carriera. Aveva anche cambiato piscina, nel frattempo, ma le prestazioni non miglioravano.

Per una serie di coincidenze, lui e Daniele si erano ritrovati da soli, in un baretto a San Lorenzo. Era un mercoledì sera, a breve ci sarebbe stata un'altra gara. Marco era agitato, Daniele l'unico presente per poterlo consolare. Non gli aveva detto molte parole, non era da Daniele perdersi in lunghi discorsi. "Sei bravo a spronare la gente, perché non ci provi? Non brillare in vasca non ti rende meno nuotatore", gli aveva detto Tramet. E lui ci aveva pensato per giorni e giorni, prima di arrivare alla svolta. Era vero. Lui amava il nuoto, e non gareggiare non gliel'avrebbe fatto amare di meno. Avrebbe potuto trasmettere quell'amore a qualcun altro.

Aveva mollato le gare, si era concentrato sulla facoltà e aveva preso una decisione per se stesso: voleva fare l'insegnante. E ci era riuscito, un po' a fatica, entrando in graduatoria, fino ad arrivare a una scuola media romana come insegnante di educazione fisica mentre, ogni pomeriggio, si chiudeva in piscina a preparare i nuotatori di domani.

«Marco, basta, siamo esausti» biascicò Mattia. Marco lo guardò truce, prima di accordare a lui e ai compagni il permesso di uscire dall'acqua. Era così simile a Daniele, Mattia. Così pieno di problemi, così cupo, taciturno, riservato, a volte assente. Quando il ragazzino gli passò accanto, lo fermò. «Tutto bene? Sembri stanco»

«È domenica mattina. Te che dici?» ridacchiò. Li aveva buttati giù dal letto all'alba per recuperare la lezione persa il giorno prima quando, spinto da Andrea, si era precipitato dal padre per scoprire la notizia. Non lo aveva turbato molto, comunque, il divorzio dei genitori.

«Serve fatica per spiccare» si limitò a dire.

«E infatti sto qua» ribatté l'altro. Tipica risposta alla Daniele Tramet. Gli scompigliò un po' i capelli bagnati e lo congedò, osservandolo mentre si trascinava sfinito verso lo spogliatoio. Poi, tra le colonne dell'ingresso, scorse Carola, stranamente in jeans.

«Ehi, bell'uomo. Pensavo fossi fuggito» lo salutò, lasciandogli un bacio che sapeva di cocco.

«Da te? Mai» rispose sicuro. «Volevo recuperare la lezione di ieri» spiegò. Lei si avvicinò per un altro bacio, stavolta più profondo, che fomentò i cori di un paio di ragazzini ancora rimasti nei paraggi. Marco li ammonì, invitandoli a raggiungere lo spogliatoio, poi tornò su Carola.

«Ieri sei tornato tardi, non ti ho nemmeno sentito». Alla fine, Carola era rimasta al Circeo dai genitori, ed era tornata a Roma a tarda sera. Di Marco, tuttavia, nessuna traccia.

«Sì, sono passato anche da mamma che ora, a quanto pare, vive con un ballerino cubano di venticinque anni. È impazzita»

«Andrea lo sa?» chiese lei, stupita.

«Non ancora, lo vedo per pranzo» bofonchiò, trascinandola verso una delle panche mezze umide e lasciandola sedere su di lui.

«Penso comunque sia un bene per tuo padre, Ma'...» ammise onesta, facendolo sospirare scoraggiato. Anche lui sapeva quanto fosse un bene per il padre. Ma quella donna rimaneva la madre. Piena di difetti, carica di pregiudizi, giudicante al limite dello sfinimento, ma comunque la madre. Con Carola non si erano mai prese. All'inizio, mamma Risorio vedeva in quella ragazza spigliata e schietta, solo una tentazione satanica pronta a rovinarle il figlio perfetto. Poi aveva scoperto la faccenda del video porno. Anche Andrea aveva provato a spiegarle che quel video era stato fatto di nascosto. Purtroppo alla madre non importava. Per lei, non era il video il problema, ma il sesso.

Pezzi imperfetti // PrismaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora