Capitolo 28

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«Nina Zanier, quale onore!»

Andrea si alzò dalla sua postazione, camminando a braccia aperte verso la sua migliore amica, che subito lo guardò con occhi sarcastici.

«Sapevi che sarei passata, non fare l'idiota» lo rimbrottò. Andrea sorrise e, nonostante le remore della ragazza, la strinse a sé. Nina era molto più bassa di lui e stringerla lo faceva sentire forte, protettivo. Solo con Daniele, nella sua vita, era riuscito ad avere la stessa sensazione. Anche con Marco, Andrea era sempre stato iperprotettivo, eppure la reticenza del fratello nell'accogliere il contatto fisico, non aveva mai fatto sentire Andrea così necessario. Amava abbracciare Nina, e gli era mancata, in quegli anni.

«Hai portato le ragazze?» chiese, sciogliendo l'abbraccio. Nina si scostò appena, facendo spazio alle ultime tre ragazze del centro a cui Andrea e Veronica dovevano prendere le misure. Con non poca fatica, Nina e Carola erano riuscite a convincere venti di loro a sfilare. Venti donne in lotta con loro stesse e con il loro passato. Venti donne impaurite, insicure, che in quegli anni stavano provando a fare pace con loro stesse e con la vita.

Andrea, conoscendole, ne era rimasto ammaliato e colpito, quasi ferito dalla loro sofferenza. Aveva visto nei loro occhi una croce difficile da descrivere e una resilienza che, un po', gli aveva invidiato.

«Loro sono Tamara, Lucilla e Serena» le introdusse Nina, mentre Andrea e Veronica stringevano le loro mani e le tranquillizzavano sul da farsi.

Andrea si fermò su Serena. Sembrava una bambina, poco più grande di quando lui aveva conosciuto Daniele, eppure aveva negli occhi una sofferenza che Andrea non ricordava di aver mai visto. Sembrava timida, impacciata, e ogni due parole si scusava per qualcosa di cui non avrebbe dovuto scusarsi.

Nina sorrise appena, con una tenerezza nello sguardo che Andrea le aveva visto raramente. Lo stilista lasciò le ragazze nelle sapienti mani di Veronica e trascinò la sua migliore amica in giardino, con la scusa di una sigaretta.

«Sei sicura che siano pronte?» bofonchiò, attento a non urlare per non mettere a disagio le nuove modelle.

«In che senso?»

«Serena non sembra volerlo fare... non devi costringerla».

Nina sbuffò una risatina amara, dicendosi contenta di sapere che l'empatia di Andrea non fosse del tutto scomparsa. «Serena ne ha bisogno» disse poi, decisa.

«Sicura?»

«Anche io e Carola eravamo scettiche... per questo ci abbiamo messo più tempo delle altre a portarla qua»

«Ma...?» la spronò Andrea, che quasi ignorò completamente Pietro, fermo sulla porta dello studio, anche lui con una sigaretta tra le dita. Lo guardò appena, di sbieco, prima di riportare entrambi gli occhi sulla sua migliore amica.

«Ma la psicologa dice che deve farlo. Serena ha una brutta storia alle spalle. Non che le storie delle altre siano leggere, ma lei ha diciotto anni appena, è passata da un padre abusante a un fidanzato abusante. Entrambi ossessionati da lei, entrambi gelosi patologici. Lei pensa di essere sbagliata, che gli occhi addosso delle persone siano una vergogna. La psicologa dice che sfilare potrebbe aiutarla, che potrebbe farle capire che essere guardata non è un male, che non tutti sono cattivi»

«Una terapia d'urto»

Nina si strinse nelle spalle. «Io non ero d'accordo, ma io non sono una psicologa, e al centro ne paghiamo una per farci aiutare con le ragazze... comunque Serena sa di potersi tirare indietro in ogni momento»

«La faremo sentire a casa e al sicuro» la rassicurò Andrea, stringendole un po' la guancia. Nina gli sorrise, e apparve confortata, come se la sicurezza pacata di Andrea riuscisse a calmare anche lei. E, in effetti, era sempre stato così. Andrea era sempre stato bravo a calmare Nina, come Nina era sempre stata brava a calmare Andrea.

«Ue', Nina». Entrambi si voltarono verso la voce che si avvicinava: Pietro. Andrea sospirò sonoramente facendo ridacchiare l'amica.

«Non essere antipatico» sussurrò Nina a denti stretti, suscitando una smorfia di disappunto in Andrea che, comunque, decise di dipingersi in volto il suo migliore sorriso.

«Ciao Andrea». Lo stilista ricambiò il saluto del professore e, tra i tre, calò un silenzio gelido e imbarazzante.

«Sei venuto per pranzo?» lo ruppe Nina, rivolgendosi a Pietro che subito annuì, sorridendo. Ad Andrea si contorse un po' lo stomaco, ma finse indifferenza.

«Ma stanno registrando qualcosa quindi aspetto finiscano, credo una nuova canzone scritta da Daniele» spiegò Pietro, quasi gongolando.

«Senza nulla togliere a Vitto, le canzoni di Dani sono tutta un'altra storia» aggiunse lei sicura.

«Sarà grazie alla sua musa». Ora era Andrea a gongolare, mentre guardava Pietro dritto negli occhi, con un sorriso vittorioso e fiero. Il professore deglutì a fatica, mentre Nina guardò male Andrea, a mo' di rimprovero. Lo stilista la ignorò, indugiando su Pietro con quell'espressione di rivalsa.

Pietro sembrò riprendersi e tornare in sé, e ricambiò il sorrisino di Andrea. «Ma sai come si dice, nessun artista sposa la propria musa».

«Sì, beh... mai dire mai... i tempi cambiano» sibilò sicuro. Andrea sapeva essere velenoso. Non era cattivo, non lo era mai stato, ma sapeva come colpire per centrare il bersaglio.

«E le storie finiscono» continuò Pietro.

«Alcune non finiscono mai... lo dice anche Venditti. Certi amori hanno bisogno di respirare, per rinascere più forti che mai»

«Se entrambe le parti lo vogliono»

Gli occhi di Nina erano un pingpong tra i duellanti, che non sembravano volersi arrendere. Andrea era sicuro di sé e sfrontato, Pietro era leggero e a tratti indifferente, soprattutto verso quell'ex che nemmeno conosceva. A Pietro piaceva Daniele, Nina ne era certa, eppure non sembrava capire del tutto il passato del cantante e il legame con Andrea. Sembrava prenderlo sottogamba, come se fosse una semplice storia finita. Ma quella tra Andrea e Daniele non era una semplice storia e soprattutto, Nina ne era certa, non era finita. Non intervenne, comunque. Perché si fidava di Daniele, che le aveva detto di non voler prendere in giro il napoletano, e perché non era qualcosa che la riguardava.

«Tempo al tempo» si limitò a dire Andrea, mentre Daniele usciva dallo studio. «Torniamo dentro?» chiese poi a Nina, che annuì salutando con la mano il cantante, che ricambiò senza tuttavia avvicinarsi. Anche Andrea lo salutò da lontano, con un sorrisino pieno e spontaneo, di quelli che rivolgeva solo a Daniele.

Seguirono con gli occhi Pietro, che si allontanò e subito, quasi come fosse una ripicca, si tuffò sulle labbra di Daniele.

«Ti fa male?» chiese Nina. Andrea trattenne una lacrima.

«No» mentì. Nina sbuffò, un po' delusa dall'ermetismo dell'amico. «Che c'è?»

«Dovresti sfogarti» lo rimproverò.

«Non devo sfogare niente» mentì ancora Andrea.

«Stasera pizza da te?» cambiò discorso la ragazza. Andrea sorrise grato e annuì convinto, prima di raggiungere Veronica per finire il lavoro con le ragazze. 

Pezzi imperfetti // PrismaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora