Andrea aveva passato gli ultimi giorni a mettere in ordine le idee che gli frullavano in testa. Dopo aver parlato col fratello, con Nina, con Carola, con i genitori e con Marika, la confusione lo aveva attanagliato, togliendogli spesso il respiro. Aveva dormito poco e male, come sempre da che era a Roma. Aveva sentito Lorenzo pochissimo. Aveva visto Pietro arrivare ogni giorno a ora di pranzo. Non aveva quasi parlato con Daniele, se non qualche fastidioso convenevole. Era stato da solo, con i suoi pensieri, le sue insicurezze e la paura di aver perso.
Aveva pensato e ripensato alla convinzione di chiunque che Daniele lo amasse ancora, che aveva solo bisogno di tempo. Aveva analizzato ogni virgola delle parole di Marika, dandole ragione. Perché sì, poteva tranquillamente ammettere a se stesso i suoi errori.
La pazienza che tutti gli consigliavano, però, non gli apparteneva. Sapeva di aver sbagliato, lo aveva finalmente capito. Che altro c'era da aspettare?
Ma ora Daniele stava con Pietro. Sempre. Si vedevano ogni giorno, erano sempre più complici. C'era ancora posto per Andrea, nella vita del cantante.
Carola aprì la porta con un sorriso smagliante, e lo stilista capì dal vociare caotico che erano arrivati già tutti. Era in ritardo, come al solito.
«Quindi si festeggia?» mormorò Andrea stampandosi un raggiante sorriso in volto. A Carola brillavano gli occhi, era euforica, e lo trascinò dentro urlicchiando dalla gioia. Lei e Marco avevano passato i test per l'affido, e l'arrivo di Mattia in quella famiglia era sempre più vicino.
Andrea raggiunse il salotto, salutando gli amici con un ciao generale prima di posare lo sguardo su Pietro.
Non se lo aspettava, non in quella serata tanto importante. Vedeva quella presenza come un'invasione maleducata e fuori luogo.
Daniele sussultò appena, accorgendosi della tensione evidente sul volto di Andrea. Tensione che Pietro certamente non avrebbe percepito. Ma Pietro non conosceva lo stilista tanto quanto lo conosceva Daniele Tramet.
«Ce l'hai fatta» lo rimproverò Marco, che riuscì a riportare Andrea nel proprio corpo, scuotendolo da quel momento.
«Bravo fratello» si sciolse lui, allargando le braccia e stringendole intorno al gemello in un gesto che richiamò l'infanzia. Marco si lasciò andare completamente, ricambiando l'abbraccio e prolungandolo più del dovuto, mentre sussurrava infiniti grazie a una delle persone più importanti della sua vita.
«Ma grazie di che?» si allontanò appena Andrea per prendergli il viso tra le mani. «Sarete genitori fantastici» lo rassicurò.
«Lo spero» bofonchiò l'insegnante. Andrea sorrise, facendo combaciare perfettamente le due fronti identiche.
«Io lo so» sentenziò sicuro.
***
La cena andava avanti tranquillamente tra chiacchiericcio, brindisi, risate complici e qualche frecciatina poco velata di Andrea a Pietro, sempre seguita da occhiatacce innocue di Daniele. Si stavano divertendo, eppure lo stilista era sulle spine, infastidito da quella presenza ingombrante e per niente necessaria, in quel momento. In casa di suo fratello, accanto a Daniele.
«Qualche giorno fa ho visto Marika» mormorò Andrea, trascinandosi dietro un silenzio paragonabile solo a quello di una chiesa vuota. Daniele quasi si strozzò con la saliva, Ilo e Vitto ridacchiarono, Marco sembrò indifferente.
«Chi è Marika?» chiese ingenuamente Pietro, analizzando le reazioni del tavolo. Andrea sorrise soddisfatto.
«Il tuo perfetto fidanzato non ti ha raccontato davvero nulla della sua vita» azzardò Risorio, guadagnandosi un'occhiataccia anche da Nina. La ignorò, tenendo gli occhi ben saldi sul professore, che appariva confuso.
«È qualcosa di importante che dovrei sapere?»
«No» quasi urlò Daniele, alzandosi di scatto dal tavolo e prendendo Andrea. Lo trascinò, sotto gli occhi sconvolti degli altri, fino alla stanza di Marco e Carola, chiudendosi la porta alle spalle.
La penombra li avvolgeva. L'unica fonte di luce, arrivava da un lampione oltre la persiana, e riusciva a illuminare solo gli occhi lucidi del cantante. Andrea sospirò, un po' pentito e un po' tronfio.
«La smetti?»
«Di fare che?» chiese Andrea di rimando, incrociando le braccia al petto. Daniele sembrava voler esplodere, con la vena sul collo che pulsava e i pugni stretti.
«Di fare il ragazzino»
Andrea rise amaro, senza alcuna traccia di divertimento.
«Io ragazzino? Parli te, che ti sei accontentato del primo capitato per farmi ingelosire?»
Daniele lo guardò di sbieco, amareggiato da quelle parole che tanto si allontanavano dalla realtà.
«Pensi questo? Davvero mi conosci così poco?»
«Non ti riconosco» ammise Andrea, sciogliendosi.
«Beh, sai cosa? Nemmeno io ti riconosco. O forse non ti conosco davvero. Perché l'Andrea che amavo non sarebbe fuggito di notte, senza una spiegazione. Non mi avrebbe ignorato per anni. Non sarebbe tornato, dopo dieci anni, a darmi false speranze per una notte di sesso. Dici a me che sono un ragazzino? Non sono un bambino codardo, non faccio le cose per ripicca. Sto provando ad andare avanti, perché non posso stare ancora fermo in questo dolore. Potrei morirci. Quindi, vuoi darmi del ragazzino? Fai pure. Ma ricordati che non sono io quello che è scappato»
Le parole del cantante arrivarono ad Andrea come un pugno; quella voce rotta, spezzata dal dolore, lo paralizzò e non gli diede nemmeno il tempo di ribattere. E per coprire quel silenzio, Daniele riprese a parlare.
«Sai cosa penso davvero? Che il tuo amore urlato, era molto meno forte del mio silenzioso. La voglia di lasciare Latina è sempre stata più forte dell'amore per me, e hai deciso di cogliere la prima occasione utile. Se mi avessi amato, mi avresti chiesto di partire insieme, invece sei sparito per dieci anni. Quindi... pensala come vuoi, io ho fatto tutto il possibile. Ora sono stanco» e lasciò Andrea e quella penombra in un silenzio fastidioso e inquietante.
Andrea lo vide asciugarsi in fretta gli occhi, stamparsi in faccia un sorriso e tornare a festeggiare Marco e Carola. Provò ad imitarlo, ma si concesse qualche minuto di solitudine per leccarsi ferite che credeva rimarginate.
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Pezzi imperfetti // Prisma
FanficSono passati più di dieci anni dalla notte nella roulotte. Le vite di tutti sono andate avanti. Alcune hanno preso strade diametralmente opposte. C'è chi ha lottato insieme, vincendo. Chi quella stessa lotta l'ha persa. Chi è scappato e chi è rimast...