Non C'è Solo Aria Tra Noi Due

XLII: Un semplice giorno delle loro vite

Aziraphale era stato immediatamente portato all'ospedale, tutti erano tornati a casa, tutti, nessuno era restato.
Tutti scappati, corsi via, in preda al panico, lasciando il rosso lì. "Vi prego, portatemi con voi" aveva pregato ai medici. "CHIAMATE LA POLIZIA E L'AMBULANZA, PRESTO!" Era quello che tutti avevano urlato tutti, uno dopo l'altro, mentre lasciavano il luogo.

La polizia di era dunque fiondata lì, insieme all'ambulanza, i soccorritori passarono dal campo ed arrivarono fino al tendone, mentre la polizia accerchiò il criminale. All'inizio credevano di averlo perso, erano cinque ed ognuno di loro era munito di armi, una pisola ed una torcia che puntava sulla zona circostante. Il padre di Crowley si era momentaneamente nascosto dietro ad un albero, però, quando sentì gli agenti avvicinarsi, capì che era finita. Iniziò a correre, ma non bastò. Venne raggiunti in fretta ed arrestato di nuovo, condannato, questa volta, all'ergastolo.

Crowley però era rimasto sotto al tendone tutto il tempo. Era seduto sul pavimento, lo sguardo sconvolto, gli occhi spalancati ed il respiro affannoso, che ogni tanto emetteva un suono tremante e terrorizzato. Appena Sam era entrato e lo aveva visto in quello stato, era corso nelle sue braccia. Era diventato un abbraccio confidenziale, emtrambi cervavano conforto nell'altro.

<<Ti prego, resta qui con me.>> aveva pregato il rosso di nuovo, con ancora l'espressione terrorizzata e gli occhi umidi.

Lo strinse ancora di più a sé, entrambi si nascondevano nell'altro e non volevano fare altro che restare in quel modo per tutta la notte, anche fino al giorno dopo se fosse stato necessario. Nessuno comprese a pieno quello che accadde, o il perché, o il come, volevano soltanto stare vicini. Si stringevano sempre più forte ad ogni secondo che passava, perché era l'unica cosa che gli rimaneva da fare.

La notte era stata troppo difficile, sembrava non passar più e, per tutti e tre, Aziraphale compreso, era stato un inferno. Sam era riuscito a socchiudere gli occhi soltanto alle tre e soltanto verso le quattro si era addormentato. Crowley aveva tirato verso l'alba, era riuscito a restare sveglio tutta la notte per riuscire a vederla, perché era l'unica cosa che si avvicinava minimamente ad Aziraphale.

<<Buongiorno, angelo.>> aveva sussurrato al sole che nasceva, girato sul fianco sinistro, verso il lato della finestra.

Poi era riuscito a chiudere occhio, risvegliandosi però alle undici. In quelle poche ore non ricordò che sogno aveva fatto, ma era più che sicuro che era uno terrubile. Perché sogni terribili arrivano, quando eventi terribili accadono.

Aziraphale era disteso sul letto d'ospedale, riusciva a resiprare ma era come se non gli venisse al meglio, la gamba alla quale era stato sparato era immobile, non se la sentiva più. Il proiettile era stato rimosso, quello lo sapeva, ma non ricordava nulla a causa del fatto che lo avevano addormentato. Era ancora un po' stordito, faceva fatica a tenere gli occhi non solo per quello, ma per il sonno. Nonostante tutto non riusciva ad addormentarsi, anche se sapeva quanto avesse sonno in quel momento.

Alla fine, due ore dopo, era riuscito a chiudere occhio, continuando però a svegliarsi d'improvviso quasi ogni ora, non considerando quella notte una durante la quale aveva dormito effettivamente bene, ci aveva pure scommesso. Crowley era subito andato a trovarlo quel giorno stesso, insieme a Sam. Stavano bene, tutti e tre, perché lo erano sempre stati, lo sapevano.

Troppe cose erano accadute a loro, per poterli separare, ne avevano passate troppe per venir separati in quel modo, era proprio per quello che uno dei due sopravviveva sempre alle disgrazie che cadevano addosso loro. Come sempre, appena si vedevano per la prima volta dopo del tempo, solo un pensiero viaggiava nelle loro menti.

"Sei magnifico."

Ogni volta, si meravigliavano, come se ogni secondo che passassero separati nella testa dell'altro diventavano ogni secondo un ricordo sempre più vivido, un ricordo vivido che cresceva in bellezza, sempre di più.