XXXVII: Fottuti

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Passarono i giorni ed il loro matrimonio proseguiva perfettamente, dovevano soltanto comprare il necessaio, avendoli però preordinati. Era una normalissima gionata, Crowley ed Aziraphale avevano il pomeriggio libero ed ovviamente lo stavano passando insieme.

Prima Crowley aveva superato due traguardi, il finir di correggere le verifiche di fisica della classe di prima e mangiare un dolce intero. Era fatto di pastasfoglia, aveva la crema dentro e lo zucchero sopra. Non riuscì a finirlo tutto, ovviamente.

Aziraphale notò in Crowley nessun miglioramento, con il cibo si intende. Dei pranzi e le cene ne mangiava soltanto una parte, le colazioni le saltava completamente, bevendo solo caffè e, ogni tanto, nemmeno quello, così come gli spuntini.

Non voleva però farglielo notare, lo conosceva da un anno e passa e sapeva quanto lo facesse stare male. Da un altro lato però, se non glielo avesse fatto notare non avrebbe forse potuto più vedere un miglioramento, anzi, magari sarebbe andato a peggiorare, e lui, non voleva questo. Così, ogni volta che il rosso si rifiutava di finire qualcosa, il biondo era costretto a dirgli un semplice "fa niente" e far sprofondare tutto nel dimenticatoio.

In quel momento erano entrambi seduti sul divano, abbracciati, e guardavano la loro telenovela preferita. Erano fortunati che quel giorno preciso della settimana avevano il pomeriggio libero, perché quel programma lo facevano soltanto una volta alla settimana, proprio quel giorno a quell'ora, quando entrambi erano a casa. Se uno doveva fare degli speciali, e si ritrovava di più a scuola, capitava che se lo perdeva ed era costretto a farsi raccontare tutto l'accaduto dall'altro compagno.

Erano tranquilli, si accarezzavano e ogni tanto reagivano alle scene, ridendo o piangendo, dipendeva dai casi, quando improvvisamente il telefono in fondo al salotto, appena dietro, a sinistra ed in alto alla televisione, dentro ad uno spazio cavo apposito per l'apparecchio, suonò. Era sempre Crowley che rispondeva, se la chiamata fosse per Aziraphale gli passava la cornetta. Quella volta però, la telefonata era direttamente indirizzata al rosso.

<<Sì, Anthony Crowley, sono io.>>

<<La chiamo dal penitenziario di Newgate>>

<<C... Cosa è successo?>>

<<Nulla di grave signore, ho chiamato per informarla di suo padre.>>

<<Cosa ha fatto? Che gli è successo?>>

Ogni attimo che passava, il rosso sperava, se non pregava, che l'agente gli dicesse che fosse morto, che era stato condannato oppure che si fosse in qualche modo ferito.

"È morto."
"È morto."
"È morto."

<<Verrà rilasciato domattina per buona condotta.>>

<<Buona- CHE?>>

<<Buona condotta signore, la sua pena in ogni caso sarebbe finita tra un anno, ma le buone azioni che ha fatto gli ha permesso di scontare un anno in meno.>>

<<No voi...>> si girò preoccupato e guardò in viso il compagno <<Voi non potete! Una persona- mia madre è morta per causa sua!>>

<<Signore, mi dispiace, ma queste sono le regole. Dovrà lamentarsi con le autorità se vuole rivolgergli altre accuse.>>

Il rosso sospirò. <<Arrivederci.>> concluse, con tono scazzato e sbattendo la cornetta.

Aziraphale si alzò dal divano con fare preoccupato e Crowley fece lo stesso. Si avvicinarono fino a toccarsi, rivolgendosi all'altro.

<<Crowley... c-cosa è successo?> chiese il biondo, nonostante avesse capito alcuni pezzi riguardanti la conversazione.

Non C'è Solo Aria Tra Noi DueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora