Via da me. Lontani. Nessuno deve avvicinarsi.
Quel biglietto non l'ho scritto io, provo a ripetere a me stesso. Non potevo, infatti, essere in me in quel momento, perché è da un bel po' che non faccio più queste bambocciate per una ragazza. Più me lo ripeto, più il bacio con la ragazza dalla chioma rosso fuoco si fa intenso e appassionato.
Era solo una cena tra colleghi. Lei è fidanzata Sono solo dieci giorni e poi non la vedrò mai più. La mia presa intorno ai fianchi della ragazza che continua a cercare la mia lingua si fa più salda. L'altro giorno al Rockefeller Center ho sentito una strana sensazione di calore al petto che vorrei provare di nuovo.
Ma sarà stato solo per via del contatto col capo caldo di lei mentre il mio corpo era steso su una lastra di ghiaccio. Per colpa sua.
E questo mi riaccadrà se non prenderò le distanze prima che sia troppo tardi. Cadrò, ancora una volta, e il ghiaccio non resisterà. Il mio cuore non reggerà il colpo.
L'ho ricoperto con un mantello di indifferenza, barricato nella gabbia dell'anaffettivita. E la sola possibilità che possa subire anche ciò che c'è di più lontanamente simile a una delusione mi fa male. Meglio spegnere la candela prima che divenga fuoco dirompente. Non che debba, ma ci si toglie ogni dubbio prevenendo.
Saranno stati i suoi occhi, o le sue labbra o i casini in cui mi ritrovo quando mi è intorno a rendermi così attratto da lei. L'uomo è un essere tendenzialmente masochista, la cui vita è volta a una lenta ma costante autodistruzione. Non mi sottraggo a questa perversione. Se dovessi morire, probabilmente mi rivolgerei a lei. Ha così tanta fantasia...
Ma morire per un sentimento non ricambiato no. Quello non me lo permetterei mai. Non dopo essere sopravvissuto una volta ed essermi sentito uno sfigato totale.
Mentre dovrei essere completamente preso dal bacio con la ragazza davanti a me, apro gli occhi per studiare la reazione di quella che le sta dietro, con il corpo rivolto al palco ma il viso voltato verso di noi.
Non era per te. Quel biglietto non era per te.
Il messaggio sembra arrivarle forte e chiaro. Forse si aspettava che stare con due piedi in una scarpa fosse più facile, perché si rabbuia tutta d'un tratto.
<<Senti, ma se andassimo in un posto più appartato?>> chiedo infine a Dana.
***
@PhilosoGracer: "È ridicola, a volte, la facilità con cui ci lasciamo trascinare dalle situazioni. Quando l'entusiasmo è a mille, il cuore batte più veloce e ci porta ad agire prima ancora che la testa abbia passato in rassegna le sue decisioni. Ci ritroviamo in scenari buffi e pantagruelici, frutto di incomprensioni e valutazioni errate, senza avere la minima idea di come uscirne fuori se non ferendoci.
Altre volte, invece, capita che il cuore mandi al cervello degli impulsi errati, risultati non della situazione in cui ci troviamo ma di quelle passate, già vissute. Come un riflesso involontario, ci sottraiamo al presagio del pericolo incombente, fuggendo prima ancora del suo compimento. E se i rimpianti possono vantarsi dell'avvenuto tentativo, seppur fallito, i rimorsi ci lasciano corrucciare nel dubbio di ciò che poteva essere e non è stato."
Spengo il cellulare, preso in mano prima ancora che i miei occhi potessero completamente schiudersi perché incuriosito dalla notifica del nuovo post della mia blogger, nonché unica, preferita.
<<Ha fatto le ore piccole ieri, signorino Farrell?>>
Rispondo con un cenno del capo. <<Martha, ma perché mi chiami signorino?>>
<<Per il "signore" mi sembra ancora troppo giovane.>> Sorrido alla sua risposta.
Vado in bagno e noto i segni che la notte precedente Dana ha lasciato sul mio collo. Ho dovuto insistere per allontanarla. Ero stanco e non avevo intenzione di fare nulla con lei. Sicuramente non era ciò che il vischio aveva in serbo per me questo Natale, ne sono certo. Faccio una doccia fredda e veloce e mi metto su uno dei tanti completi giacca e pantaloni per l'ufficio.
Mentre sto per precipitarmi fuori dall'attico, la mia attenzione viene catturata dalle statuette sulle mensole. <<Oh, sì, mi scusi signorin...emh, Farrell, forse non voleva che le toccassi ancora ma ho pensato che potesse farle più piacere rivederle al loro posto originario>> si difende Martha, ma io le faccio segno di stare in silenzio. Non mi deve alcuna spiegazione, ha fatto la cosa giusta.
<<E questo cos'è?>> le chiedo poi, notando un piccolo post-it attaccato dietro al monte Rushmore. <<Ce lo hai messo tu?>>
<<No no, io ho solo disposto le statuette sullo scaffale.>>
Mi avvicino e stacco il bigliettino dalla piccola riproduzione dei volti dei presidenti americani.
"Non c'è nulla di rotto che con un po' d'amore non si possa aggiustare."
Come sei ottimista, cara Grace. Io credo, invece, che alcune cose, una volta rotte, non si aggiustino più.
Leggo la data di oggi sul cellulare: tra due giorni inizierà il nostro progetto di lavoro insieme. Direi che la fase di team building è ormai superata. Dubito che la nostra coppia possa mai riscoprirsi una squadra vincente.
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A Natale mi innamoro
ChickLit(IL 3 DICEMBRE ONLINE E IN LIBRERIA) Nel periodo Natalizio New York è in festa: ogni cosa è illuminata, le vie pullulano di vita e tutti sono felici. Tutti tranne Farrell Douglas, dirigente impiegato della Gray's Accounting Company, che odia questo...