57. Grace

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Mi sento infinitamente sciocca, oltre che starmi mettendo in una situazione complicata con le mie stesse mani. Come potrebbe uno come Farrell Douglas accontentarsi di una come me?

<<Non pensarlo>> mi dice, come leggendomi nella mente. <<Ti prego, Grace, non pensarlo.>>

Stringe ancora la mia mano ma si è fatto più vicino, tanto che le punte dei nostri nasi si sfiorano e sento il suo respiro caldo. <<Quindi è questo il motivo per cui ti stai comportando così? Per cui adesso, tutt' a un tratto, vuoi scappare da me? Hai paura di un mio rifiuto, di un mio abbandono?>>

<<Io non ho nulla da offrirti, Farrell.>>

<<Stronzate!>> stringe più forte il mio polso e il mio sguardo si contrae in una smorfia di dolore. Se ne accorge e molla la presa, scusandosi.

<<Una che non ha nulla tra le mani se non tutto l'amore che ha accumulato in questi anni di solitudine e delusioni?>>

I miei occhi sono lievemente lucidi.

<<Be', allora lo voglio, quell'amore, lo voglio tutto.>>

Mi sforzo di sorridere. <<Farrell, non sai che dici. Ci conosciamo da poco più di venti giorni, non sai niente di me.>>

Lui ricambia il sorriso, ma lo fa in modo più convinto. <<Sai cosa mi ha insegnato il mio di padre, invece? Che puoi sapere tutto di una persona senza conoscere niente o conoscere tutto di lei senza sapere nulla della sua vita. E io sento di conoscerti e poterti capire dal primo momento in cui ci siamo rivolti la parola.>>

<<Questa è una bugia>> lo guardo divertita, ma lui resta serio. <<Da quando ho iniziato ad ascoltarti per davvero>> precisa. <<Fidati di me, Grace. Dammi il tuo amore e io ti darò il mio. Ti farò sentire scelta ogni giorno, ogni singolo giorno della tua vita.>>

Ma come posso essere amata da una persona se sono la prima che non si apprezza, non si stima né è fiera di sé?

<<Ti prego, devi superarla. Dimentica tutte le persone che ti hanno fatto sentire di non meritare di essere amata con tutte loro stesse.>>

Le parole di Farrell, all'improvviso, arrivano al mio orecchio ovattate; davanti alla nostra auto, nel parcheggio del mio condominio, una donna dall'aspetto familiare dall'aria dispersa si aggira tra i palazzi.

<<Grace, ci sei?>> mi chiede Farrell e io gli rivolgo uno sguardo traumatizzato.

<<C'è mia madre>> gli dico, mentre il sangue mi si gela nelle vene. Mi prende il mento tra le dita, costringendomi a voltarmi verso di lui.

<<Ora ascoltami. Affrontala. Se è venuta fin qui, è perché a te ci tiene.>>

<<No>> rispondo decisa <<lei è qui per umiliarmi.>>

<<Umiliarti? Per cosa?>>

<<Per i miei insuccessi! Perché non ho combinato nulla nella vita. Perché non valgo...>>

<<Grace, questa non sei tu. È la tua paura a parlare. Ora pensa a come ti sentivi l'altro giorno, quando avevi preparato quei volantini bellissimi. Pensa a come ti senti quando disegni>> i disegni! Devo ancora completarli. <<Quella sei tu, Grace. Solo e unicamente quella.>>

Sospiro e faccio per scendere dalla macchina, ma mia madre è la prima che mi vede e si avvicina all'auto. Vorrei sparire ma la mano di Farrell che tiene stretta la mia mi dà la forza di affrontarla.

<<Grace Hamilton>> è questo il suo modo di salutarmi, dopo aver picchiato al finestrino. Non la vedevo da così tanto...

Il suo viso sembra più rugoso e invecchiato, ma lo sguardo è sempre lo stesso, severo e arido. Fa per dirmi qualcos'altro ma la sua attenzione finisce sul ragazzo accanto a me.

<<E lui chi sarebbe? Di certo non può trattarsi del tuo...>>

<<Fidanzato>> è Farrell che è intervenuto. Cosa?! Ma come gli è saltato in mente?

<<Ah, bene>> risponde lei con un finto sorriso. <<Raul mi aveva accennato. Ero passata solo per sapere come stessi, ma immagino che sia impegnata, non voglio disturbarvi.>>

Nota le nostre mani unite e squadra un'ultima volta Farrell. <<Ricorda la mia tovaglia domani. Devi averla tu a casa da qualche parte, io non riesco a trovarla e i tuoi fratelli non ce l'hanno.>>

<<Sì, l'ultima volta me la lasciasti per pulirla.>>

<<Lo ricordavo bene. E da quell'ultima volta Dio sa quanti anni sono passati.>> Sbuffa, poi si infila con la testa nell'abitacolo. <<Verrà anche lui domani?>>

Io e Farrell ci guardiamo. <<No, è impegnato al lavoro.>>

<<Va bene. Allora a domani.>>

Restiamo soli. Di nuovo.

<<Io e te fidanzati?>> chiedo a Farrell stupita. << Come ti è saltato in mente, mi faranno il terzo grado!>>

<<Ci aveva già pensato Raul a farlo, no? Posso venire con te, comunque, se vuoi.>>

<<No, mi dispiace, farei di tutto per tenerti lontano dalla mia famiglia.>>

<<Come vuoi, piccolo elfo.>>

Rimette in moto la macchina ma io lo fermo. <<Quindi?>>

<<Quindi cosa?>>

<<Quindi cosa siamo?>>

Mi guarda un po' abbattuto ma sorride, ancora. <<Non lo so, piccolo elfo, dimmelo tu. Io ti ho offerto tutto quello che ho. Ora tocca a te capire se accettarlo o meno.>>

Scendo dall'auto e resto di nuovo sola con me stessa, con la consapevolezza di essermi fatta forse sfuggire l'occasione della mia vita di scegliere ed essere finalmente scelta.

***

Sono ormai le otto e mezza e di Farrell non c'è ancora traccia. Oggi è la Vigilia di Natale ma, stranamente, a me sembra un giorno come tutti gli altri. Non so se è perché ho vissuto tutti gli altri all'insegna del Natale o perché manca lui qui con me.

Il segretario del direttore Gray si ferma alla mia postazione e, dopo avermi fatto gli auguri, dice di avere un messaggio per me. <<È da parte del signor Douglas>> precisa, in attesa forse di una mia reazione particolare. <<Mi ha detto di riferirle che è stato convocato all'ultimo momento per un incontro con uno sponsor dell'evento di domani e che dovrà occuparsi da sola della scelta delle portate del buffet. Si affida al suo buongusto. Testuali parole. Ah, e poi ho questa.>>

La statua del Cristo di Rio. E c'è un altro post-it questa volta, che riporta una frase a me molto familiare. "Non c'è nulla di rotto che con un po' d'amore non si possa aggiustare."

Sorrido e la stringo a me. È davvero l'occasione della mia vita. Perché a volte scegliere di amare sembra così doloroso?

Accendo il pc per trovare i contatti del ristorante a cui avremmo voluto rivolgerci, poi arriva Darren e si offre di aiutarmi, così mi metto al lavoro, senza togliermi la statuetta dalle mani.

A Natale mi innamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora