73. Grace

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<<Le ho detto di scendere da qui!>> continua a urlare il tassista più odioso che abbia mai incontrato. <<Lei è un essere diabolico, ragazzina, il diavolo in persona!>>

<<La prego>> continuo a scongiurarlo. <<Mi porti dove vuole, mi faccia fare un giro nella sua auto.>>

Ringhia e continua a tirare il bagaglio fuori dalla sua macchina, strappandomelo dalle mani, mentre tutti gli altri sono accatastati sul marciapiede.

Ho rinunciato al volo per lui. Non sarei potuta partire senza salutarlo. E quella mail, sulla proposta di lavoro? L'ha letta?

Poi mi assale un dubbio: e se fosse partito prima di me?

<<Non è un pullman per turisti, signorina, è un taxi, le è chiaro o non le è chiaro?>>

<<E il taxi porta le persone dove vogliono, no? Io voglio andare ovunque! Mi faccia fare un giro di tutte le strade principali della città!>>

<<Ho chiamato le forze dell'ordine, adesso verranno a prenderla>> bofonchia, dopo aver vinto la battaglia a chi teneva la valigia più forte tra i due.

<<La prego, perché non ha pietà di me? Lui potrebbe essere ovunque! Ho bisogno di girare tutta New York. Le darò tutto quello che ho, ma la prego, mi accontenti!>>

Lancia letteralmente la mia borsa sul resto dei miei bagagli quando mi guarda con un sopracciglio inarcato. Fortunatamente ancora non si accorge del Signor Poppy e di Jonas nel portabagagli.

<<Se cerca quel suo amico pazzo, guardi che è proprio lì>> dice invece, continuando a farmi segno di scendere dal sedile del passeggero.

<<Chi sarebbe il mio amico pazzo?>> chiedo brusca. <<E poi lei come si permette di continuare a insultarmi in questo modo? Se anche non volesse portarmi con sé, il rispetto è alla base di...>>

Prima che possa completare la frase, alza un braccio e indica un ragazzo un po' trasecolante venire fuori da una delle uscite secondarie dell'aeroporto, seguito da un bambino che ne spinge un altro in carrozzella.

<<Non è lui, scusi?>> mi chiede conferma, mentre il cuore manca di un battito.

Più si avvicina e più i suoi lineamenti si fanno chiari, permettendomi di riconoscerlo fino a non averne più il minimo dubbio, fino a non avere più timore che si tratti di una sciocca visione. Farrell.

<<Allora avevo ragione. È stato lui a farmi venire fino a qui.>> mi informa.

<<Cosa?>> scendo finalmente dall'auto e il suo volto si illumina.

<<Mi ha fatto fare una corsa matta fino all'aeroporto per vedere una ragazza prima che partisse, suppongo lei, ma vedo che è rimasta>> dice.

Farrell era venuto fin qui per me?

<<Sa', signorina, non ho mai visto due persone stupide come voi, che si cercano entrambe senza nemmeno trovarsi.>>

Ma, quando sono solo pochi metri a separarci. corro tra le sue braccia che mi sollevano in aria. La sua presa, però, forse per la debolezza accumulata in questi giorni che gli leggo nello sguardo, non regge, e ci ritroviamo entrambi a terra, ma uno nelle braccia dell'altro.

Mormora il mio nome e in quel momento mi accorgo di aver vissuto tutti questi giorni nell'attesa di un singolo istante che non sapevo se sarebbe arrivato: quello in cui i nostri occhi si sarebbero incontrati di nuovo.

<<Saresti partito per me>> dico io, in preda all'emozione.

<<Mentre tu saresti stata disposta a restare per me>> replica.

Ci lasciamo andare in un pianto di gioia mentre le forze dell'ordine e il tassista ci guardano scioccati. Solo Happy sorride.

Ci rialziamo in piedi e veniamo lasciati soli per un istante.

<<Non avrei potuto permettermi che te ne andassi così. Dovevo salutarti almeno un'ultima volta>> mi accarezza il viso.

<<Salutarmi?>> chiedo delusa. <<Ma come?>>

<<Il tuo sogno a Seattle ti aspetta. Questo è il tuo momento, Grace. Quello in cui puoi finalmente far vedere a te stessa di cosa sei capace. Non lasciartelo sfuggire per me.>>
Tira fuori dalla tasca due biglietti, forse quelli di cui mi aveva parlato Vanessa.

<<Li avevo presi per noi. Volevo scrivere un futuro con te. Ora sarai tu a farlo per entrambi>> mi dice, lasciandomi nelle mani i biglietti aerei.

<<No...>> mormoro.

<<Sono per il primo gennaio. Avrei voluto ricominciare una nuova vita con te, ma il destino non voleva lo stesso.>>

<<No, Farrell, non ti lascio andare di nuovo.>>

<<E invece devi>> mi sorride, lasciando che tenga entrambi i biglietti. <<Devi farlo per te stessa e per tutti quelli che hanno creduto e credono in te.>>

<<E tu?>>

<<E io mi arrangerò per ritrovare me stesso, anche se, senza te, sarà difficile.>>

<<Ilary!>> sentiamo qualcuno gridare. Ci voltiamo e la bambina bionda sta abbracciando Happy, rimasto in disparte per lasciarci confrontare in piena privacy. La ragazzina è subito seguita da Vanessa, Harry e loro figlia Lux. Anche Darren e Samantha sono al loro seguito. Che ci fanno qui? Che significa tutto questo?

<<Non eravate partiti?>> chiedo stupita. <<E voi?>> mi rivolgo poi ai due cugini Gray.

<<Non potevo farvi questo>> mormora Darren. <<Non sono come lui.>> aggiunge. <<Ho chiamato Harry per spiegargli tutto quello che è successo, anche se lo sapeva già. Mi ha detto delle innumerevoli email indirizzate a Farrell senza risposta e mi sono indispettito, poi ho scoperto che aveva chiesto il licenziamento e che la sua email era stata bloccata.>>

<<Di quali email state parlando?>> chiede proprio Farrell.

<<Volevo dirtelo di persona e ho preferito piuttosto rinunciare al volo. Se ne trovano poche di persone come te>> gli dice Harry con lo sguardo fiero, mentre io mi gonfio di tutto l'orgoglio nei suoi confronti che potessi mai provare.

Farrell mi guarda negli occhi, mentre tutti lo fissiamo con un sorriso stampato in volto.

<<Farrell Douglas, che ne penseresti di lavorare con me, nella sede della mia azienda a Seattle?>>

A Natale mi innamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora