32. Farrell

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Sono le nove e Grace sembra essersi completamente volatilizzata. Mi chiedo quale sia stata l'utilità di venire con mezz'ora di anticipo se poi finisce per farmi perdere tempo in questo modo.

Odio non essere operativo, stare con le mani in mano, soprattutto ora che Darren è alle prese con i miei clienti e col lavoro che avrei dovuto sbrigare io. Samantha è tornata da un bel po' a posto, con un maglioncino bellissimo ma che le stringe nei punti sbagliati. Si aspetta forse un complimento che non vede arrivare da me, che invece alterno lo sguardo tra la postazione di Grace già piena di scartoffie colorate e l'ingresso della sala.

Anche il capo sembra si stia spazientendo. Ogni cinque minuti esce dal suo ufficio per guardarmi con aria interrogativa e ricevere un no fatto scuotendo la testa come risposta: ancora non rientra.

Mi volto verso Darren e Samantha che continuano a chiacchierare e riesco a decifrare qualche stralcio di conversazione.

<<Ehi, ti avevo detto di non essere cattiva con lei>> dice Darren. <<Ti ha dato anche la sua maglia.>>

<<Così impara a mettersi contro la sottoscritta.>>

E allora collego i puntini e capisco che sotto c'è lo zampino di quella giraffa di Samantha Gray.

Spero che rimedi alla cazzata appena fatta, perché io posso pure sorbirmi le sue angherie ché di cattiveria ne ho tanta dentro che un giorno avrò modo di restituirle, ma Grace no. Non si merita tutto questo. In particolar modo il suo primo giorno di lavoro.

<<Douglas!>> È la voce del direttore che mi chiama, e io mi alzo in piedi.

<<Non è ancora arrivata>> faccio per rispondergli, ma lui mi interrompe. <<Vai a cercarla.>>

Cosa? Io? Conoscendo Sam, probabilmente l'avrà lasciata sospesa al davanzale di una finestra nascosta, legata a una sedia nel magazzino o rinchiusa nei...gabinetti!

<<Vado io>> si intromette subito Darren, ma il patrigno glielo impedisce. <<Tu pensa a lavorare.>>

Dopo aver sbuffato, abbandono la sala e vado alla ricerca del bagno delle donne. Cammino per qualche minuto perché il bagno femminile non è vicino quanto il maschile. È sbolognato da tutt'altra parte e questo doveva essere per lei un segnale del fatto che qui non avrebbe dovuto starci.

Quando arrivo, non sento nessuna voce. Guardo il simbolo sulla porta e si tratta del posto giusto.

Faccio per abbassare la maniglia ma la serratura è chiusa e la chiave non c'è. La forzo più del necessario, ma non si apre.

<<Oddio, c'è qualcuno!>> Dalla voce di Grace incrinata mi divide solo una lastra di legno massiccio.

<<Già>> rispondo, tirando una spallata alla porta. Nei dintorni non c'è traccia della chiave.

<<Aiuto, così me la farai cadere addosso!>> la sento piagnucolare e mi fermo.

<<E ora? Mi lasci qui? Ti prego, non andartene!>> Trattengo un sorriso.

<<Stai piangendo?>> le chiedo.

<<È il mio primo giorno di lavoro e sono in ritardo. Il direttore mi sbatterà fuori.>>

<<Sí, lo credo anche io>> mento, solo per farla preoccupare.

La sento sospirare triste. <<Credo di essere un disastro, Farrell. Scusami, sto facendo perdere tempo anche a te. >>

Ora sono io a sospirare. <<E io credo che dovresti credere un po' meno a quello che ti dicono le persone.>> Riprovo ad aprire la porta con le buone. <<Il signor Gray è un tipo molto paziente.>> Niente da fare, non si apre.

<<Ce l'hai con me?>> Ignoro la sua domanda. Come potrei dopo che mi ha invitato da lei a cena e rimesso a posto tutte le statuette? Ma che dico, è stata lei a romperle!

<<Alzati!>> le dico, facendo qualche passo indietro.

<<Perché?>>

<<Tu fallo e basta.>>

<<No se non mi dici il perché.>>

Oh mio Dio, quanto è petulante. <<Voglio sfondare la porta.>>

<<Cosa!?>>

<<La ripago io, non preoccuparti>> la tranquillizzo.

<<Ma no, che c'entrano i soldi?>>

Non si è ancora alzata, è ancora troppo vicina. <<Senti, vuoi uscire da lì o no?>>

Segue il silenzio, poi sento i suoi passi. Via libera.

Prendo un grande respiro e mi schianto con tutta la forza che ho in corpo sulla porta e, come previsto, rompo la serratura ma non il legno. Si spalanca ma non pensavo che il bagno femminile fosse così stretto. Mi ritrovo contro il muro e Grace è rinchiusa esattamente tra le mie braccia, i nostri visi a pochi centimetri l'uno dall'altro.

Il mio respiro è pesante e il braccio dolorante, conseguenza di quanto ho appena fatto. Anche il suo petto si alza e abbassa contro il mio. Si è spaventata? Per un attimo avverto lo strano istinto di premere le mie labbra sulle sue e sembra che lei sia in preda allo stesso impulso.

Prima che possa fare qualsiasi cosa, lei sgrana gli occhi e guarda dritto dietro di me.

Darren e il direttore Gray ci guardano sconcertati: il primo ha la chiave della porta tra le mani.

A Natale mi innamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora