65. Grace

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<<Grace, dovremmo iniziare>> mi dice l'assistente del direttore Gray aggiustandosi gli occhiali sul naso, mentre osservo attenta la folta folla accorsa per assistere allo spettacolo. Tra quella, molti sono gli invitati che appariranno alla cena ed è importante mantenere alto il profilo senza scomporsi perché siamo in rappresentanza dell'azienda qui oggi. Che fine ha fatto Farrell?

Rivolgo un'occhiata preoccupata all'enorme albero coperto dal telone nero. Non possiamo procrastinare ancora. A breve il direttore prenderà la parola.

<<Serve qualcuno che parli del progetto. Non so come sia rimasta d'accordo con Farrell ma, considerando che di lui ancora non c'è traccia, il discorso forse dovrai tenerlo tu>> mi informa Darren e il panico mi assale. Io, parlare di fronte a tutta questa gente? Ingoio un groppo di saliva mentre, proprio davanti le transenne, mi accorgo della presenza di Vanessa ed Harry, che fanno un sorriso in segno di saluto.

Ricambio, nonostante stia per svenire dall'ansia.

<<Dai, iniziamo, i miei capi sono tutti qui>> Il direttore Gray si aggiusta la cravatta e sfodera il suo miglior sorriso. <<Grace, sei pronta? Darren mi ha detto che ti occuperai tu di tutto.>>

Mi occuperò io di tutto. Mi occuperò io di tutto?

<<La prego, ancora cinque minuti! Sono certa che verrà, deve aver avuto un contrattempo!>> Insisto. Non può avermi abbandonata così senza un minimo di preavviso. Ci deve essere una ragione valida per cui lui ancora non è qui con me.

Poi i fanali montati a bordo degli scalini si accendono su di noi e la folla applaude. Sono fregata.

Batto le mani e sento la mia temperatura corporea alzarsi mentre inizio a maledire Farrell Douglas. Sostenere un discorso. Non so minimamente tenere un palco. So scrivere, ma parlare non mi riesce bene allo stesso modo. È difficile, per me, mantenere freddezza e impassibilità in momenti di particolare tensione, soprattutto senza preavviso. Andrà male, andrà malissimo.

Darren mi mette una mano sulla spalla e apprezzo quel gesto perché so che è stato fatto per darmi coraggio.

Suo padre prende così la parola, dando il benvenuto a tutti da parte nostra e dell'azienda.

<<...e, per la prima volta, il Natale è entrato anche a casa della Gray's Accounting Company e tutto grazie a una persona speciale, oggi qui presente, che si è resa promotrice di tutto questo.>>

Quando siamo arrivati a questo punto? Sta parlando di me?

Mi stringo nelle spalle mentre Darren mi dà una lieve spinta sulla schiena: credo sia il momento di farmi avanti.

<<Le chiederei, allora, di prendere la parola, così che, prima di svelarvi tutto il suo lavoro, possa spiegarvi cosa l'ha motivata a lavorare per e con noi. Buon Natale a tutti.>>

Gray prende i suoi applausi mentre lascia il microfono nelle mie mani e i riflettori si spostano su di me. Oh mio Dio, adesso è la fine.

Guardo Martha e stringe un pugno, come a voler dire "fatti forza, credo in te".

Faccio ancora qualche passo in avanti fino a prendere il posto di Gray, ora nella penombra insieme agli altri.

La neve ricomincia a cadere lenta e vengo rapita dai colori dei berretti, delle sciarpe e dei cappotti dei presenti. Giovani, anziani, mamme, papà, coppie. Sono tutti lì ad aspettare che dica qualcosa, qualcosa che abbia senso e che sia in qualche modo memorabile.

Socchiudo gli occhi per un istante e mi invito a fingere di star scrivendo sul mio blog.

Tossisco e prendo finalmente la parola.

<<Buonasera a tutti>> la mia voce riecheggia in un silenzio confinato solo nelle mura dell'edificio e nelle ultime file dei presenti. Oltre di loro, il traffico continua a circolare e la vita di tutti i giorni procede invariata. Qualcuno starà festeggiando altrove, aprendo un regalo, mangiando qualcosa di buono, abbracciando qualcuno dopo tempo o salutandolo per l'ultima volta. E io, invece, sono qui, a pensare al motivo per cui Farrell non ci sia.

<<Questa sera...>> esito un attimo. Perché la mia voce viene amplificata così tanto? <<...a separarmi da voi c'è solo qualche gradino.>> Tossisco e guardo di nuovo Martha. <<Sapete, è la prima volta che mi trovo da questa parte. Sono sempre stata io quella al vostro posto, nel pubblico, a vedere l'albero brillare, aspettando che illuminasse anche me. Ho sempre lasciato che la magia del Natale mi rapisse.>> Per un attimo vedo una bambina sulle spalle del suo papà e ripenso a tanti anni fa, quando ero nella sua posizione. Quanto mi manca...

<<Quest'anno, per la prima volta, mi sono accorta di una cosa molto importante. Ognuno di noi, se vuole, è in grado di portarla con sé, con un sorriso, un piccolo gesto, anche con la sola presenza. Ognuno di noi può sprigionare luce, illuminando il buio intorno a sé, e lasciare che quella schiarisca la strada di chi gli sta intorno. Per ciascuno di noi, prima o poi, arriva il momento giusto per svelarsi, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Chi gli vuole bene, chi sa cosa può donare, sarà sempre tra le prime file a sostenerlo.>> Il mio sguardo è di nuovo su Martha, che ha appena estratto un fazzoletto dalla sua borsa. <<L'albero che vedrete oggi, però, non appartiene solo a me>> già, anche a lui, che ora non è qui. <<Sono stata aiutata da Farrell Douglas, uno dei più valenti di quest'azienda. Il suo è stato un meticolosissimo lavoro che è riuscito a fare nonostante il mio essere così inesperta e approssimativa nel suo campo. Mi ha ricordato che il Natale non è qualcosa che ci viene imposto dall'alto, non cade un singolo giorno dell'anno, non è un'occasione. Il Natale è una scelta e, se solo lo volessimo, potremmo viverlo ogni giorno, senza dare mai niente per scontato. Natale non è cogliere il bello in tutto ciò che ci sta intorno, ma riuscire a trovare, ogni giorno, la forza per affrontare ciò che ci abbatte, insieme. Lo ringrazio perché, se assisterete a una magia questa sera, sarà anche e soprattutto merito suo.>> Silenzio. Che disagio. <<Questo albero appartiene a tutti quelli che hanno collaborato a costruirlo insieme a noi. E mi riferisco ai bambini della Casa famiglia di MidTown Manhattan. Ogni singola decorazione è stata realizzata da loro e porta con sé la storia della loro vita.>>

Si alza un applauso e qualche urletto da un gruppo di bambini un po' più lontano dalle transenne. Strizzo gli occhi e vedo anche un volto familiare. Farrell? Farrell Douglas? È proprio lui? Lui è qui, è venuto da me? Sgrano gli occhi e mi sembra che mi rivolga un sorriso dolce. Tossisco e riprendo a parlare, con il cuore che batte più forte.

<<Emh...e... volevo dirvi anche un'altra cosa. Quest'albero non appartiene solo a noi ma, da adesso, apparterrà anche a tutti voi. E sapete perché? Ognuno di noi potrebbe portare nel proprio cuore una storia bellissima e indimenticabile. Ma quella storia può essere raccontata solo se c'è qualcuno disposto ad ascoltarla, come voi qui oggi.>>

Il mio discorso finisce così. <<Quindi grazie. Grazie a tutti per essere venuti qui ad assistere allo spettacolo del nostro brillare.>>

Alzo gli occhi al cielo, mentre uno scroscio di applausi proveniente dalla folla mi lascia intuire che il mio discorso è stato apprezzato. Papà, dove sei adesso? Mi stai ascoltando?

A Natale mi innamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora