Cap 44: Frecce di memoria

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La seconda gara, quella di tiro con l'arco, era il momento che tutti stavano aspettando. Il campo di gara era un'ampia radura circondata da alberi secolari, con bersagli di ogni dimensione posti a varie distanze. L'aria era densa di tensione, e i concorrenti erano già schierati, pronti a dimostrare la loro abilità. Evie e Ade si trovavano al centro dell'attenzione, i loro abiti scintillanti attiravano gli sguardi di tutti. Gli indumenti, creati da Evie con le antiche stoffe che Ade aveva evocato, erano opere d'arte viventi, eleganti e intrise di un fascino quasi magico.
Qualche notte prima della gara, Evie era immersa nel lavoro. Aveva steso le stoffe sul pavimento di una stanza appartata nel castello, accarezzandole con cura per apprezzarne la qualità. I tessuti erano straordinari: velluti pesanti, sete iridescenti e broccati dorati, ciascuno con dettagli che narravano storie antiche. Ade la osservava in silenzio, seduto su un angolo del divano, il mento appoggiato su una mano.
<Non posso credere che tu abbia tenuto tutte queste meraviglie nascoste,> disse Evie, senza alzare lo sguardo. <Sono... incredibili. Ogni filo sembra raccontare qualcosa.>
Ade fece un gesto quasi distratto. <Non è nulla di speciale. Ho solo collezionato queste stoffe negli anni. Non mi servivano più.> La sua voce era calma, ma nascondeva una nota di nostalgia.
Evie si fermò un attimo, guardandolo. <Non è vero. Questi tessuti raccontano di te, del tuo passato. Li userò per qualcosa di indimenticabile, promesso.>
Con movimenti precisi e decisi, Evie cominciò a tagliare, cucire e assemblare. Per se stessa creò un abito che sembrava prendere vita ad ogni passo: un corpetto di seta blu profonda, con riflessi argentei come il cielo stellato, e una gonna di velluto che ondeggiava come un'ombra. Per Ade, invece, realizzò un mantello nero decorato con ricami dorati che evocavano fiamme stilizzate, simbolo del suo legame con gli Inferi. Ogni dettaglio era curato con amore e rispetto.
Quando gli mostrò il risultato finale, Ade rimase in silenzio per un lungo momento, poi disse solo: <Hai superato te stessa.>
Evie tirò un profondo respiro, stringendo l'arco che Ade le aveva prestato. Era un'arma antica, anch'essa proveniente dagli Inferi, con incisioni che sembravano pulsare di energia propria. Ade era accanto a lei, il suo mantello ondeggiava leggermente al vento. Il loro obiettivo era dimostrare che, anche se non erano i migliori guerrieri, il loro legame e la loro creatività li avrebbero portati lontano.
Ben e Mal erano poco più in là, concentrati sui loro bersagli. Mal, con il suo caratteristico sguardo di sfida, tirava frecce con precisione impressionante, mentre Ben la osservava, chiaramente impressionato dalla sua abilità. Belle e Bestia erano altrettanto competitivi, ma c'era un clima più rilassato tra loro, come se fossero lì solo per divertirsi.
<Non lasciarti distrarre,> mormorò Ade ad Evie.
<Non mi distraggo,> rispose lei con un sorriso. <So esattamente cosa sto facendo.>
Le prove iniziarono con bersagli fissi, ma presto i bersagli cominciarono a muoversi, fluttuando e cambiando posizione. Evie e Ade si muovevano con una grazia sorprendente, i loro colpi coordinati. Evie mancò un bersaglio a metà gara e sentì una stretta allo stomaco, ma Ade, senza dire nulla, colpì il bersaglio per lei con un movimento rapido, quasi impercettibile.
<Non l'ho visto arrivare,> si scusò Evie.
Ade sorrise appena. <È per questo che siamo una squadra.>
Mal osservava la scena, un misto di ammirazione e curiosità nello sguardo. Aveva notato qualcosa di strano: i gesti di Ade sembravano più lenti, e le ombre attorno a lui si allungavano in modo innaturale. Si avvicinò con discrezione. Nessuno, tranne Mal, si accorse del tremito che percorse la sua mano quando lasciò cadere l'arco a terra.
Aveva osservato attentamente durante la competizione: alcune frecce, lanciate da principi inesperti, avevano deviato miracolosamente dalla loro traiettoria, mancandoli per un soffio. Non era stato un caso, ne era sicura.
Ade era in disparte, appoggiato a un albero, le mani intrecciate davanti a sé. Mal notò che le sue dita tremavano leggermente, quasi impercettibili. Si fermò accanto a lui e, dopo un momento di esitazione, parlò a bassa voce, in modo che nessun altro potesse sentire.
<So che non è stato un caso,> disse, incrociando le braccia. <Hai usato la tua magia per proteggerci. Ho visto le frecce cambiare direzione.>
Ade non rispose subito. Gli occhi, solitamente pieni di un'ironia affilata, si posarono sulle sue mani. Con un sospiro stanco, le abbassò lungo i fianchi, ma Mal poteva ancora percepire la tensione nelle sue spalle.
<Ci sono certi principi che non dovrebbero nemmeno toccare un arco,> disse infine, con un sorriso sottile ma privo della solita malizia. <Era più prudente evitare un disastro.>
<Prudente, certo,> ribatté Mal, senza lasciargli scampo. <Ma anche sconsiderato da parte tua. Lo so che non sei ancora guarito del tutto. Le tue mani... tremano.> Indicò con un cenno il modo in cui le dita di Ade sembravano contrarsi leggermente, come se reggere qualcosa fosse ormai uno sforzo.
Ade distolse lo sguardo, cercando di celare la stanchezza che lo attanagliava. <Non ho fatto nulla di straordinario, Mal. Solo piccoli interventi.>
<Piccoli per te,> insistette lei, facendo un passo avanti. <Ma ho visto quanto ti è costato evocare le stoffe per Evie, e ora usi le tue forze per proteggerci qui? Come pensi di poter guarire a dover se continui a stancarti? Hai fatto lo stesso anche un anno fa e non è andata a finire bene?>
La menzione della torre fece trasparire una scintilla di preoccupazione nei suoi occhi. Ade rimase in silenzio per un momento, poi chiuse le mani a pugno per fermarne il tremito. <Non è il momento di preoccuparsi per me. La mia forza serve a questo, e se questo significa sacrificare un po' del mio benessere, lo farò. Non ho intenzione di fallire, Mal. Non questa volta.>
Mal lo scrutò con attenzione, in quelle parole poteva sentire aleggiare la voce delle persone che aveva perso negli anni <non mi hai mai raccontato cosa le è accaduto> disse facendosi avanti
Ade sospirò <è colpa mia...>
<Cosa è successo> sapeva che non ne voleva parlare ma se tutto ciò che faceva tornava sempre a quella storia ne voleva sapere di più.
<Era negli Inferi, insieme a nostra figlia. Le lasci mentre si dirigevano verso i campi degli asfodeli mentre io andai al tribunale. Non ero insieme a loro...se fossi...> le dita si strinsero in un pungo
Mal gli poggiò una mano sulla spalla <continua>
<Mentre ero in tribunale avvertì una forte scossa, qualcuno era entrato nel mio regno, velocemente e con forza, lo cercai con la magia ma il tempo di trovarlo fu più lungo del previsto. Avvertì un boato, gli inferi tremarono, proveniva dal campo degli asfodeli, da loro. Volai verso di loro e a metà strada...> i denti si strinsero in una morsa <a metà strada...mio fratello si fiondò contro di me, mi superò. Mi girai e lo vidi con la folgore in mano, un sorriso sul volto. La sua faccia mi fece solo aumentare la mia velocità, che mi seguisse, che mi desse la caccia, volevo arrivare solo a loro e ci arrivai. Persefone era sdraiata in una buca di cenere nera, mi disse poche parole e poi spirò. Me le ricordo ancora. Non smettere mai di essere ciò che sei, mi disse. Non perdere la tua infantilità, continua a piangere ed emozionarti per le cose più futili. Non lasciarti spezzare dal peso delle tue colpe o dal giudizio altrui. Io non sapevo cosa risponderle e articolai un E se ciò che sono non bastasse? Se ciò che faccio fosse sempre troppo poco o troppo tardi? almeno credo di averlo detto> disse in un sorriso <lei mi sorrise. Basta agli occhi di chi conta. E per me, non hai mai smesso di essere il dio che ha osato reclamare un regno quando nessuno aveva il coraggio di farlo. Non smettere mai di essere il re che si carica il dolore del mondo senza chiedere nulla in cambio. Poi mi sussurrò il nome di nostra figlia mentre spariva e andai a cercarla, inutile dire che la trovai senza un alito di vita. Ancora oggi mi chiedo cosa sarebbe accaduto se fossi andato prima da lei>
<Ora capisco perché ti sacrifichi sempre. Non è stata colpa tua. Le hai protette al tuo meglio>
<E non è bastato> un sorriso stanco piegò le labbra del dio, e finalmente si voltò a guardarla. <Ci sono cose che non puoi capire. Un Dio è fatto per proteggere. Ma apprezzo il tuo zelo. Non preoccuparti per me, occupati dei tuoi amici. Io...> Esitò un attimo <Troverò un modo. Sempre.>
Mal lo osservò, combattuta tra la voglia di spingerlo a riposare e il rispetto per la sua determinazione. Alla fine, annuì con riluttanza. <Se crolli, io sarò qui per tirarti su, Ade. Ma non mettermi alla prova, perché non ho la tua pazienza.>
Ade rise appena, un suono breve e rauco. <È un patto, allora. Ora vai, Mal. Non lasciare che gli altri notino nulla. Se capiscono che sto lottando... sarà più difficile tenere in piedi tutto questo.>
Mal si voltò, ma non prima di lanciare un'ultima occhiata alle mani di Ade, che ora si stringevano attorno al mantello nero come se dovessero aggrapparsi a qualcosa di tangibile per non cadere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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