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La musica è assordante, un mix di bassi profondi e voci distorte che sembra entrare direttamente nelle ossa. Sto al bancone del bar con il mio bicchiere di acqua tonica, osservando la folla. Non è il mio genere di serata, ma sono qui per Tony, che ha insistito perché venissi. "È pieno di gente interessante, potrebbe farti bene conoscere qualcuno," mi aveva detto.

Per lui questa festa è un'opportunità, per me è solo rumore e caos. Intorno a me ci sono persone che ridono troppo forte e si comportano come se il mondo intero ruotasse intorno a loro. Mi sento fuori posto. Cerco di mimetizzarmi, ma non funziona.

«Non sembri divertirti molto.»

Alzo lo sguardo e vedo un ragazzo appoggiato al bancone accanto a me. È alto e magro, con gli occhi scuri e i capelli castani spettinati che gli ricadono sulla fronte. Indossa una camicia nera con le maniche arrotolate , Ha un'aria tranquilla, ma i suoi occhi sembrano analizzare tutto, me compresa.

«Chi l'ha detto?» rispondo, più fredda di quanto intendessi.

«La tua espressione,» replica, con un mezzo sorriso. Non è sfacciato, ma c'è qualcosa di disarmante nel modo in cui mi guarda, come se stesse aspettando che abbassi la guardia.

Bevo un sorso dal bicchiere e mi giro appena, dandogli la spalla. «Non sapevo che ci fosse un dress code per le emozioni.»

Lui ride piano, un suono basso che quasi si perde nel caos intorno a noi. «Touché. Ma allora che ci fai qui, se non ti piace?»

«Sono con mio fratello,» rispondo, cercando di sembrare disinvolta.

«Tony, giusto?» chiede, come se già sapesse la risposta.

Annuisco, ma non aggiungo altro. La conversazione non mi interessa, eppure non riesco a ignorare del tutto la sua presenza. Lui, invece, sembra a suo agio nel silenzio, come se avesse tutto il tempo del mondo per aspettare che sia io a parlare.

«E tu chi sei?» chiedo infine, più per tagliare corto che per vera curiosità.

Lui inclina la testa leggermente, come se non credesse che non lo so davvero. «Kid Yugi, Francesco Stasi per gli amici »

Il nome mi colpisce, ma non lo mostro. So chi è – ovviamente so chi è. Mio fratello parla sempre di lui, del suo talento, della sua voce. È il migliore amico di Tony, eppure non ci eravamo mai incontrati prima. Mi aspettavo qualcuno diverso: più rumoroso, più arrogante.

«Ah,» dico, senza tradire emozione.

Lui alza un sopracciglio, divertito dalla mia indifferenza. «Solo "ah"?»

«Cosa dovrei dire?» ribatto, guardandolo negli occhi.

«Di solito la gente reagisce in modo diverso,» ammette, ma non c'è vanità nella sua voce. Sembra più una constatazione.

«Non sono la gente.»

Sorride, stavolta in modo più sincero. «No, direi di no.»

Qualcuno lo chiama dall'altra parte della sala, ma lui non si muove subito. Rimane lì, a fissarmi per qualche istante, come se volesse aggiungere qualcosa. Alla fine si allontana con un cenno.

«Piacere di conoscerti, Vanessa,» dice, sparendo tra la folla prima che io possa rispondere.

Rimango ferma al bancone, il bicchiere tra le mani e un leggero fastidio che non riesco a spiegare. Come sapeva il mio nome? Non so perché, ma mi ha lasciato una strana sensazione addosso, come una melodia che ti rimane in testa anche quando non vuoi.

tra le note del cuore - kid yugi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora