Capitolo 8

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Scivolai dabbasso senza far rumore, con David che mi sorreggeva per i fianchi, causandomi nervoso ed eccitazione allo stesso tempo.

L'adrenalina mi scorreva nelle vene, e improvvisamente mi venne voglia di affrontare il mondo intero.

<<Allora, che si fa?>> chiesi, una volta atterrati sul selciato.
<<Calma, calma. Tutto a tempo debito>> mi rassicurò David, poi mi tirò per un braccio affinché lo seguissi sul motorino.

Sfrecciammo tra le strade di Londra, affollatissime a quell'ora, e ci fermammo a Trafalgar Square.

La attraversammo, poi David mi condusse in un locale molto carino dove avevano messo la musica a palla.

Ai tavoli i ragazzi cenavano e poi sfrecciavano in pista pronti a divertirsi.
Noi prendemmo un tavolino appartato ed ordinammo un drink ciascuno.

<<Mi piace questo posto>> ammisi, mio malgrado.
David mi strizzò l'occhio. <<Qui puoi distrarti completamente.>>

Mi guardai intorno a disagio, lo sguardo colpevole di Matt mi perseguitava. Istintivamente mi strinsi nelle spalle e David se ne accorse. <<Hey>> mi richiamò, <<Brown non ne saprà nulla, tranquilla.>>
<<Non so se sto facendo la cosa giusta...>>
<<Ti stai divertendo, è un tuo diritto>> mi rassicurò lui.
<<Però sono scappata di casa>> borbottai, facendolo scoppiare a ridere.

Arrivò il cameriere, che ci consegnò i drink e salutò con una pacca sulla spalla David.
<<Vi conoscete?>> chiesi, quando il cameriere si fu allontanato.
<<È mio fratello>> rispose lui, facendo spallucce.

Inarcai un sopracciglio e osservai il fratello maggiore di David: Roy, si chiamava, stando a quanto mi aveva detto Malika il primo giorno di scuola.

E in effetti i due fratelli si somigliavano molto, con gli stessi capelli mossi e gli occhi indecifrabili.
<<Raccontami qualcosa di te>> chiesi d'impulso, e dopo averlo detto, mi morsi la lingua e mi maledissi mentalmente. Infatti David si rabbuiò e strinse i pugni. <<Non c'è molto da dire>> bofonchiò cupo.

Preferii non parlare, e un attimo dopo tornò a sollevare lo sguardo su di me. <<Papà è in America per...lavoro e non lo vediamo quasi mai, e mamma...non è più la stessa da quando...insomma, da un paio d'anni>> borbottò, tornando a guardare il suo bicchiere.

Mi sentii in colpa per averglielo chiesto e mi scusai, ma lui mi sorrise e mi disse che era tutto ok.
<<So che significa avere dei genitori lontani...>> sussurrai io. Lui mi guardò interrogativo e io proseguii: <<Sono divorziati da quando avevo undici anni. Mamma si è rifatta una famiglia, e odia me e mio padre con tutta se stessa>> confessai.

Non sapevo nemmeno perché gli stavo raccontando tutto ciò: forse era l'effetto dell'alcool, il bisogno di sfogarmi con qualcuno, e David in quel momento lo sentivo incommensurabilmente vicino, era la persona giusta a cui confidare tutto.

Gli raccontai della mia infanzia felice, della nascita e della morte di Margot che mi aveva segnata profondamente, di mio padre che mi aveva cresciuta per sei anni da solo, di mia madre e della sua nuova famiglia, gli dissi tutto.

E quando ebbi terminato mi sentii finalmente vuota, libera dal mio fardello.

<<Il passato è passato Sarah, comunque vada. Non può tornare. Devi guardare al futuro>> mi disse David dolcemente, accarezzandomi una mano.

Un brivido mi percorse lungo la schiena sotto il tocco delicato della sua mano nella mia.

Annuii. <<Grazie per avermi ascoltato. Non l'ho mai detto a nessuno...ora mi sento più libera>> ammisi.

David mi sorrise rassicurante e mi fece alzare. Mi passò una mano sulla spalla, e mi diede un bacio tra i capelli, facendomi avvampare.

Quando la smetterò di arrossire ad ogni suo minimo gesto?

<<Ho deciso: devi divertirti un po'. Da domani si comincia>> annunciò.
Cominciai a ridere, sentendomi rincuorata. <<D'accordo, ma ora riportami a casa prima che zia Rose o Aiden si accorgano di qualcosa.>>

In silenzio rifacemmo il tragitto dell'andata e in meno di venti minuti fui a casa. Dato che quando ero tornata dalla villa di Matt ero entrata dalla porta, facendola sbattere, avrei dovuto risalire dalla grondaia senza far rumore.

Le luci in casa erano tutte spente, segno che Aiden e zia Rose dormivano.
David mi aiutò a salire per la grondaia e poi ci issammo sul cornicione della finestra della mia camera.

<<Grazie>> bisbigliai di nuovo.
<<E di che: io sono qui per questo. Sogni d'oro, Sarah>> mi salutò lui.
<<David?>> chiesi, sporgendomi dalla finestra mentre lui era sulla grondaia. Alzò lo sguardo. <<Sei un amico>> sussurrai. Lui sorrise appena, ma un'ombra di amarezza gli balenò per un istante negli occhi. 

Il giorno dopo, Matt si presentò a casa mia con il suo solito sorriso smagliante. Arrivati a scuola, mi prese per mano e mi condusse dai suoi amici, dove trovai anche Aiden, intento a fumare una sigaretta.

<<Quella ti fa male>> osservai, guardandolo di sbieco.
<<Ogni tanto ci vuole, cugina>> mi rispose lui strizzandomi l'occhio.

Matt mi passò un braccio sui fianchi e mi attirò a se', e io poggiai la testa sul suo petto. Poi mi prese il mento tra le mani e mi baciò dolcemente. Sentii sghignazzare i suoi amici, e chiusi gli occhi, provando ad abbandonarmi, provando a scandagliare il mio cuore in cerca delle sensazioni giuste che avrei dovuto provare.

Ma come sempre non ci riuscii: con Matt, non riuscivo mai ad essere veramente me stessa.

Improvvisamente mi sentii osservata e aprii gli occhi: David era appena arrivato con la sua auto e i suoi fratelli, ed era lì impalato ad osservarci, sembrava infastidito.

Mi sentii in colpa senza nemmeno sapere perché, del resto David non era nulla in confronto a Matt, e mi staccai dal mio ragazzo.

Gli sorrisi distrattamente ed entrai a scuola, dirigendomi il più in fretta possibile verso la mia aula.
<<Buongiorno>> salutai Malika, affiancandola.

Lei sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo. <<Oh ciao, Sarah!>> mi salutò. <<Tutto bene ieri?>>
Annuii appena e le raccontai della cena/fallimento con Matt, le mostrai l'anello e le confessai che non mi ero sentita pronta a farlo con il mio ragazzo. Lei non disse nulla, mi osservò più attentamente soltanto e riprese la lettura.

<<É normale che non ti senta ancora pronta, Sarah>> mi assicurò.

Non ebbi il tempo di replicare perché entrò in classe David, e senza dire nulla si avvicinò al mio banco e si sedette sopra. Malika lo guardò a bocca aperta, incapace di dare un senso a ciò che stava accadendo.

<<Fra qualche settimana c'è il ballo di metà trimestre>> esordì, guardandomi intensamente.

Malika sgranò gli occhi. <<Oh già...qualcuno me l'ha accennato stamattina>> disse.

David la degnò appena di uno sguardo. <<Mi hanno detto di avvertire questa classe, ma dato che già lo sapete, potreste farlo voi>> replicò freddamente.

Io e Mal ci guardammo e annuimmo appena, dopodiché David si alzò e scappò dall'aula, prima di darci il tempo di replicare.

<<Allora, ci andiamo?>> mi chiese Malika, gli occhi scintillanti.
Annuii e le sorrisi, ma qualcosa mi aveva distratto: sul mio banco c'era un biglietto che prima ero sicura non ci fosse, e capii subito chi potesse avermelo lasciato.

Lo nascosi e più tardi, quando il professore spiegava, lo aprii. Vi erano vergate poche parole:

Oggi pomeriggio, alle 18 a Regent's Park.

E sotto, una firma: David.

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